

Cronaca
Puniti dalla Terra
Sembra quasi che l’unico effetto positivo della diffusione del Covid-19 che ha stravolto le nostre vite, sia la riduzione dell’inquinamento in diverse aree del mondo. Insomma noi abbiamo bisogno di respiratori mentre la terra torna a respirare.
Sembra quasi che noi essere umani stiamo vivendo una sorta di legge del contrappasso. Così come noi uomini abbiamo indotto la terra a non respirare a causa dell’inquinamento che abbiamo prodotto per secoli, per punizione, ora siamo noi a non riuscire più a respirare e ad avere un disperato bisogno dei tanto conclamati respiratori a causa di un virus maledetto quasi apocalityico.
Accingendomi a scrivere questo articolo, mi è venuta in mente una strofa del Cantico delle Creature di San Francesco:
<< Laudato sì, mì Signore, per sora
nostra madre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti
flori et herba>>.
Ahi madre terra! Forse è giunto il momento di prenderti la tua rivincita.
Riduzione inquinamento

Le emissioni di anidride carbonica legate alle attività umane sono aumentate in particolare nel corso del Novecento, con la progressiva industrializzazione di tutti i paesi del mondo. Ma nell’ultimo secolo l’inquinamento atmosferico si è ridotto con il verificarsi di particolari eventi storici di grave crisi, come: le guerre mondiali, le crisi economiche mondiali e avvenimenti con grandi conseguenze geopolitiche, come il crollo dell’Unione Sovietica.
Dunque, se le cose continueranno così è possibile che la pandemia di COVID-19 si aggiungerà a questa sequenza di eventi, l’ultimo dei quali è stato la crisi economica del 2008-2009.
Le immagini dei satelliti hanno evidenziato un declino sostanziale dei livelli di inquinamento sulla Cina, dovuto “in parte” al rallentamento economico provocato dal coronavirus. Le mappe pubblicate sul sito dell’agenzia spaziale statunitense mostrano che i livelli di biossido di azoto sono calati dall’inizio dell’anno a causa dello stop o comunque del calo di attività nelle fabbriche cinesi deciso dai produttori.
Ma cosa è il biossido di azoto? È noto anche come anidride carbonica o diossido di carbonio (NO2). È uno dei principali prodotti della combustione completa di un idrocarbone (l’altro è il vapore acqueo). In parole povere è un gas nocivo emesso dai veicoli a motore e dalle strutture industriali che come effetti collaterali favorisce l’asma e altri problemi polmonari. Il diossido di azoto viene utilizzato come indice generale di inquinamento dell’aria e non è legato all’aumento dell’effetto serra, perché a differenza dell’anidride carbonica (CO2) non viene prodotto da animali, piante o altre fonti naturali: la sua presenza nell’atmosfera è dunque indicativa delle emissioni prodotte esclusivamente dalle attività umane.
In seguito alla crisi economica iniziata nel 2008 c’era stato un calo di emissioni di diossido di azoto in molti paesi, ma in modo graduale.

Gli scienziati della Nasa sostengono che la riduzione dei livelli di biossido di azoto all’inizio era percepibile vicino alla fonte dell’epidemia, nella città di Wuhan, ma poi si è diffusa in tutto il Paese. L’agenzia spaziale ha osservato che il calo dei livelli di inquinamento atmosferico ha coinciso con le restrizioni imposte per superare l’emergenza come il blocco dei trasporti, delle attività commerciali e della quarantena a cui erano sottoposte milioni di persone.
Insomma nella regione di Hubei in Cina, secondo i dati del ministero dell’Ecologia e dell’Ambiente cinese, il numero di giorni con una buona qualità dell’aria è aumentato del 21,5% a febbraio rispetto allo stesso mese l’anno scorso. Certo dobbiamo considerare che ogni anno c’è un calo delle emissioni in quei mesi per via dei festeggiamenti per il Capodanno cinese, ma la differenza è che quest’anno, una volta terminate le feste, le emissioni non hanno prodotto un nuovo aumento.
Alla Cina si deve il 30% delle emissioni di anidride carbonica mondiali: dunque la riduzione delle attività produttive e le altre misure di contenimento del coronavirus, anche per un breve periodo, hanno avuto un grosso impatto sull’atmosfera.
Secondo le stime del CREA, in questi mesi di blocco la Cina non ha emesso nell’atmosfera circa 200 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Ma il calo delle emissioni è dovuto in gran parte alla riduzione del consumo di carbone, il combustibile fossile più inquinante, che tuttora è molto usato in Cina: tra il 3 febbraio e il 1 marzo, la Cina ha diminuito del 36% la propria produzione di carbone a causa della minore domanda di energia elettrica.
In Italia
Il satellite del Programma Copernicus “Sentinel-1 5P”, ha mostrato un calo drastico delle emissioni nell’Italia settentrionale tra il 1 gennaio all’11 marzo, grazie allo strumento “Tropomi” collocato sul satellite “ambientale” dell’ESA. Lo strumento Tropomi è stato progettato per mappare una moltitudine di tracce di gas come biossido di azoto, ozono, formaldeide, anidride solforosa, metano, monossido di carbonio, tutti collegati agli aspetti atmosferici, e quindi la nostra salute e il nostro clima.
Ciò che dobbiamo precisare è che nel caso italiano, si produce più energia elettrica con il gas naturale e con fonti di energia rinnovabili, che sono meno inquinanti del carbone, dunque la riduzione delle emissioni rilevata dai satelliti si deve soprattutto alla diminuzione del traffico stradale. Infatti, Secondo una ricerca realizzata nel 2019 per conto della Commissione Europea, i trasporti a Milano sono responsabili del 70% circa dell’inquinamento da ossidi di azoto.
Ogni giorno il sito dell’ARPA diffonde i dati sulla presenza di diossido di azoto e altri inquinanti e si è notato un effettivo miglioramento della qualità dell’aria negli ultimi giorni. Confrontando i bollettini diffusi dall’Agenzia Mobilità, Ambiente e Territorio del comune di Milano dall’inizio di marzo a oggi, si vede che le concentrazioni degli inquinanti nell’aria sono sempre state inferiori ai limiti normativi. Ma la buona qualità dell’aria potrebbe risentire anche di altri fattori come i diversi giorni ventosi che si sono verificati in molte giornate di Marzo.
Claus Zehner, capo della missione di Copernicus che sta rilevando i dati satellitari sull’inquinamento atmosferico, ha affermato che le emissioni di diossido di azoto sopra la Pianura Padana si sia ridotta in modo «particolarmente evidente» e che, dunque, si possa dire quasi con certezza che le misure di blocco applicate che hanno portato tutti gli italiani ad utilizzare meno le automobili e alla chiusura di molte industrie, siano legate alla riduzione delle emissioni rilevate.

Ma esiste un nesso tra la diffusione dell’infezione COVID-19 nella Pianura Padana e l’inquinamento esistente in questo territorio?
Secondo un gruppo di ricercatori che ha esaminato i dati pubblicati sui siti delle Arpa, le Agenzie regionali per la protezione ambientale, confrontandoli con i casi ufficiali di contagio riportati sul sito della Protezione Civile, potrebbe essere una relazione incriminante. Il particolato atmosferico può essere il vettore di trasporto e diffusione per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus. Inoltre, il particolato atmosferico costituisce un substrato che può permettere al virus di rimanere nell’aria in condizioni vitali per un certo tempo, nell’ordine di ore o giorni.
Per tali ragioni i ricercatori hanno redatto un Position Paper cioè un documento che sollecita misure restrittive di contenimento dell’inquinamento.
Un altro studio simile è stato condotto dalla Società di medicina ambientale con le Università di Bari e Bologna, e indica una relazione diretta tra il numero di casi di COVID-19 e lo stato di inquinamento da PM10 dei territoriali.
Inoltre, il tasso di inattivazione dei virus nel particolato atmosferico dipende dalle condizioni ambientali. Per esempio un’umidità relativa elevata può favorire un più elevato tasso diffusione del virus cioè di virulenza.
Oltre alle concentrazioni di particolato atmosferico, come fattore veicolante del virus, in alcune zone territoriali possono inoltre aver influito condizioni ambientali sfavorevoli al tasso di inattivazione virale. Il gruppo di lavoro sta approfondendo tali aspetti per contribuire ad una comprensione del fenomeno più approfondita.
Al di là di dati e ricerche, quello che si spera è che nel periodo di ripresa a questa crisi i governatori di tutto il mondo prestino maggiore attenzione a nuove modalità produttive, dando più importanza, per esempio, allo Smart Working che riduce gli spostamenti oppure finanziando in modo più accentuato il settore delle fonti delle energie rinnovabili.
La Terra ci ha mandato un chiaro messaggio, ora tocca noi avere la lungimiranza nell’applicare tutte le misure necessarie per lasciare respirare la grande “casa” in cui abitiamo, tanto più dopo aver compreso quanto sia essenziale poter respirare a pieni polmoni.
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