Economia
La manovra di bilancio per il triennio 2019-2021: significato e prospettive

del prof. Giuseppe Chirichiello
Cari amici,
da diverse settimane tiene banco la questione riguardante la manovra di bilancio, la quale sta suscitando svariate polemiche, provenienti soprattutto dai partiti che oggi costituiscono l’ opposizione. Fortemente polemici sono stati i toni dell’ ex Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che tramite Instagram ha esternato le proprie considerazioni:
“Continua l’indecoroso spettacolo della Legge di Bilancio. Come sapete noi siamo stati costretti a leggere in ritardo le norme. Chi come Di Maio le ha addirittura scritte, inizia invece a capirle solo adesso. E adesso che inizia a capirle, Di Maio promette modifiche, per esempio sulla norma contro il terzo settore, di cui vi parlavo stamattina. Non è cattivo Di Maio: è che gli ci vuole un po’ di tempo. La norma sul condono invece non la cambia: quella l’ha capita benissimo. L’ha capito benissimo e l’hanno capita benissimo le persone che gli stanno accanto.
Intanto proviamo a dirne un’altra: per finanziare il reddito di cittadinanza ai disoccupati hanno tagliato rinviando le assunzioni nella pubblica amministrazione. “
“Seguitemi: tagliano posti di lavoro per finanziare sussidi ai disoccupati. Geniale, no? Ora siccome quelle assunzioni sono già finanziate (lo abbiamo fatto noi), perché non lasciamo i soldi per le assunzioni e tagliamo i sussidi, così siamo tutti più felici e contenti? Meno reddito di cittadinanza, più posti di lavoro. Dai, Gigino, questa non è difficile come quella del volontariato. Basta impegnarsi e la capisci anche tu.”
Sempre il senatore fiorentino ha poi dato, tramite social, una sua spiegazione della Legge di Bilancio, analizzandone anche i costi. Sempre dall’ opposizione arrivano le parole di Emma Bonino, volto principale di “Più Europa”. La senatrice, visibilmente provata, è così intervenuta al Senato contrastando le idee del governo gialloverde”Intervengo con grandissimo disagio, il disagio di chi per cultura, tradizione e pratica ha fatto del rispetto delle istituzioni il punto cardine della propria attività politica. Oggi compite un ulteriore, grave attacco, il più grave della storia della nostra Repubblica, alla democrazia rappresentativa, alla Costituzione, all’ordinamento liberale così come, seppure imperfetto, lo abbiamo conosciuto in questi anni. Che il Parlamento sia umiliato, esautorato, ridotto all’irrilevanza, direi quasi alla farsa, non è un trofeo del quale andare orgogliosi, non è un vulnus all’opposizione. E’ una ferita grave a tutti, al Paese e alla democrazia.Dopo tanto fracasso, tanta volgarità, tanto diprezzo per le istituzioni internazionali e non, una penosa e silenziosa retromarcia. Ed è bizzarro che un governo così sovranista, un governo ‘prima gli italiani’ poi si faccia dettare, dettaglio per dettaglio, la manovra dalle istituzioni europee. Voi ci passate addosso come rulli compressori ma vedrete, serviranno anche a voi le istituzioni, un giorno. Ne ho visti altri passare ed andare, ma quello che resta sono gli equilibri di potere tra i vari ruoli. Ho finito il mio tempo di parola, ma non ho finito il mio impegno per la democrazia così come la conosciamo!”
In questo articolo noi vorremmo soffermarci sulla manovra di bilancio, di cui si parla molto e un spesso spiegata o interpretata erroneamente. Non essendo noi esperti del settore economico abbiamo chiesto aiuto al Professore ordinario, titolare di cattedra di Economia Politica dell’università la Sapienza Giuseppe Chirichiello. Intendiamo inoltre precisare che visti gli esiti sarà pubblicata una seconda parte di commento alla manovra di bilancio.
In questo scritto esamineremo la manovra di bilancio del governo gialloverde, ancora in discussione nel parlamento italiano, per cercare insieme ai lettori di comprendere in cosa consiste, quali sono i possibili effetti attesi dalla manovra e quali i suoi aspetti critici.La riflessione si sviluppa intorno a tre quesiti a cui si cerca di dare una risposta:-che cos’è la legge di bilancio?_quali sono gli obiettivi della manovra di bilancio, ed a quali gli aggregati finanziari occorre guardare per individuarli?-quali sono le previsioni relative al quadro macroeconomico della NADEF (Nota di aggiornamento del documento di economia e fiinanza)?Nello scritto sono anche contenute osservazioni sugli effetti e sulla loro coerenza degli interventi del governo. Allo scopo di fornire ai lettori un chiaro quadro di riferimento sull’intero triennio 2019-2021 a cui il disegno di legge di bilancio si riferisce, il testo è corredato di tabelle, rielaborate dai dati dei documenti ufficiali. Il commento nel testo si riferisce proprio a tali tabelle, riportate per agevolare il riscontro da parte del lettore.Il disegno di legge di bilancio è stato sottoposto all’approvazione del Parlamento Nazionale ed alla valutazione della Commissione Europea e la sua definitiva stesura si conoscerà sia dall’esito della discussione in Parlamento, sia dalla trattativa in corso con la Commissione Europea.
Che cos’è la procedura della formazione del bilancio pubblico italiano?
Il bilancio di previsione dello stato è l’atto di politica economica più importante di ogni governo in carica, compreso l’attuale.Dal punto di vista formale, il documento (a partire dalla legge di bilancio 2017-2019 ed in attuazione di modifiche legislative introdotte nel 2016 con legge n 163/2016) si articola in due sezioni distinte:- la Sezione I, contenente variazioni di entrate e spese dovute ad innovazioni legislative; e- la Sezione II, contenente il bilancio a legislazione vigente nonché le variazioni riguardanti rifinanziamenti, definanziamenti e riprogrammazioni di entrate e spese già disposte da norme preesistenti (variazioni non determinate da innovazioni normative).La procedura di predisposizione del disegno di legge di bilancio (dlb) che contiene la proposta da parte del governo del bilancio per l’anno corrente e per i due anni successivi, prende l’avvio con la Nota di Aggiornamento del Documento Economico e Finanziario (NADEF). In tale Nota il governo in carica enuncia gli obiettivi che intende realizzare per l’anno in corso e per il biennio successivo. Obiettivi ed i relativi strumenti di spesa si “materializzano” nel dlb presentato al parlamento entro il 20 ottobre di ogni anno.Il documento relativo alla NADEF viene presentato alle Camere entro il 27 settembre di ogni anno. In esso (sulla base della maggiore disponibilità di dati sull’andamento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica) sono aggiornate le previsioni economiche e di finanza pubblica già contenute nel precedente Documento di Economia e Finanza (DEF, presentato dal governo entro il 10 Aprile di ogni anno, e sottoposto al Parlamento per approvazione tramite risoluzione entro il 30 aprile).L’aggiornamento degli obiettivi programmatici tiene anche conto delle eventuali osservazioni formulate delle istituzioni dell’Unione Europea (UE), a cui spetta la competenza nelle materie relative al coordinamento delle finanze pubbliche degli Stati membri.Il Parlamento vota una risoluzione sulla NADEF, con la quale il governo in carica riceve il “disco verde” alla predisposizione del dlb, il quale è l’atto di proposta legislativa che formalizza i contenuti della NADEF.
Nel dlb sono riportate l’insieme delle entrate e delle uscite previste per il triennio interessato, unitamente agli strumenti messi in campo dal governo in carica. Gli strumenti, si è visto, assumono sia la forma di innovazioni legislative che danno luogo a variazioni di entrate e di spese (Sez. I), sia la forma di variazioni di entrate e spese già previste in norme preesistenti (Sez. II).Trattandosi di un disegno di legge, esso deve essere sottoposto all’approvazione del Parlamento, il quale, nella sua sovranità, può modificarlo in ogni suo punto.Il risultato del confronto tra le forze politiche si conclude con la legge di bilancio, la cui approvazione da parte del Parlamento deve avvenire entro il 31 dicembre, pena l’avvio dell’esercizio provvisorio, che vincola pesantemente ed entro 4 mesi, il potere di spesa del governo. Infine, le modifiche attuate dal parlamento sul progetto originario del dlb confluiscono in una apposita Nota di variazioni.
Gli obiettivi della manovra di bilancio, gli aggregati finanziari rilevanti ed il loro significato
Nell’ambito del quadro procedurale in precedenza delineato, i contenuti economico-finanziari della manovra di bilancio si ricavano dalla considerazione delle voci di entrata e di spesa, contenute nel NADEF e “riversati” nel dlb (le cifre dei due documenti, com’è ovvio, coincidono).Sarebbe impresa ardua dar conto del dettaglio delle singole voci di entrata e di spesa (disponibili, d’altronde, nei documenti originali).Esistono però delle voci “aggregate” e dei quadri sintetici del bilancio pubblico che danno il senso dell’intera manovra di bilancio, e che permettono di valutare l’esito finale degli interventi governativi.Quali sono queste voci, e che significato hanno?Prendiamo a riferimento gli aggiornamenti delle previsioni governative per gli anni 2019-2021, rielaborati nella tabella 1 sulla base dei dati della NADEF 2018 per il triennio in questione.
Tabella 1- dati aggregati della manovra di bilancio 2018 per il 2019-2021 (mezzi di finanziamento e interventi, valori in milioni di euro)
2019 | 2020 | 2021 | |
Maggiori entrate | 10.729,1 | 9.821,4 | 8.920,1 |
Minori spese | 9.466,7 | 14.567,2 | 9.605,0 |
Totale Mezzi di finanziamento | 20.195,8 | 24.388,6 | 18.525,1 |
Maggiori spese | 28.841,9 | 32.575,8 | 33.571,4 |
Minori entrate | 19.347,6 | 18.076,7 | 14.965,4 |
Totale Interventi | 48.189,5 | 50.624 | 48.536 |
Saldo netto da finanziare (dlb 2019) | -27.993,7 | -26.263,9 | -30.011,7 |
Fabbisogno(dlb 2019) | -22.171,4 | -26.957,3 | -25.683,1 |
Indebitamento netto(dlb 2019) | -21.886,4 | -26.833,5 | -25.320,3 |
Fonte: elaborazione su dati NADEF 2018
Prendendo a riferimento l’anno 2019, la tabella 1 indica che il governo prevede di avere a disposizione maggiori mezzi di finanziamento (originati da maggiori entrate e diminuzioni di spese) pari a (circa) 20,196 miliardi di euro, a fronte di interventi (nella forma di maggiori spese e diminuzioni di entrate) che generano una richiesta di mezzi finanziari per un totale (circa) di 48,190 miliardi di euro.Quest’ultimo totale è spesso assunto nel linguaggio dei quotidiani come la misura della “manovra” del governo (con affermazioni del tipo “il governo prevede una manovra di spesa da 48 miliardi di euro”)
La differenza tra mezzi di finanziamento ed il totale degli interventi indica il saldo netto da finanziare (negativo, in quanto risultante differenza tra i primi, che sono minori, rispetto ai secondi).
Detto saldo è la misura del totale degli ulteriori mezzi finanziari (oltre a quelli reperiti “in casa propria” con le maggiori entrate e minori spese) che il governo (secondo le sue previsioni) dovrà reperire, al fine di dare copertura a tutte le proprie decisioni in materia di spese, tenuto conto delle decisioni in materia di entrate.
Si noterà però che in tabella 1 sono riportati due altri “aggregati finanziari”, rispettivamente il “Fabbisogno” e “Indebitamento netto”.Queste due voci derivano dall’esigenza di apportare al “Saldo netto da finanziare” alcune “correzioni”.In primo luogo, maggiori o minori mezzi di finanziamento si rendono disponibili per la pubblica amministrazione anche a causa di pure operazioni finanziarie (ad es. aumento dei depositi in conto corrente presso la banca d’Italia a seguito di prestiti ottenuti da terzi, oppure riduzioni di mezzi finanziari dovuti ad es. a prestiti concessi dall’ amministrazione centrale ad un comune o una regione, o a sostegno di enti ospedalieri ecc.).Il saldo di tutte queste partite finanziarie va a modificare in aumento o in diminuzione il saldo netto da finanziarie, e determina il totale indicato come fabbisogno di mezzi finanziari che l’amministrazione centrale dello stato deve reperire sul mercato. I criteri di calcolo del fabbisogno non sono però armonizzati a livello europeo.Per questa ragione l’aggregato fabbisogno è ricalcolato in forma utile ai fini della Procedura per i disavanzi eccessivi dell’Unione europea.L’indicatore di riferimento a tal fine è l’indebitamento netto (o accreditamento, qualora positivo), che in sede europea è l’aggregato utile ai fini del calcolo dell’incremento del debito pubblico.Le cifre appena riportate sono ad un livello notevole di aggregazione, e non riflettono le particolari scelte governative relative alla distribuzione delle risorse tra i vari obiettivi.Eppure, già a questo livello di “aggregazione”, esse sono state oggetto di osservazioni critiche. Tali osservazioni si appuntano soprattutto sui mutamenti di tendenze che tali aggregati rivelano, sia rispetto agli orientamenti già enunciati in sedi di DEF dell’aprile 2018, sia anche rispetto alle indicazioni espresse dal Consiglio europeo. Il Consiglio europeo si è espresso con una raccomandazione sul programma nazionale di riforme, e con un parere sul piano di stabilità e convergenza. Entrambi, il programma ed il piano, sono stati presentati annualmente dall’Italia alla Commissione UE, e per l’anno corrente del 2018 sono contenuti in sede di DEF. Come meglio vedremo, questi mutamenti di tendenze non sono senza costi.Essi, infatti, da un lato, in concomitanza con le valutazioni sull’affidabilità dei titoli del nostro debito pubblico espresso dalle agenzie di rating, hanno influenzato (negativamente!) le aspettative ed il grado di fiducia dei mercati finanziari (il tristemente noto “spread” dei BTP decennali rispetto ai BUND decennali tedeschi), dall’altro hanno contribuito a far maturare da parte della Commissione UE un orientamento negativo in sede di valutazione del documento programmatico di bilancio.
Per entrare nel dettaglio, l’andamento nel triennio dell’aggregato indebitamento netto è importante in relazione alla pressione che esso esercita sul rialzo del debito in rapporto al Pil (il rapporto debito pubblico/Pil ormai noto non solo agli addetti ma anche all’opinione pubblica).Al fine di verificare tale pressione, anche l’indebitamento netto va espresso come rapporto rispetto al Pil (si ricorda che il Pil misura il valore della produzione dei beni e servizi finali della collettività nel territorio nazionale in un anno, ed è una misura del reddito aggregato ottenuto in Italia durante l’anno).Dell’indebitamento netto in percentuale rispetto al Pil, nella Nadef vengono fornite due tipi di stime.La prima è l’andamento tendenziale previsto.Per andamento tendenziale dell’indebitamento netto si indica la stima a legislazione invariata (in assenza gli interventi correnti programmati dal governo corrente).Le eventuali modifiche di tale percentuale nel triennio, contenuto nella NADEF rispetto al DEF, riflettono le previsioni aggiornate che il governo ritiene di dover rivedere rispetto ad aprile, data in cui fu compilato il DEF 2018 (dal governo precedente all’attuale).Tale andamento ed il corrispondente quadro tendenziale del def per gli anni di programma è riportato nella seguente tabella 2
Tabella 2 Indebitamento netto strutturale a legislazione invariata
Indebitamento netto strutturale tendenziale (*) – NADEF | Indebitamento netto strutturale tendenziale (*) – DEF | Differenza annua nelle previsioni aggiornate | |
2019 | -1,2 | -0,8 | -0,4 |
2020 | -0,7 | 0,0 | -0,7 |
2021 | -0,5 | 0,2 | -0,3 |
(*) Al netto delle misure una tantum e della componente ciclicaFonte: elaborazione su dati NADEF 2018
L’altra stima dell’indebitamento netto tendenziale è l’andamento programmatico. Essa esprime l’andamento nel tempo dell’indebitamento netto strutturale previsto tenuto conto degli interventi programmati con il dlb. Per il triennio considerato, l’andamento previsto è quello della seguente tabella 3
Tabella 3 Indebitamento netto strutturale programmatico
Indebitamento netto strutturale programmatico (*) – NADEF | |
2019 | -1,7 |
2020 | -1,7 |
2021 | -0,5 |
Fonte: elaborazione su dati NADEF 2018
Vi sono due considerazioni suggerite dalla lettura di questi dati.La prima è che gli interventi previsti nella manovra di bilancio peggiorano per il primo biennio l’indebitamento strutturale (al netto delle modifiche di natura congiunturale) dello 0,5% nel 2019 e del 1% rispetto allo stesso andamento tendenziale rivisto dallo stesso governo.La seconda considerazione è che, se non vi fosse stata alcuna revisione delle voci da parte del governo, rispetto al DEF il peggioramento si registrerebbe comunque su tutto il triennio, poiché l’indebitamento netto sarebbe superiore del 0,9% nel 2019, del 1,7% nel 2020, e dello 0,7% nel 2021.Si tratta di chiare indicazioni di una tendenza al peggioramento della situazione delle finanze pubbliche.Del resto, un segnale di peggioramento della situazione delle finanze pubbliche e dunque della affidabilità dei titoli del debito pubblico (di cui lo spread è un indice significativo) lo si desume confrontando nel triennio l’andamento tendenziale previsto del rapporto debito pubblico/Pil nel NADEF e DEF rispetto a quello programmatico, i cui dati sono considerati nella tabella 4.
Tabella 4- Andamento del rapporto debito/Pil nel triennio 2019-2021
Debito pubblico (lordo di sostegni) (*) – NADEF | Debito pubblico (lordo di sostegni) (*) – DEF | Debito pubblico (lordo di sostegni) (*) – Quadro Programmatico | |
2019 | 129,2 | 128,0 | 130,0 |
2020 | 126,7 | 124,7 | 128,1 |
2021 | 124,6 | 122,0 | 126,7 |
Fonte: elaborazione su dati NADEF 2018(*)Al lordo (ovvero al netto) delle quote di pertinenza dell’Italia dei prestiti a Stati Membri dell’UEM, bilaterali o attraverso l’EFSF, e del contributo al capitale dell’ESM.
Anche rispetto alle stime nella NADEF, già riviste verso l’alto rispetto al DEF, il parametro del rapporto debito/pil, in tabella 4, evidenzia nel triennio 2019-2021 un costante peggioramento. Esso tuttavia nel quadro programmatico mostra nel triennio una tendenza alla riduzione da un anno all’altro e ciò ai fini della valutazione del rispetto della regola del debito potrebbe rappresentare un fatto positivo.Dall’analisi fin qui svolta, si comprendono le ragioni per le quali nei mercati finanziari è infine prevalso un orientamento che attribuisce maggiore rischiosità ai titoli del debito pubblico italiano, e dunque la richiesta da parte degli investitori di un maggior “premio per il rischio” che conduce ad un più alto tasso di interesse.Conviene qui ricordare che la teoria economica distingue il rendimento atteso di un titolo generico in due componenti, una componente sicura ed un’altra componente connessa alla rischiosità del titolo stesso.Il grado di rischiosità di un titolo si riconnette sia alla volatilità del prezzo di mercato, sia al rischio di default dell’emittente di tale titolo.Con riferimento ai titoli del debito pubblico di durata decennale, i BTP, il Bund tedesco, anch’esso di durata decennale, assume il ruolo di titolo pubblico sicuro nell’area dell’euro.La differenza tra il rendimento del BTP italiano ed il BUND tedesco misura il premio per il rischio richiesto dagli investitori per essere indifferenti tra il sottoscrivere il BTP italiano o il BUND tedesco.Ecco spiegato il motivo dello “spread” sul debito pubblico italiano, e della sua tendenza al rialzo.D’altra parte, i motivi di preoccupazione sono anche connessi all’espansione costante della spesa per interessi sul debito pubblico.L’andamento di detta spesa in rapporto al Pil, considerata nella sua valutazione tendenziale della NADEF, della previsione nel DEF e del quadro programmatico è quello descritto nella tabella 5.
Tabella 5- Interessi sul debito pubblico nel triennio di programma
Interessi sul debito pubblico – NADEF | Interessi sul debito pubblico – DEF | Interessi sul debito pubblico – Quadro Programmatico | |
2019 | 3,6 | 3,5 | 3,7 |
2020 | 3,7 | 3,5 | 3,8 |
2021 | 3,8 | 3,5 | 3,9 |
Fonte: elaborazione su dati NADEF 2018
Si nota anche qui che, pur rispetto ai valori tendenziali aggiustati verso l’alto, il peso della spesa per interessi sul debito pubblico in rapporto al Pil nel quadro programmatico tende ad aumentare nel triennio.Ciò desta due forme di preoccupazioni.La prima è che l’aumentata spesa per interessi, “improduttiva,” restringe notevolmente gli spazi operativi per ogni futuro governo, di poter disporre di risorse per altri fini.La seconda è che l’aumento della spesa per interessi possa rendere incontrollabile il rapporto debito/pil a causa della possibile spirale del debito che aumenta gli interessi, degli interessi che aumentano l’indebitamento netto, dell’indebitamento netto che aumenta il debito, in un circolo vizioso (una spirale, appunto) che si autoalimenta.Ce n’è, dunque, da parte dei mercati finanziari, di esprimere qualche timore di aumentata rischiosità del debito pubblico italiano.A questo si aggiungono anche i timori di possibili ripercussioni sui bilanci delle banche, e per questa strada della tenuta del sistema bancario.Alla base di tali timori vi è del combinato effetto della caduta del valore dei BTP (che è l’altra faccia dell’aumentato spread), ed il minor valore degli attivi delle banche (sottoscrittrici dei titoli pubblici), dato il contesto delle norme regolamentari relative alla stabilità finanziaria che si è venuto a creare, anche per l’azione di organismi internazionali e l’approvazione di trattati, quali l’accordo di Basilea III.Tra le norme di condotta prudenziali a tutela della stabilità finanziaria, vi sono, nell’accordo di Basilea III, disposizioni riguardanti il rapporto tra mezzi propri (capitale sociale + riserve di utili non distribuiti) e le poste iscritte in attivo nel bilancio di una banca. Le attività finanziarie possedute entrano a denominatore non già come semplice somma dei valori in bilancio, ma ciascuna è valutata con un “peso” corrispondente ad una certa percentuale dipendente dal grado di rischio, e che ovviamente per le attività più rischiose può superare anche di molto il 100%Quando il rapporto tra i mezzi propri e attività ponderate per il rischio, a causa del peso in portafoglio delle attività più rischiose, si avvicina ad una determinata soglia minima (attualmente il 6%), le banche devono ripristinare il rapporto aumentando i mezzi propri, cioè emettendo azioni e/o aumentando le riserve.La volatilità ed aumentata rischiosità dei BTP decennali ha comportato una riconsiderazione del grado in cui essi sono considerati sicuri.
Le difficoltà ed i timori sulla difficile gestione del debito pubblico hanno condotto i mercati a considerare i BTP non più titoli a rischio zero, cioè sicuri, ma con rischio di default positivo.La misura quotidiana della probabilità di default assegnata dal mercato (giusta o sbagliata che sia) è rappresentata dallo “spread” misurato rispetto a titoli sicuri, cioè i BUND tedeschi. Un rialzo dello spread significa però che anche il coefficiente per il rischio assegnato ai titoli pubblici nell’insieme delle attività ponderate per il rischio, aumenta. A sua volta questo aumento abbassa il rapporto mezzi propri e attività ponderate per il rischio, e ciò richiede un aumento del “fabbisogno di mezzi propri” della banca a garanzia della maggiore rischiosità del portafoglio di attività che formano l’attivo bancario.Alla lunga, il deterioramento della qualità dell’attivo bancario potrebbe, tra le altre, innescare una contrazione del credito alle imprese, creando un forte shock recessivo nell’economia, con peggioramento del quadro economico generale.
Le previsioni relative al quadro macroeconomico della NADEF e osservazioni sulla loro coerenza
Il quadro macroeconomico programmatico presentato dal governo nella NADEF offre una valutazione degli impatti della manovra sul Pil e sull’andamento del livello generale dei prezzi (quest’ultimo misurato da un particolare indice denominato “deflatore del Pil” la cui variazione percentuale offre una misura della variazione media dei prezzi dei beni).Le previsioni relative al triennio 2019-2021 per tali grandezze sia tendenziali che programmatiche sono riportate rispettivamente nelle tabelle 6 e 7
Tabella 6: Andamento del Pil reale e Pil monetario – variazione annua % – Quadro tendenziale
Pil reale | Deflatore del Pil | Pil monetario | |
2019 | 0,9 | 1,8 | 2,7 |
2020 | 1,1 | 1,7 | 2,8 |
2021 | 1,1 | 1,5 | 2,6 |
Fonte: elaborazione su dati NADEF 2018
Tabella 7: Andamento del Pil reale e Pil monetario – variazione annua % – Quadro programmatico
Pil reale | Deflatore del Pil | Pil monetario | |
2019 | 1,5 | 1,6 | 3,1 |
2020 | 1,6 | 1,9 | 3,5 |
2021 | 1,4 | 1,7 | 3,1 |
Fonte: elaborazione su dati NADEF 2018
Se è vero che tutte le previsioni, in quanto hanno una base probabilistica, contengono un margine di errore (a volte anche molto grande), quelle programmatiche contenute nella NADEF sono state considerate, da molti commentatori, particolarmente disallineate rispetto alle tendenze effettive. Sia organismi internazionali, come il Fondo monetario internazionale, sia enti nazionali come l’Istat e l’Ufficio Parlamentare del bilancio, hanno espresso valutazioni differenti, in particolare per il 2019 e 2020, alla luce delle quali le previsioni programmatiche della NADEF appaiono troppo “ottimistiche”.Il pil reale, cioè l’andamento del reddito degli italiani in termini di capacità d’acquisto dei beni, mostra un tasso di crescita per il 2019, confermato anche nel biennio successivo, che non si giustifica sulla base degli stessi dati programmatici del governo.Il tasso di crescita del pil reale, dal lato della domanda, si può scomporre nel contributo proveniente dalle singole componenti della spesa in termini reali dell’intera collettività.Detta spesa reale è costituita rispettivamente dalla spesa in consumi, in investimenti e nella spesa del settore estero, cioè le esportazioni, a cui vanno sottratte le nostre importazioni di beni e servizi dall’estero.Per limitarci al 2019, i dati della NADEF indicano che consumi delle famiglie e la spesa pubblica cresceranno rispettivamente dello 0,7% e dello 0,6%, di gran lunga al di sotto del tasso di crescita del pil reale, mentre per gli investimenti ed esportazione è previsto rispettivamente un taso di crescita del 2,2% e del 2,7%, molto al di sopra del valore del pil reale.È evidente, da questi dati, che la spinta alla crescita dell’economia di quasi un punto in più rispetto al tendenziale nel 2019, dovrebbe, nei piani del governo, provenire dagli investimenti e dalle esportazioni. A quest’ultime poi è attribuito un ruolo trainante anche per il successivo biennio 2020-21.Il problema è che sia l’economia interna, che l’economia mondiale mostrano segni che non avvalorano quest’ottimismo, in quanto entrambe l’economia interna e quella mondiale rallentano.Da molti osservatori (in particolare l’Economist) si evidenzia la possibilità che l’economia mondiale rallenti a causa da un lato della politica monetaria da parte della FED ( la banca centrale americana) di innalzamento dei tassi d’interesse, dall’altro delle difficoltà delle economie emergenti, senza peraltro tener conto dell’imprevedibile politica sui dazi doganali intrapresa dal presidente Trump.Viceversa, per l’economia interna l’Istat segnala, già per il secondo semestre consecutivo, un tasso di crescita negativo del PIL:Esso nel 3° trimestre registra una contrazione dello -0,1%, e gli investimenti anch’essi si contraggono del -1,1%.Per le esportazioni si registra tasso positivo del 1,3%, ma non vi sono indicazioni che da queste basi si possa ottenere il tasso programmato in sede NADEF per il 2019 del 2,7%.Infine, nello stesso trimestre si registra un contributo alla crescita della domanda per beni di consumo da parte delle famiglie pressoché nullo, se non tendenzialmente negativo.Ma non solo le previsioni reali si dimostrano discutibili. Anche quelle relative al Pil monetario destano delle perplessità.La crescita del Pil monetario è la somma dei tassi relativi al Pil reale e quello dei prezzi (deflatore del Pil). Le previsioni per il 2019 danno il 3,1%. Anche ammettendo di accettare, con tutte le riserve prima espresse, la crescita del Pil reale all’1,5%, i prezzi dovrebbero crescere dell’1,6% come indicato nel quadro programmatico.In assenza di forti argomentazioni, il dubbio che tale dato risponda ad una logica di “abbellimento” del pil monetario al fine di rendere più attendibile il rapporto debito/pil previsto è legittimo.Infatti, ancora l’Istat ci segnala che nel terzo trimestre 2018 il tasso di inflazione (il deflatore del Pil) evidenzia un dato congiunturale dello -0,3% con un tendenziale su base annua pari allo 0,9%.Ma non basta. Nella nota di accompagnamento al dlb da parte del ministro dell’economia Tria si indicano nel “moltiplicatore” che la maggiore spesa (che qui si ricorda è destinata essenzialmente al reddito di cittadinanza ed alla riforma delle pensioni “quota cento”) dovrebbe esercitare sul Pil e sulla spinta alla crescita che non meglio precisati “investimenti” in settori tecnologici dovrebbe esercitare.Si tratta di entrambi punti che sono oggetto di un importante dibattito scientifico tra economisti.
Sul “moltiplicatore” (che è una misura del multiplo di cui si ritiene il Pil aumenti per effetto della maggiore spesa pubblica) è recentemente intervenuto, con altro coautore, un economista di fama internazionale (Olivier Blanchard, su lavoce.info del 217.10.2018). Egli osserva (ma con molti dubbi) che il moltiplicatore potrebbe aggirarsi intorno a 1,5.Se anche qui prendiamo a riferimento tale valore del moltiplicatore, con un indebitamento netto strutturale programmatico dell’1,7 (si veda la tabella 3), si dovrebbe avere una spinta alla crescita pari a 1,7 x 1,5 = 2,55.Evidentemente questo dato deve essere apparso eccessivo anche al governo in carica. Sulla base dei dati programmatici, infatti si evince che il moltiplicatore che rende coerente le previsioni del governo nella NADEF è all’incirca di 0,88.Ma allora: da dove dovrebbe venire la crescita?Confortati dalla più accreditata teoria economica (la teoria della “crescita endogena” il cui ideatore, Paul Romer ha vinto il premio nobel dell’economia per il 2018) si può rispondere riprendendo per l’occasione una formula da uno scritto che ho proposto un ventennio fa, relativa tasso di crescita del Pil:

Qui con a si è indicato un fattore di proporzionalità che riflette la propensione della collettività ad essere più o meno parsimoniosa.Alla luce di tale relazione, si nota che per aumentare il tasso di crescita del PIL, date le preferenze della collettività in termini di parsimonia ed impazienza verso il futuro, le sole vie praticabili appaiono essere quelle di agire sulla produttività dell’economia e sulla professionalità del lavoro.
La produttività dell’economia aumenta in conseguenza di due interventi.Il primo consiste nell’introduzione e nella diffusione nel sistema economico di tecnologie di produzione avanzate. Il secondo consiste nell’accompagnare il processo di accrescimento del contenuto tecnologico dei processi produttivi con opportuni interventi nel settore dei servizi (trasporti, comunicazione, energia e public utilities).Per contro, una aumento del tasso di crescita del Pil ottenuto tramite il rafforzamento della professionalità del lavoro richiede l’adozione di un grande progetto di politiche volte ad elevare le competenze e il livello di qualificazione professionale del lavoro, con il coinvolgimento di tutte le strutture produttive (imprese, commercio, artigiani) e di addestramento (scuole, università, centri di qualificazione) di tutto il paese. Non c’è traccia di tutto ciò nella NADEF, e sperare che il tutto possa avvenire con l’introduzione del reddito di cittadinanza, prima ancora che un errore, è una pia utopia.Da ultimo, il parere negativo della Commissione Europea sul dlb.Il ruolo della Commissione Europea, ed in generale dell’UE, meriterebbe un lungo discorso a sé. Qui mi limito a ricordare che esso è previsto dalle leggi italiane,sia attuative di trattati internazionali liberamente sottoscritti , sia di recepimento della normativa europea.Pertanto, la Commissione Europea, valutando negativamente la manovra di bilancio e preannunciando una procedura di infrazione per debito eccessivo ha reso ancora più scuro il prossimo orizzonte temporale del nostro paese e della nostra economia.L’esito definitivo del dlb lo avremo con l’approvazione da parte del Parlamento, e la conclusione della “trattativa” tra governo italiano e Commissione Europea.
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