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Primarie USA, cosa c’è da sapere
La corsa per scegliere chi sarà lo sfidante di Donald Trump alle Elezioni Presidenziali 2020 è ufficialmente iniziata.
Tra le file dei Democrats ci sono personaggi nuovi e volti ben noti al pubblico americano
Partiamo con l’eterno Bernie Sanders, senatore del Vermont e già candidato alle primarie del 2016, dove fu sconfitto nello scontro finale con Hillary Clinton. Sanders è forse il più alto rappresentante dell’area socialista e radicale del Democratic Party.

Altro volto ben noto è Joe Biden, senatore del Delaware prima e vicepresidente degli Stati Uniti dal 2009 al 2017 sotto l’amministrazione Obama, del quale condivide la visione liberal e moderata. Sicuramente un personaggio politico competente grazie alle esperienze governative.

Passando al reparto femminile, Elizabeth Warren (attuale senatore del Massachusetts) è ben nota per le sue posizioni forti contro Trump. Sostenitrice dei diritti dei lavoratori, della sanità aperta a tutti e del salario minimo più elevato per i lavoratori.
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Un volto nuovo e fresco dei suoi 38 anni di età è quello di Pete Buttigieg, sindaco per due volte di South Bend in Indiana dal 2012 al 2020. Laureatosi ad Harvard e ottenuto un master al Pembroke College della Oxford University, nel 2014 parte per l’Afghanistan in quanto ufficiale dell’intelligence navale della Marina degli USA.
La sua sfida a Trump è riassunta in tre parole: libertà, sicurezza, democrazia. Buttigieg si definisce un progressista e sostenitore del capitalismo democratico, con più di un occhio di riguardo verso le politiche ambientali e sanitarie, sui controlli degli acquisti delle armi da fuoco e sulle discriminazioni nei confronti delle persone LBGT, essendo egli stesso dichiaratamente omosessuale e sposato.

Non mancano all’appello i candidati provenienti dal settore imprenditoriale. Il primo è Michael Bloomberg, miliardario e filantropo, già sindaco di New York dal 2001 al 2009. Secondo Forbes occupa l’ottava posizione delle persone più ricche del mondo con un patrimonio stimato di 52,4 miliardi di dollari.
Bloomberg ha aderito a “The Givining Pledge”, una campagna per incoraggiare le persone vertiginosamente ricche a contribuire con le loro risorse a cause filantropiche. Durante il Super Bowl del 3 febbraio 2020 ha fronteggiato direttamente l’avversario Trump, pagando entrambi un’ingente quota per uno spot a fini elettorali. Una sfida interessante tra miliardari, anche se Bloomberg è nettamente “in vantaggio”.

Altro personaggio imprenditoriale e filantropo è Andrew Yang, fondatore dell’organizzazione non-profit “Venture for America”, con obiettivo di creare opportunità economiche per le nuove generazioni di imprenditori e dotandoli di competenze e risorse per creare posti di lavoro. Spingendo lo slogan “Humanity First”, Yang pone l’attenzione sull’automazione dei principali settori produttivi, considerata da lui una minaccia per la forza lavoro.
Elezioni in Iowa: risultati e incidenti di percorso.

Il 3 febbraio ci sono state le prime votazioni nello stato dell’Iowa, dove si sono verificati veri e propri “pasticci” a causa del malfunzionamento dell’app che registrava i voti. Secondo le regole del caucus, le votazioni non si sono svolte segretamente in una cabina, indicando il candidato preferito, ma con delle consultazioni tra elettori, i quali prima esplicitano qual è il loro candidato preferito, poi cercano di persuadere gli altri a cambiare idea, il tutto in ore e ore di confronto. Chi sceglie un candidato che al primo turno non raggiunge il 15% nel seggio, deve scegliere poi uno dei candidati rimanenti. In testa ai risultati dell’Iowa troviamo Buttigieg al 26,2% e Sanders al 26,1%.

Mentre nei Demnocrats la sfida è accesa, nei Republicans si verifica una vittoria netta di Trump col 97%, schiacciando gli altri candidati alle primarie repubblicane.

Interessante è stata invece la decisione di Bloomberg, il quale si è astenuto dalle votazioni in Iowa per puntare agli stati forti, in primis la California, decidendo di debuttare alle primarie il 3 marzo.
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