Cronaca
Chi era Giampaolo Pansa?
Un omaggio ad un grande scrittore che con le sue storie e riflessioni ci ha lasciato una grande eredità da non dimenticare.

Da molti definito come un giornalista controcorrente, una delle firme più importanti della stampa italiana. E’ stato uno scrittore e un polemista senza peli sulla lingua, di un’obiettività che a volte spaventava anche i colleghi.
Ci ha lasciato ad 84 anni, tramandandoci storie e riflessioni di una società e di una politica italiana che amava indagare nel profondo, molto spesso senza mezzi termini, portando alla luce i vizi della classe dirigente. E proprio l’assenza di quei ‘mezzi termini’, l’ha reso una delle firme più credibili del panorama nazionale, e non solo.
Una vita accompagnata dalle polemiche, soprattutto storiografiche, in merito ai suoi libri sulla Resistenza, ricordiamo, ad esempio, “Il Sangue dei vinti”, il saggio del 2003 sui crimini dei partigiani dopo il 1945 che gli costò l’accusa di revisionismo.
Esordì trattando il disastro del Vajont per la Stampa, suoi alcuni degli scoop più rilevanti come il famoso scandalo Lockheed, che riguardò gravi casi di corruzione negli anni ’70, dove risultarono coinvolti in particolare Usa, Paesi Bassi, Germania Ovest, Giappone e Italia.
Piemontese d’origine, dopo la Stampa, lavorò per il Giorno, per il Messaggero, per il Corriere della Sera e per Repubblica, fino ad arrivare all’Espresso che abbandonò nel 2008 in contrasto con la linea editoriale. Da allora, collaborò con Il Riformista, con Libero, con Panorama e con il The Post Internazionale.
Una passione per gli anni del fascismo e della Resistenza, fin dalla sua tesi di laurea, che lo ha portato a firmare innumerevoli romanzi e saggi storici. Una bibliografia impressionante, una carriera che inizia nel 1964 e termina con il suo ultimo lavoro “Il dittatore. Matteo Salvini: ritratto irriverente di un seduttore autoritario” pubblicato nel 2019 per Rizzoli.
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