Cultura
«Siamo la luna che muove le maree e cambieremo il mondo con le nostre idee»

Questo pomeriggio faceva caldissimo, siamo arrivate alla stazione di Verona Porta Nuova dopo un viaggio in treno bellissimo, ma anche infernale. Era la prima volta che salivo su un treno, mi sono ritrovata in un angolo per terra circondata dalle mie amiche e da tantissime altre donne e uomini con il fazzoletto fucsia intorno al collo che si lamentavano perché mancava l’aria.
Scese finalmente dal treno abbiamo raggiunto i nostri compagni, eravamo inizialmente alla ricerca dell’ombra, dopo poco ci siamo uniti tutti al corteo.
Incredibile di come nel 2019 si debbano urlare ancora certi slogan “Ma quale stato? Ma quale Dio?
Sul mio corpo decido io!”, mi sono sentita per un momento come se fossimo tornati 50 anni indietro. Lottiamo oggi per dei diritti per i quali combattevano i nostri genitori, i nostri nonni e nonne. Incredibile, ma purtroppo molto vero.
Contestualizziamo un attimo la situazione, dal 29 al 31 Marzo si svolge a Verona il Congresso Mondiale delle Famiglie, in soldoni un congresso omofobo e sessista, nel quale si eleva a modello la famiglia “tradizionale” patriarcale in cui la donna ha un ruolo marginale, se non proprio il solo compito di sfornare i figli e badare alla casa.
Pensavamo che dopo anni di proteste tutto ciò sembrasse sorpassato, e invece no! Eccoli che spuntano di nuovo coi forconi, dopo qualche anno in letargo, i “Pro-life”. Con l’obiettivo di farci tornare indietro di qualche secolo, farci perdere i nostri diritti. Seriamente? Si può manifestare contro dei diritti? Io pensavo si manifestasse soltanto per ottenerli, non perché altre persone ne fossero private. Per non parlare poi dei fantastici gadget-feto regalati per far tornare su la colazione appena mangiata, una mostruosità allucinante, come se questa non fosse semplice mercificazione dell’embrione e della maternità, ma passiamo avanti.
Il corteo di protesta di questo pomeriggio è stato davvero molto divertente, saremo stati circa 100.000, anche se la questura parla solo di 25.000 manifestanti. Io ero in mezzo al corteo, ho urlato e ballato, è stato un momento di pura gioia e celebrazione. Bandiere arcobaleno ovunque, magliette e palloncini rosa dappertutto. Tamburi e musica che davano il giusto ritmo al tutto.
“Insieme siam partite, insieme torneremo, non una, non una di meno.”
Ho ancora in testa queste parole, così forti e significative, e soltanto ieri forse ne ho capito il vero significato. Non voglio andare fuori tema, però è una cosa che ho troppo fresca e ho bisogno di parlarne. Brevemente, ieri pomeriggio da un presidio autorizzato contro la manifestazione di Forza Nuova parte un corteo spontaneo, saremo state più o meno mille persone. Arrivati quasi di fronte al comune di Padova vediamo dei lampeggianti blu. La gente inizia a correre. La polizia aveva iniziato a spingere e a picchiare ragazze e ragazzi perché stavano semplicemente manifestando per i loro diritti. Tre persone sono rimaste ferite e due ragazze arrestate. È stato in quel momento che è partito il coro e il mio cuore si è fermato un momento.
Stamattina avevo un po’ il timore che potesse ripetersi una scena del genere, invece fortunatamente tutto è andato bene. La manifestazione si è conclusa in una festa di fronte la stazione di Verona Porta Vescovo. Eravamo tutte stanchissime e con le gambe distrutte, ma contente. Contente di aver fatto qualcosa di così bello ed importante.
Non una di meno!
Etta Santacroce
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