Cultura
“La donna giusta”, di Sandor Marai
La persona giusta non esiste, esistono soltanto le persone e in ognuna c’é un pizzico di quella giusta.

“La donna giusta” è un romanzo dello scrittore ungherese Sandor Marai che vede la sua prima pubblicazione nel 1941. Ambientato in una Budapest negli anni della Seconda Guerra Mondiale, i quattro personaggi Peter, Marika, Judit e il batterista si raccontano e raccontano attraverso i loro monologhi la storia d’amore che si può affermare li veda tutti protagonisti.
La maestria di Marai è quella di riuscire a tenere il lettore ben saldo alla storia attraverso l’uso strategico di questa tecnica narrativa. Varie storie d’amore che si intrecciano e che attraverso i racconti dei loro protagonisti assumono diverse connotazioni a seconda dei differenti punti di vista.
L’amore raccontato tramite le parole di chi lo vive in prima persona. I monologhi di ogni singolo personaggio danno la possibilità al lettore di immedesimarsi nelle storie, avendone una percezione più soggettiva. Una donna che ha perso la sua storia d’amore col marito, innamorato a sua volta della sua domestica.
Una rappresentazione anche di lotte tra classi sociali che non lascia nulla al caso. Le differenze spietate di uno scenario di quell’epoca che si fanno ancora più evidenti. Amori che superano barriere socio-culturali ma che poi si ripercuotono su loro stessi.
L’amore che ci racconta lo scrittore è quello che si stanca dei clichet, si sente prigioniero ma appena se ne libera capisce di esserne schiavo. Per Sandor Marai non esiste “la donna giusta”, le strategie che normalmente si utilizzano in campo sentimentale sono fallimentari.
In ogni persona c’è qualcosa di giusto che per qualcuno può essere tale e per altri no. Ma quel giusto fa di quella persona la “persona giusta”.
Come lo scrittore afferma, non dobbiamo cercare la persona giusta né gli altri possono pretendere che noi lo diventiamo per loro. Le cose cambiano continuamente, per fortuna o purtroppo. L’amore probabilmente é anche questione di relativitá e non di assolutismo.
Forse il giusto in ognuno di noi per un’altra persona assume percentuali differenti a seconda delle combinazioni tra gli individui. In amore c’é sempre da domandarsi quanto sia sottile il confine tra “diverso” e “incompatibile”. E se Marai prova a raccontarcelo col suo romanzo, noi possiamo provarlo con la nostra vita.
Anche 80 anni dopo di lui.
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