Cronaca
42 anni fa, il caso Moro
Il 16 Marzo del 1978 Aldo Moro, Presidente della Democrazia Cristiana, venne sequestrato da un nucleo armato delle Brigate Rosse in Via Fani a Roma.

Il 16 Marzo del 1978 Aldo Moro, Presidente della Democrazia Cristiana, venne sequestrato da un nucleo armato delle Brigate Rosse in Via Fani a Roma, mentre si stava recando con la sua scorta alla Camera dei Deputati. La mattina di quel 16 Marzo il nuovo Governo guidato da Giulio Andreotti stava per essere presentato in Parlamento per ottenere la fiducia.
Pochi secondi cambiarono la storia di un Paese intero: i brigadisti sparando con armi automatiche uccisero subito i due Carabinieri nell’automobile di Moro (Oreste Leonardi e Domenico Ricci) , i tre Poliziotti che viaggiavano sull’altra auto di scorta (Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi) e rapirono il Presidente della DC.
Agghiaccianti le parole del brigadista Valerio Morucci di fronte la Corte d’appello di Roma, nella ricostruzione del sequestro: “L’organizzazione era pronta per il 16 mattina, uno dei giorni in cui l’on. Moro sarebbe potuto passare in via Fani. Non c’era certezza, avrebbe anche potuto fare un’altra strada. Era stato verificato che passava lì alcuni giorni, ma non era stato verificato che passasse lì sempre. Non c’era stata una verifica da mesi. Quindi il 16 marzo era il primo giorno in cui si andava in via Fani per compiere l’azione, sperando, dal punto di vista operativo, ovviamente, che passasse di lì quella mattina. Altrimenti si sarebbe dovuti tornare il giorno dopo e poi ancora il giorno dopo, fino a quando non si fosse ritenuto che la presenza di tutte queste persone, su quel luogo per più giorni, avrebbe comportato sicuramente il rischio di un allarme“.
Alle nove meno un quarto di quel 16 Marzo, i brigadisti armati e con addosso delle false uniformi del personale Alitalia, aspettarono all’incrocio tra via Fani e via Stresa, nascosti tra le siepi del bar Olivetti, allora chiuso per lavori. Mario Moretti, componente del comitato esecutivo delle Brigate Rosse, si mise al volante di una Fiat 128 con targa falsa del Corpo Diplomatico e si appostò all’altezza di Via Sangemini. Davanti a Moretti, si posizionarono Alvaro Lojacono e Alessio Casimirri in un’altra Fiat 128. Una terza Fiat 128 con al volante Barbara Balzerani era poi posizionata sempre su Via Fani e una quarta auto, questa volta una Fiat 132 blu, con dentro Bruno Seghetti, era pronta ad intervenire per imbarcare l’ostaggio.
L’agguato iniziò quando Rita Algranati, appostata con un mazzo di fiori all’angolo fra le due strade, diede il segnale.
“Giovedì 16 marzo, un nucleo armato delle Brigate rosse ha catturato e rinchiuso in un carcere del popolo Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana. La sua scorta armata, composta da cinque agenti dei famigerati corpi speciali, è stata completamente annientata. Chi è Aldo Moro è presto detto: dopo il suo degno compare De Gasperi, è stato fino a oggi il gerarca più autorevole, il teorico e lo stratega indiscusso di questo regime democristiano che da trenta anni opprime il popolo italiano. Ogni tappa che ha scandito la controrivoluzione imperialista di cui la Dc è stata artefice nel nostro Paese – dalle politiche sanguinarie degli anni Cinquanta alla svolta del centrosinistra fino ai giorni nostri con l’accordo a sei – ha avuto in Aldo Moro il padrino politico e l’esecutore più fedele delle direttive impartite dalle centrali imperialiste“ questo recitava il primo comunicato delle BR a due giorni dal rapimento, mentre si celebravano i funerali degli uomini della scorta.
Dopo 55 giorni di prigionia e un processo politico da parte del “tribunale del popolo” istituito dalle stesse Brigate Rosse, Aldo Moro venne ucciso. Il suo cadavere fu ritrovato nel bagagliaio di una Renault 4 rossa parcheggiata in via Caetani, a circa 150 metri sia dalla sede nazionale del Partito Comunista Italiano che da Piazza del Gesù, sede nazionale della Democrazia Cristiana.
Secondo le indagini giudiziarie, in undici avrebbero partecipato alla messa in atto del piano, tuttavia il numero e le identità dei reali partecipanti sono state più volte messe in dubbio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
-
Cronaca2 anni ago
Da cameriere a camerata: il ristorante che serve fascismo
-
Cronaca3 anni ago
Sessismo e violenza nei social: il degrado che respirano le donne
-
Cittadini3 anni ago
Gorgia, per intendere e comprendere la morale
-
Cittadini3 anni ago
Maxiprocesso: le persone e le storie. Tommaso Buscetta, il boss dei due mondi
-
Società3 anni ago
L’incomprensibile discorso di Diletta Leotta a Sanremo
-
Cittadini2 anni ago
Caro Pillon, tieni giù le mani dai bambini
-
Politica2 anni ago
L’on. Zan:” Invece che approvare la legge contro la discriminazione si continuano a proferire frasi omofobe e razziste”
-
Cittadini2 anni ago
Non possiamo sprecare altro tempo