Società
In mezzo alla tempesta, arriveremo a terra è solo questione di tempo
Siamo in mezzo alla tempesta ma arriveremo a terra è solo questione di tempo. Dovremo trovare una terra propizia e questo dipende da noi.

di Ursula Bassi
Sono passate tre settimane da quando il virus ha bussato alle nostre porte. Poi la nostra vita è cambiata da un giorno all’altro. Da allora abbiamo scoperto che non siamo infallibili, non siamo perfetti, non siamo invulnerabili e non siamo autonomi.
In realtà sono cose che sapevamo già, ma che avevamo dimenticato o fatto finta di dimenticare. Il virus infatti ci ha fatto scoprire che commettiamo degli errori, che nessuno di noi fa solo scelte giuste. Pensiamo alla nostra spesa, ciascuno di noi potrebbe farla tranquillamente una volta ogni 7/8 giorni, ma per non perdere quello scampolo di normalità i più si organizzano per farla una volta ogni 4/5 giorni. Il virus ci ha fatto riscoprire la nostra vulnerabilità, ma anche questa non è una novità. Chi di noi infatti non ha mai avuto parenti o amici che all’improvviso hanno avuto la vita sconvolta da una malattia o da un’incidente?
Infine ci ha fatto scoprire che nessuno di noi è indipendente dagli altri, nessuno è autonomo: possiamo avere un conto in banca rassicurante, ma sarebbe tutto inutile se oggi trovassimo i negozi chiusi. Per questo dobbiamo dire grazie: a tutti quelli che consentono l’apertura dei negozi, dei supermercati e a tutta la filiera a monte. A tutti coloro che garantiscono il funzionamento dei servizi fondamentali, che vanno dalle forze dell’ordine, fino a chi raccoglie i rifiuti. E in primo luogo, a tutto il personale sanitario che sta svolgendo un lavoro straordinario, in tutti i sensi. Il virus dunque ci ha sbattuto in faccia i nostri limiti e le nostre paure.
Io in questa situazione sono una di quelle persone che vive una situazione di privilegio. Devo solo stare in casa.
Penso che la metafora migliore di questa situazione sia quella della nave in tempesta. Io, e come me tutti quelli che devono stare in casa, sono chiusa in cabina, non rischio di bagnarmi con le onde del mare, né rischio di finire in acqua quando la nave si piega. A differenza di quelli che stanno mandando la barca. Io e tutti quelli come me, viviamo un tempo di attesa. Siamo in attesa del raggio di sole che squarci le nuvole e di un marinaio che urla “terra!”. Arriveremo a terra, è solo questione di tempo, tenendo nel frattempo testa e cuore a posto.
Però nel frattempo dobbiamo evitare di morire di scorbuto, che in passato, per chi andava per mare, uccideva molto di più dei naufragi e dei combattimenti navali. Lo scorbuto era causato dalla carenza di vitamina C. Anche a noi che siamo in attesa di vedere la terra, serve la vitamina C. La nostra vitamina C è un sistema che deve ricominciare gradualmente a funzionare, per fare in modo che quando arriveremo a terra non troveremo solo macerie, ma un sistema sano, per quanto provato, pronto a ripartire.
Questa non è la prima pandemia della storia, ce ne sono state altre e oggi la medicina è molto più forte del passato. Quando le pandemie passano, non è possibile riavvolgere il nastro e tornare al punto di partenza. Lasciano un’eredità pesante a tutti e ancora di più a tutti coloro che hanno perso qualcuno.
Sarà dura quando toccheremo terra, ma ricordiamoci che quando la peste nera esaurì i suoi effetti a Firenze, in condizioni ancora più difficili, è iniziato il periodo più bello di sempre: quello del Rinascimento.
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