Cronaca
La scuola e l’analfabetismo funzionale in Italia
Investimenti nella scuola sempre più esigui, analfabetismo funzionale in crescita. Questi sono i temi, di oggi e di domani, l’articolo verte a dire ciò che si dovrebbe fare a riguardo. Per il rispetto della cultura e del sapere.

In Italia, patria della cultura e del sapere, si diffonde un virus, una malattia, dell’intelletto e dello spirito, di cui i più giovani sembrano particolarmente affettI: l’analfabetismo funzionale.
In Italia il 25% dei giovani non legge un libro, non si informa. Vi è mai capitato d’essere l’unico che riesce a parlare di attualità, di storia, di letteratura?
Purtroppo succede sempre più spesso, in una società basata sul consumo, che incentiva non chi “consuma” arte e cultura, ma solo chi produce scarpe, occhiali e profumi. Passiamo il tempo a giocare sul computer o a chattare su smartphone e social, ma il 25% di noi non capisce il senso di un testo poco più lungo di qualche riga. Persino gli eventi più tragici e importanti vengono dimenticati. Gli ultimi dati sulla conoscenza della Shoah sono a dir poco scioccanti!
Siamo il paese più ignorante d’Europa se guardiamo il tasso di analfabetismo funzionale. E ciò ha pesanti conseguenze sulla mancanza di senso di comunità e civismo. Ma è la stessa identità italiana a perdersi in questo gorgo di ignoranza.
Cos’e’ l’Italia se non la nazione del rinascimento e dell’umanesimo? Della cultura insomma; da Dante a Pasolini. La situazione appare disastrosa, 1 italiano su 4 non legge un libro e il 25% è analfabeta funzionale. Un dato assurdo e pericoloso. La conoscenza è il principale antidoto alla paura e all’alienazione che le fasi di violenta trasformazione, come quella che stiamo vivendo, alimentano. Io sono stufo di vedere giovani artisti, ingegneri, medici che si spaccano la schiena tutti i giorni per acquisire conoscenze e competenze, essere obbligati ad andar via, perché merito e talento non sono più valori riconosciuti.
Politica e Stato, sono i colpevoli di questa pandemia di analfabetismo funzionale. Diminuendo costantemente la quantità d’investimenti diretti alla scuola hanno preparato questo disastro. Lo Stato italiano e quello che investe meno nella scuola e quindi nella cultura in UE. Gli investimenti in istruzione in Italia sono il 3% del PIL in confronto alla media europea di 4,6%. Gli stipendi degli insegnanti sono nettamente inferiori a quelli degli altri stati membri, e la spesa publica in istruzione continuerà a scendere nei prossimi anni, secondo gli stessi documenti del Governo.
La cosa ancora più spaventosa e inquietante è il numero di giovani (dai 18 a 24 anni), che abbandona precocemente i corsi: il 14,5%! Mentre la media europea (10,6%) e di ben 3,9% inferiore. Questi dati sono semplicemente da terzo mondo. La nostra è una democrazia basata sulla libertà, ma la libertà e la conoscenza sono strettamente collegate. Senza cultura non può esistere una vera partecipazione democratica e un effettivo diritto di cittadinanza.
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