Cronaca
Chi era Lina Ben Mhenni?
A causa di una malattia ci ha lasciato Lina Ben Mhenni, giornalista e blogger che contribuì alla fine del regime di Ben Alì in Tunisia.

Ci ha lasciato giovanissima, a soli 36 anni, a causa di una malattia autoimmune, Lina Ben Mhenni, l’attivista dei diritti umani, conosciuta a livello internazionale per il suo blog attraverso il quale diede voce alla rivolta tunisina durante la ‘rivoluzione dei gelsomini’ del 2011.
Giornalista e blogger, da sempre paladina della libertà di espressione, Lina contribuì alla fine del regime di Ben Alì (Presidente della Tunisia dal 1987).
Il suo blog ‘A Tunisian Girl‘ denunciò per anni la deriva della dittatura del presidente Alì, mettendo a rischio la sua stessa incolumità: dalle condizioni critiche di vita dei suoi concittadini, alle rivolte e alle manifestazioni che si levavano nelle strade. Raccontò la rivoluzione in francese, inglese e arabo perchè tutto il mondo doveva essere messo a conoscenza di cosa stesse accadendo in Tunisia.
Fu una delle prime croniste a raggiungere il luogo in cui l’attivista Mohamed Bouazizi si diede fuoco per protestare contro le condizioni economiche in cui versava il Paese, gesto estremo che venne preso come inizio della rivoluzione attiva.
Nel 2011 Lina pubblicò il libro “Tunisian Girl, blogueuse pour un printemps arabe” , raccontando la sua vita di manifestante e cronista proprio durante la rivoluzione.
Venne candidata al premio Nobel per la Pace nel 2011, a seguire, sempre nello stesso anno, arrivarono altri riconoscimenti come il Premio Roma per la Pace e l’Azione Umanitaria, il Premio come migliore reporter internazionale del quotidiano El Pais, il Premio Sean MacBride per la Pace, il Premio Minerva per l’azione politica e nel 2014 il Premio Ischia Internazionale di Giornalismo.
Tuttavia quella della ‘rivoluzione dei gelsomini’ non fu la sua unica battaglia, nonostante i gravi problemi di salute.
Aveva aderito, infatti, anche al movimento #EnaZeda (“Anch’io”) a difesa di tutte le donne tunisine molestate. La rivoluzione, secondo Lina, doveva essere solo un punto di partenza per costruire una paese democratico e moderno, dove la sfera politica e quella religiosa fossero realmente separate e, soprattutto, venisse garantito un futuro dignitoso ai giovani.
Purtroppo le condizioni di salute peggiorarono, anche a causa dei maltrattamenti subiti dalla polizia che Lina riteneva mirati. Nei suoi ultimi mesi ha continuato a fare ciò che l’ha distinta per tutta la sua vita: raccontare.
Ci ha lasciato testimonianze quasi fotografiche della corruzione, del fondamentalismo politico, delle torture e dei diritti violati, non tralasciando nulla nemmeno sul suo calvario e sulle condizioni critiche in cui versano gli ospedali della capitale tunisina. Nonostante questo, non cercò cure alternative all’estero, scegliendo di rimanere nel suo Paese fino alla fine.
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