Politica
Dimissioni di Fioramonti e sdoppiamento del MIUR
Con le dimissioni di Fioramonti, Conte ha annunciato lo sdoppiamento del MIUR: la Scuola a Lucia Azzolina, l’Università e la Ricerca a Gaetano Manfredi.

di Federico Italia
Giorni burrascosi per il Governo italiano, con le dimissioni di Fioramonti e l’annunciato sdoppiamento del MIUR. Questa girandola di eventi che ha portato a queste drastiche decisioni ha dei motivi solidi alla base, ma andiamo con ordine per capire cosa sia successo e trarne le dovute conclusioni.
Fioramonti e i 3 miliardi

L’onorevole Lorenzo Fioramonti, Ministro del dicastero chiamato “Istruzione, Università e Ricerca” (il nome completo è importante, capiremo poi perché), non aveva mai fatto segreto del proprio obiettivo: potenziare la ricerca e, in generale, dare un impulso vitale non indifferente alle scuole e alle università italiane. Lo ha ribadito anche in un post su Facebook successivo alle sue dimissioni:
Avevo accettato l’incarico di Ministro per […] mettere la scuola, l’università e la ricerca al centro della programmazione politica.
Lorenzo Fioramonti (da Facebook, 30 dicembre 2019)
Ovviamente per fare ciò è necessario investire economicamente, stanziando importanti fondi a favore del MIUR. Verso metà dicembre, in particolare, lo stesso Fioramonti aveva dichiarato a Trieste che la scuola italiana «avrebbe bisogno di 24 miliardi».
Ciò fa capire le pietose condizioni in cui versa la scuola nel nostro paese. Basti pensare ai ricercatori a tempo indeterminato nelle università che attendono di diventare professori associati, basti pensare all’alta offerta insoddisfatta di professori nella scuola secondaria, basti pensare all’elevatissima domanda di insegnanti di sostegno in tutta Italia.
Tuttavia, in virtù della non felice situazione economica che sta vivendo il Bel Paese, Fioramonti aveva altresì annunciato che avrebbe voluto almeno 3 miliardi: «i 3 miliardi che io ho individuato non sono la sufficienza», ma rappresentano «la linea di galleggiamento». Se il Parlamento avesse deciso di stanziare meno di 3 miliardi per l’istruzione, l’università e la ricerca Fioramonti si sarebbe dimesso: questa è stata la promessa del Ministro.
La legge di Bilancio 2020

Prima di parlare della manovra economica, è opportuno schiarirci le idee e ricordare cosa sia la legge di Bilancio. Ogni anno il Governo italiano è tenuto ad emanare una legge di Bilancio, come stabilito dalla nostra Costituzione:
Le Camere ogni anno approvano con legge il bilancio e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo.
Costituzione della Repubblica italiana, art. 81
In particolare, il rendiconto consuntivo è il riepilogo delle spese sostenute nell’anno passato, mentre il bilancio (preventivo) è la previsione delle spese che verranno effettuate dal Governo nell’anno che si apre. È, pertanto, una manovra economica molto importante, perché assicura la trasparenza delle spese negli affari di Governo, ma ovviamente è anche un atto di natura politica perché traccia il percorso su cui si muoverà la politica nell’anno nuovo.
Fatta questa veloce premessa, possiamo parlare in modo più consapevole della manovra economica. Ecco perché abbiamo parlato dei 3 miliardi da devolvere al MIUR e perché l’onorevole Fioramonti ha detto queste parole proprio a metà dicembre: è la legge di Bilancio 2020 a definire l’importo dei finanziamenti corrisposti per le varie attività di Governo.
La legge in questione è stata discussa e approvata dal Parlamento. Ha dovuto prima superare il vaglio del Senato: i senatori hanno richiesto alcune modifiche, approvando la legge il 16 dicembre e trasmettendo così il testo all’altro ramo del Parlamento. Anche la Camera dei Deputati ha discusso il 23 dicembre dell’anno scorso, approvando la manovra economica la notte del 24, alle 4:30 circa. Infine, l’ultimo scoglio: il Presidente della Reppublica Mattarella ha promulgato con la propria firma la manovra, diventata ufficialmente legge il 27 dicembre.
Sarebbe interessante analizzare i provvedimenti presi con questa legge, ma in questa sede ci limiteremo a constatare che alla scuola è stato concesso solo un miliardo. Cos’è successo, a questo punto?
Le dimissioni di Fioramonti
Tenendo fede a quanto promesso, l’onorevole Fioramonti ha inviato la propria lettera di dimissioni al Presidente del Governo, rimettendo nelle mani di Conte l’onere di scegliere un nuovo Ministro. Lo ha fatto già la sera del 23 dicembre, quando ormai l’approvazione definitiva della legge di Bilancio era (quasi) ufficiale.
Le motivazioni alla base di questa scelta e le sue opinioni in merito sono state dettagliate in un eloquente post su Facebook, datato 26 dicembre:
Tutto il monologo dell’ex-Ministro può essere riassunto da queste sue parole: «sarebbe servito più coraggio da parte del Governo per garantire quella “linea di galleggiamento” finanziaria di cui ho sempre parlato, soprattutto in un ambito così cruciale come l’università e la ricerca».
Un post che vuole prendere anche le distanze da un Governo e da un partito che non hanno permesso, a detta dell’Onorevole, di «invertire in modo radicale la tendenza che da decenni mette la scuola, la formazione superiore e la ricerca italiana in condizioni di forte sofferenza». Quello era, infatti, la finalità che Fioramonti voleva perseguire.
Questo è, anzi, un obiettivo che non vuole abbandonare, perché è con queste parole che il suo post di conclude: «Il mio impegno per la scuola e per le giovani generazioni non si ferma qui, ma continuerà – ancora più forte – come parlamentare della Repubblica Italiana». È di pochi giorni fa, in effetti, la notizia relativa alla nascita di Eco, un soggetto politico di ispirazione ecologica voluto da Fioramonti, che potrebbe ben presto diventare un vero e proprio partito all’interno del Parlamento, ma questa è un’altra storia.
Aggiungiamo pure che Fioramenti si augurava una revisione dell’IVA, anche lasciando l’aumento, in modo da potersi permettere di destinare più soldi all’istruzione. Tuttavia, le priorità del Governo erano altre.
Conte annuncia lo sdoppiamento del MIUR

Il Presidente del Governo non si è fatto attendere e ha annunciato il successore di Fioramonti o, meglio, i successori. Infatti Conte nella conferenza di fine anno tenuta a Villa Madama il 28 dicembre ha annunciato:
Mi sono convinto e ne ho parlato anche alle forze politiche della maggioranza che la cosa migliore per potenziare la nostra azione sia separare il comparto scuola dal comparto ricerca e università.
In questo modo il MIUR verrebbe separato in due. Non è una novità: era così fino al 2008 (fino al governo Berlusconi II, per intenderci), quando esistevano, separati (Ministero della pubblica istruzione e Ministero dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica). Come di consueto, l’Italia è spaccata in due: c’è chi critica la scelta e chi la loda.
Tra i detrattori, il Codacons, associazione di consumatori. Il Presidente Carlo Rienzi ha dichiarato che l’associazione allerterà la Corte dei Conti perché «Sdoppiare il dicastero è una follia, inutile e costosa, che porterà ad un aumento dei costi. Oggi il Ministero costa oltre 59 miliardi di euro all’anno, e lo sdoppiamento determinerà un incremento dei costi della politica a carico dei cittadini». Da lui viene anche un appello a Mattarella, per chiedergli di non firmare.
Tra i sostenitori, invece, si trova Fioramonti che, in un altro post su Facebook (datato 28 dicembre), commenta: «La scelta di tornare ad un Ministero dell’Istruzione ed un Ministero dell’Università e della Ricerca è saggia».
Qualunque sia l’opinione che si ha in merito, è già iniziato l’iter per sdoppiare il Ministero. Richiederà minimo due settimane, forse anche un mese: bisognerà approvare un decreto legge, che dovrà essere letto e controfirmato da Senato, Camera, Governo e Presidenza della Repubblica. Soltanto dopo Mattarella potrà ufficialmente firmare il decreto di nomina dei due Ministri prescelti.
Il binomio Azzolina-Manfredi

Questo perché Conte ha già annunciato i nomi dei successori nel corso della conferenza stampa di fine anno. In particolare, Lucia Azzolina sarà ministro per la Scuola e Gaetano Manfredi andrà all’Università e alla Ricerca. Sono due figure di spessore che già hanno esperienza negli ambienti a cui sono stati designati. Pur non essendo ufficialmente Ministri (ufficialmente è Conte a ricoprire il ruolo di Ministro del MIUR ad interim), sembra che già si stiano dando da fare.
Lucia Azzolina è siracusana, classe ’82, già sindacalista e docente presso le scuole secondarie, nonché Sottosegretario del MIUR sotto Fioramonti. Il giorno in cui Conte l’ha pubblicamente designata ha dichiarato sui social: «Guidare il Ministero dell’Istruzione sarà per me un grande onore. […] Non vedo l’ora di cominciare».
Gaetano Manfredi, invece, è una figura di spicco nel panorama universitario: Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” (con scadenza mandato a breve, il 31 ottobre 2020), è anche presidente della CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane).
Possiamo solo augurarci che questi cambi e queste modifiche dell’assetto istituzionale di uno dei dicasteri più importanti della Repubblica possa portare a concreti vantaggi nelle scuole, nell’università e nella ricerca.
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