Cittadini
La complessità della politica
Il mondo si è da sempre imposto regole per sopravvivere, ma perché si fa sempre più fatica a gestire la “cosa pubblica”?

La politica è l’uso limitato del potere sociale. Ciò significa che c’è politica ogni qualvolta siamo in presenza di una comunità di individui che hanno bisogno di gestire la “cosa pubblica”.
E ciò significa anche che si devono prevedere regole di gestione del potere, processi che consentano decisioni che coinvolgono tutti, strumenti che rendono possibile l’imposizione di quelle decisioni, regole del gioco comuni attraverso le quali sia possibile la convivenza comune su basi pacifiche.
Possiamo distinguere tre diversi significati:
BOBBIO: la politica è insieme di attività che hanno in qualche modo come termine di riferimento la polis, cioè lo stato.
URBANI: la politica è il processo complesso mediante il quale, in una qualsiasi comunità umana, si formano le decisioni imperative che la guidano.
PASQUINO: la politica è l’attività che riguarda l’acquisizione, l’organizzazione, la distribuzione e l’esercizio del potere nell’ambito di uno Stato, ovvero fra gli Stati. Il potere è politico quando le sue decisioni possono essere fatte valere nei riguardi di ciascun componente di una collettività anche con il ricorso alla forza
Notiamo che:
- Bobbio parla dell’ambito, la polis, nel quale si svolge la politica (POLITY);
- Urbani parla di decisioni imperative e Pasquino di ricorso alla forza e di potere: dunque, l’imposizione delle decisioni (il potere, il suo esercizio, conquista, conservazione, perdita, è la POLITICS);
- Si parla di decisioni imperative che coinvolgono l’intera collettività, di attività che hanno il potere di cambiare la nostra vita quotidiana: sono le POLICIES, le scelte politiche pubbliche.
La politica è DIFFICILE da capire per le seguenti 4 ragioni:
1) E’ INVISIBILE: almeno in buona parte si svolge dietro le quinte, è frutto di
relazioni interpersonali. La democrazia ha certo ristretto i margini di questa invisibilità contribuendo ad una maggiore trasparenza, ma non l’ha eliminata: l’intero sistema dei comitati è in larga parte invisibile, in quanto disperso e frammentato, lontano dalla vista della gente.
2) E’ MULTIFORME: c’è un’ampia varietà di ATTORI e soprattutto di REGIMI (ierocratici, militari, burocratici, democratici. Non solo, ma variano i princìpi di legittimazione del potere, le ideologie, ecc. A volte si mescola con la religione, a volte no. Le interrelazioni con l’economia sono molte e mutevoli. A volte la politica suscita entusiasmi e ideali per cui combattere; a volte disincanto e sfiducia con rivalutazione della dimensione esistenziale del privato. E così via.
3) E’ COMPLESSA: per le stesse ragioni; perché fatta di innumerevoli componenti interdipendenti, per il linguaggio che la domina, per la natura sociale e collettiva dei fenomeni politici, perché fatta di processi lunghi sui quali influiscono molte variabili.
4) E’ AMBIVALENTE: da un lato la politica, come rapporto intersoggettivo e
interpersonale, esprime una SPINTA AGGREGANTE, perché c’è un’identità sovraindividuale che accomuna, che implica partecipazione a una comunità, dinamismo centripeto, cooperazione, collaborazione, solidarietà; dall’altro, la politica ESCLUDE, DIVIDE crea INIMICIZIA con chi non fa parte della stessa comunità.
La politica appare intrecciata, nel corso della sua storia, con altri tipi di relazione intersoggettiva. L’imporsi della politica come primato è anche l’imporsi della sua autonomia: se non c’è autonomia non può esservi primato. E anche oggi i suoi confini appaiono spesso variabili e sfumati, secondo le culture, i luoghi e i momenti diversi.
Prendimo ad esempio: Politica e religione, Politica e sociale, Stato e società, Politica e diritto, Politica ed economia.
Ma allora come definiamo la politica?
Come l’insieme di attività svolte da uno o più soggetti individuali o collettivi,
caratterizzate da comando, potere e conflitto ma anche da partecipazione cooperazione e consenso, inerenti al funzionamento della collettività umana alla quale compete la responsabilità primaria del controllo della violenza e della distribuzione al suo interno dei costi e benefici, materiali e non.
I grandi cambiamenti della politica nel corso del XX secolo hanno riguardato tutti e tre gli ambiti esaminati prima:
- La trasformazione dei regimi politici e l’affermazione della democrazia verso la fine del secolo (POLITICS)
- L’imposizione del welfare (POLICY)
- L’affermazione in tutto il globo dello Stato come struttura fondamentale di organizzazione della politica (POLITY)
E’ evidente che le trasformazioni in corso hanno come punti di partenza i tre suddetti ambiti: la democrazia ha sbaragliato tutte le alternative che le si sono poste davanti nel XX secolo, ma subisce altre nuove sfide (il terrorismo, l’invadenza dell’economia, il ruolo della comunicazione, la crisi della polity statale, ecc.); il welfare è sottoposto a continue nuove critiche che puntano in molti casi a rimetterlo in discussione e a cambiarlo; lo Stato è sfidato dai processi aggregativi (integrazione europea, globalizzazione) ma anche da processi disaggregativi (regionalismi, nazionalismi, localismi).
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