L'Angolo Arcobaleno di Lesbica Moderna
L’affaire Amadeus
Dell’affaire Amadeus ormai, più o meno, ne sappiamo qualcosa tutti. Ma che cosa racconta di noi quanto accaduto? Che cosa ci insegna? Riflessioni intorno al sessismo.

Avrei voluto parlare d’altro per inaugurare questa rubrica. Avrei avuto l’argomento pronto, il materiale catalogato. Ma purtroppo, l’affaire Amadeus ha preso il sopravvento. Se c’è qualcuno fra voi che non ha ancora appreso la notizia, ecco in breve ciò che è accaduto: Amadeus alla Conferenza Stampa del Festival di Sanremo 2020, presentando le donne che l’aiuteranno nella conduzione, ha sottolineato ossessivamente la loro bellezza, fino all’apice dello sbalordimento generale quando per presentare Francesca Sofia Novello ha detto di averla scelta per la sua bellezza (ancora!) e “capacità di stare vicino a un grande uomo stando un passo indietro”.
Dal web è partita la protesta.
Amadeus si è scusato semplicemente riaffermando quanto detto nella sua corretta interpretazione: la modella non avrebbe mai sfruttato la fama del suo grande fidanzato. “Tra l’altro Francesca stessa mi ha ringraziato, dicendomi che è proprio così: ‘Ama, sembra che tu mi conosca da anni” ha dichiarato nel suo comunicato stampa diffuso ieri. Per Amadeus insomma, le sue parole sarebbero state fraintese e strumentalizzate.
Non voglio soffermarmi troppo nel merito, ma mi limito a dire:
- Non si è scusato per aver reiteratamente presentato ogni donna marcando la sua bellezza fisica anziché mettendone in luce la professionalità di ciascuna, tanto da far sembrare il video della Conferenza Stampa un loop della parola “bellezza” in tutte le sue declinazioni.
- Ingaggiare una donna per presentare Sanremo per l’unico merito – bellezza a parte – di non aver sfruttato la notorietà del suo compagno, rimanendo nelle retrovie, è davvero triste.

Linguaggio e radici
Come diceva Nanni Moretti “le parole contano” e quelle di Amadeus hanno un peso ancor maggiore, amplificato dallo scenario in cui si muove: il più grande spettacolo musicale della televisione italiana: Sanremo. Pensare che si sia solamente “espresso male” è puerile oltreché denigratorio. Un conduttore con l’ampia e variegata carriera di Amadeus, sa esattamente quanto importante sia la comunicazione, a maggior ragione in un contesto del genere e quanto ogni parola veicoli significati che devono essere chiari e precisi. Non c’è margine di errore.
Ma il punto non è condannare Amadeus in sé e per sé. Quando ho ascoltato le sue parole, oltre il primo momento di sbigottimento, ho pensato: “ha espresso il pensiero dell’uomo comune”. Riconoscevo i codici nei quali era inscritto, era un linguaggio che potevo ritrovare a ritroso in ogni anno della mia vita, sapeva di casa, con relativa sensazione asfittica ad essa connessa.
Ecco perché inizialmente nessun giornale ha commentato le parole di Amadeus. Ecco perché inizialmente era passato tutto in sordina.
Siamo assuefatti.
Siamo cresciuti dentro un linguaggio sessista, maschilista, intriso di misoginia, che vede la donna subalterna all’uomo, meno libera, meno capace, meno necessaria. Del resto, secondo l’ultimo sondaggio Istat (25 novembre 2019) per 1 italiano su 4 un vestito succinto può provocare una violenza sessuale. Se non è sessismo questo!
Ma cosa possiamo fare di fronte a tutto questo? Come possiamo imparare a capire gli stereotipi di genere quando ci si pongono davanti? Come possiamo liberarci di questo linguaggio?
Nuovi percorsi
Attraverso la conoscenza. “Scienzia potentia est” (Sapere è potere) diceva Thomas Hobbes, rimaneggiando un’affermazione di Francesco Bacone.
La conoscenza amplia i propri orizzonti, affina lo sguardo, sviluppa la capacità di leggere tra le parole. Ci migliora. La conoscenza costruisce nuovi percorsi nell’intricato dedalo della nostra mente, novelli ingegneri dell’Inception mentale, anche noi, come Leonardo Di Caprio, costruiamo o rinforziamo architetture nella nostra mente. Percorsi di pensiero, di parola, di significato. Le notizie che riceviamo, la cultura nella quale veniamo inseriti fin dall’infanzia, le esperienze, le letture, tutto contribuisce a formare questi percorsi.
Ogni notizia è un nuovo percorso. Ma in questo sovraccarico di informazioni, come l’aveva definito il saggista statunitense Alvin Toffler, distinguere la pletora di voci a disposizione è difficile, impossibile spesso. Così, oggi, ho deciso di fornirvi io una brevissima carrellata di persone da seguire sui social, Instagram in primis. Io stessa le seguo perché grazie al loro sguardo, al loro lavoro di costante ricerca ed elaborazione, imparo tutti i giorni tantissimo. Ma iniziamo subito:
- Tlon : Maura Gancitano e Andrea Colamedici hanno creato un progetto filosofico, multidisciplinare, divulgativo, che si muove in diverse realtà. Ma attenzione, non immaginatevi niente di tedioso. La filosofia di Tlon è quanto di più immediato, contingente e avvincente ci possa essere fra le narrazioni di questo genere. Lo sguardo con il quale attraversano ogni evento della realtà è profondo, colto, capace di stupire.
- Avvocathy: Cathy La Torre è l’avvocatessa pro bono per eccellenza, insignita del titolo di Miglior avvocato pro bono d’Europa, tiene aggiornati i suoi followers attraverso stories e post che commentano fatti d’attualità e cause in corso. Fornisce utili informazioni di diritto, essenziali spesso per capire esattamente dove finisce la libertà e inizia il reato, un confine sovente dimenticato.
- Irene Facheris: fondatrice di Bossy. Si occupa di parità di genere, femminismo, formazione. Interessantissimo il suo programma (ormai terminato, ma le puntate sono su YouTube) “Parità in pillole”, un ottimo vademecum per un linguaggio rispettoso, inclusivo e aperto.
- Imen Jane: l’economista influencer che sa parlare alle istituzioni e alle persone. È stata lei a sottolineare per prima il linguaggio di Amadeus, rendendo virale il suo boicottaggio di Sanremo. Inserita tra i 50 giovani da tenere d’occhio in Italia, è un’ottima fonte di informazione e ispirazione.
- Michela Murgia: scrittrice, intellettuale, è una donna che di sicuro “non sta un passo indietro” a nessuno. Su Radio Capital potrete ascoltare il suo Tg Zero, insieme a Edoardo Buffoni, in cui con ironia e irriverenza commentano le notizie del giorno.
“Siamo la media delle 5 persone che frequentiamo di più” ha detto Jim Rohn, ebbene, adattandola al mondo dell’informazione social, direi che “Siamo la media delle 5 persone che seguiamo di più”.
L’affaire Amadeus parla a tutti noi: usiamo questa vicenda come una chance per migliorarci e arricchirci. Altrimenti, ci rivedremo alla prossima querelle sessista. Tanto non mancano mai!


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