L'Angolo Arcobaleno di Lesbica Moderna
Sedici anni
Cameron Warwick, vittima di bullismo e omofobia, è morto. Aveva 16 anni, frequentava la scuola Fareham Academy. Si è suicidato.

Aveva solo 16 anni, l’età dei primi amori, quella dei baci che ti fanno tremare al solo pensiero di darli, delle mani che sfiorandosi, non reggono l’emozione; delle amicizie intense e assolute; l’età delle confidenze rivelate in uno slancio improvviso e prezioso, dei 2 in matematica che sembrano un disastro e poi si recupera alla fine, per il rotto della cuffia, con un sospiro di sollievo e la gioia di godersi l’estate. Aveva solo 16 anni Cameron Warwick.
Si è suicidato.
Non ha retto.
Non ce l’ha fatta.
Era gay e autistico. Un binomio fatale per i bulli.
Aveva solo 16 anni Cameron Warwick, un ragazzino come tanti di una scuola inglese dell’Hampshire, la Fareham Academy. Era solo in quella scuola, ostracizzato da tutti i compagni, nessuno voleva sedersi con lui. “Gli lanciavano cose come il cibo, lo facevano inciampare nel corridoio e lo chiamavano con nomi orribili come ‘fottuto autistico’”. Ha dichiarato la madre, Kerry Warwick, all’udienza per la morte di Cameron avvenuta qualche giorno fa. È stato ritrovato nei boschi il 4 settembre, dopo la sua assenza da scuola quella mattina. La sua relazione online con un ragazzo si era appena conclusa, aveva fallito un esame, cose normali, cose per tutti, ma che su una persona sola, bullizzata, diventano ulteriori conferme di un’esistenza disperata.
Aveva fatto coming out a 12 anni. I genitori lo amavano, senza remore, senza giudizi. Eppure, non è bastato.
Perché a 16 anni è la scuola il terreno in cui ti misuri con il mondo, sono gli amici che hai o non riesci ad avere, sono gli amori che arrivano e poi se ne vanno, sono i voti che prendi. A 16 anni immagini il mondo come una scuola più grande, estensione di quell’edificio che può essere una salvezza o una prigione. Malgrado tutto il conforto possibile che puoi cercare nella virtualità di qualunque rapporto online, ogni mattina è la scuola il luogo in cui vivi.
Per questo è fondamentale il lavoro di inclusione che fanno tutte le persone coinvolte nell’istituzione scolastica e il modo in cui riescono a parlare a qualunque allieva e allievo presente.
L’attuale Preside della scuola, Chris Prankerd, ha dichiarato “La scuola ha una solida politica di tolleranza zero nei confronti del bullismo, intraprendendo azioni proporzionate se necessario. Accanto a questo, miriamo a insegnare ai nostri studenti a essere comprensivi, premurosi e gentili con gli altri, attraverso il nostro curriculum personale, sociale e sanitario”.
Eppure Cameron Warwick era vittima di bullismo.
Com’è potuto accadere?
Il bullismo si nutre del silenzio e del senso di vergogna, fa perno sulle nostre più nascoste debolezze, ingigantendole, deformandole. Raramente un bullo agisce da solo. C’è sempre un team dietro di persone che l’appoggiano in varia misura: chi attivamente e chi con il silenzio, gli ignavi che guardano e non parlano, quelli che si girano dall’altra parte pensando “meno male, meglio a lui che a me!”. Basterebbe che uno o l’altro degli “aiutanti”, si schierasse dalla parte della vittima per scompaginare l’ordine.
Basterebbe il coraggio di dire “NO” di fronte alle ingiustizie, alle vessazioni, alla crudeltà, perché ci siano meno Cameron Warwick.
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