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Brexit: l’addio tra festeggiamenti, emozioni e incertezze future

Ed eccoli li, con il free press Metro in una mano, e lo smartphone dall’altro, pronti a leggere le ultime news sull’argomento del giorno: la Brexit.

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di Valentina Gobbi

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It’s done. È storia: dopo 47 anni di partecipazione, il 31 gennaio la Gran Bretagna ha lasciato definitivamente l’Unione Europea. “Bye Bye Eu” cantavano a squarciagola i Brexiteers, coloro che hanno votato a favore dell’uscita del’Uk dall’Ue, sin dalle prime ore del mattino accampati a Parliament Square, nei pressi di Westminster.

Un clima di festeggiamenti, sembrerebbe, ma a guardar bene, con occhi diversi, l’atmosfera è più che altro di incertezza, basata su dubbi mai del tutto chiariti. Lo si evince sin dal primo tragitto sui mezzi pubblici londinesi, direzione City, giusto in quel lasso di tempo in cui i londoners si recano a lavoro. Ed eccoli li, con il free press Metro in una mano, e lo smartphone dall’altro, pronti a leggere le ultime news sull’argomento del giorno: la Brexit.

Sotto al Big Ben i pro-Brexit stavano già celebrando quella che per loro è una grande vittoria. Erano quasi tutti Senior, l’età media dei presenti supera i 60 – 65 anni. Molti di loro non vivono a Londra, si sono recati nella capitale per festeggiare in compagnia quello che per anni è sempre stato solo un sogno, ed ora invece è realtà. Il gap di conoscenze a riguardo, però, è evidente. Alla domanda “Come mai siete felici di uscire dall’Unione Europea?”, spesso arriva una risposta a slogan: “Make England great again” la più gettonata, sulla falsa riga del motto di Donald Trump.

Un collegamento che non passa inosservato, quello tra la Gran Bretagna e l’America, al di là di un ipotetico patto sul commercio, notato soprattutto dalle bandiere a stelle e strisce sventolate con energia sotto la statua di Wiston Churchill.

Most of these people don’t know what we celebrate!”, mi ha suggerito una signora, agghindata a festa, con cappello, bombetta e flag rigorosamente rossa, bianca e blu. Sul volto, le rughe dettate dall’età avanzata passavano in secondo piano rispetto ai due occhi azzurri con il quale scrutava i presenti, un luccichio di felicità e gioia, orgoglio ed emozione nell’essere presente ad una giornata così importante.

Si rimane attoniti, però, un po’ sbigottiti, quando sotto la statua di Millicent Fawcett, la prima donna ad avere una statua in Parliament Square, “Courage calls to courage everywhere”, alcuni Brexiteers, avanzando tronfi con le loro bandiere ben posizionate sulle spalle, abbiano chiesto ai passanti “Where are you from?”, prima di tornare ad intonare “Bye Bye Eu”, a squarciagola. Un gesto che ha quasi dell’incredibile, se pensiamo che la Gran Bretagna è uno dei paesi più multietnici del nostro continente.

Un puntare il dito contro chi non è British, dimenticandosi in tutto e per tutto della persona che prima di tutto è sempre e comunque un essere umano. Un calpestare i valori emerso anche quando alcuni manifestanti pro-Brexit si sono letteralmente puliti la suola delle scarpe sulle bandiere dell’Unione Europea, tenute adagiate sull’asfalto e sporcate.

Tutt’altra atmosfera, invece, nel pomeriggio, all’incontro con il sindaco di Londra, Sadiq Khan, al City Hall per “London is open”. Un momento di condivisione con tutti coloro che contribuiscono a rendere grande questa città. TUTTI. Conoscenza, inclusione, aiuto, partecipazione, condivisione reciproca.

Una marea di giovani, tra teenager e young adults, pronti a far emergere le potenzialità di una metropoli che c’è e ci sarà sempre, anche a discapito di Brexit. “Sono dispiaciuta di questa scelta perché ci sarà meno possibilità di viaggiare. Con limitate possibilità per l’Erasmus, potrò non conoscere giovani di altre nazionalità, creare legami, oltre che affettivi anche di un eventuale lavoro futuro” ha espresso commossa una giovane 17enne.

Anche se tutto “work in progress” il Mayor of London ha puntato su una parola d’ordine “Fare chiarezza”. Ora però come si procederà? Dal 1 febbraio è scattata la transazione che durerà fino al 31 dicembre 2020. Nel mentre, il Parlamento inglese e quello europeo hanno approvato una legge per regolare gli accordi da qui, fino a fine 2020 tra cui: per viaggiare in Gran Bretagna la Carta d’Identità è valida fino al 31 dicembre, poi il passaporto sarà obbligatorio; per tutto il 2020 non servità il visto, ma dal 2021 è probabile che il governo inglese possa inserire un documento simile a quello utilizzato per viaggiare in Usa; per i giovani in Erasmus, o in partenza a breve, non cambierà nulla, dal 2021 non si sa; Roaming, ovvero la possibilità di utilizzare internet come in Italia è attivo e gratuito per tutto il 2020, dopo non si sa.

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