Diritto Pubblico
Errori giudiziari: inquadramento e tutele
Quotidianamente sentiamo parlare di “vittime” degli errori giudiziari. Cosa s’intende per errore giudiziario? Quali i rimedi riconosciuti dal nostro ordinamento?

La nostra costituzione all’articolo 24.4 recita testualmente: “La legge determina le condizioni e i modi per la riparazione degli errori giudiziari”. Chi è stato ingiustamente privato della libertà personale o chi è stato condannato a causa di errori giudiziari ha diritto alla loro riparazione che, tuttavia, non va intesa nella forma del risarcimento del danno ma dell’indennità.
Prima del 1989 era previsto che tale diritto fosse riconosciuto solo a chi prosciolto in sede di revisione di una sentenza di condanna passata in giudicato. Si osservava, però, che la formulazione contrastava con quanto previsto dall’articolo 5.5 della CEDU che, come emerge dal suo tenore letterale, riconosce un diritto alla riparazione in favore di ogni persona vittima di arresto o detenzione illegittima, anche se successivamente condannato.
Il quadro ad oggi risulta essere stato integrato. Infatti, oltre al caso di revisione del processo, il diritto all’indennizzo spetta a chi abbia subito un’illegittima custodia cautelare!
Nella specie potrebbe essere interessante capire quando ricorrono gli estremi che integrano la seconda casistica (v. supra *). La risposta è presto data:
- a) insussistenza delle condizioni;
- b) proscioglimento con sentenza irrevocabile ovvero provvedimento di archiviazione o di non luogo a procedere.
Circa la misura della riparazione occorre ricordare che essa è commisurata alla durata dell’eventuale espiazione della pena o internamento, nonché alle conseguenze personali e familiari derivanti dalla condanna. La misura si attua mediante pagamento di una somma di denaro o costituzione di una rendita vitalizia.
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