Cronaca
Silvia, dove sei?
Sono passati 17 mesi dal rapimento di Silvia Romano. Era il 20 Novembre del 2018 quando la giovane attivista venne rapita a Chakama, in Kenya, da alcuni banditi locali.

Come cooperante umanitaria, Silvia, oggi venticinquenne e laureata in Mediazione Linguistica per la Sicurezza e Difesa Sociale al Ciels (Centro di Intermediazione Linguistica Europea), partì per l’Africa l’estate del 2018.
Quella doveva essere la sua prima esperienza di volontariato in un orfanotrofio a Likoni, gestito dalla onlus “Orphan’s Dream” . Successivamente proseguì al fianco di una onlus marchigiana, “Africa Milele”, che opera su progetti di sostegno all’infanzia a Chakama. Inizialmente, nei suoi programmi, c’era la volontà di tornare in Italia, tuttavia decise di continuare a dedicare il suo impegno in terre africane e vi fece ritorno a Novembre del 2018.
Il rapimento
Il 20 Novembre del 2018 un gruppo armato la rapì proprio mentre svolgeva la sua attività umanitaria a Chakama, un villagio a 80 km circa da Malindi, in Kenya. Dalle ricostruzioni dei fatti, otto rapitori, appartenenti ad una banda locale e armati con fucili e maceti, fecero irruzione nell’ufficio organizzativo dell’onlus. La polizia del luogo ha reso noto che gli uomini armati hanno sparato ferendo altre cinque persone. Secondo un giovane testimone, l’obiettivo della banda era proprio Silvia, legata e portata via su una moto senza cellulare né passaporto. I rapitori sono così fuggiti verso una zona boschiva nei pressi del fiume Tana.
Sviluppi
Le indagini, ancora oggi, risultano complicate: nei giorni successivi al rapimento, le autorità tentarono di arrivare ai rapitori. Quattordici persone vennero arrestate perché facenti parte del commando e probabilmente entrate in contatto con il gruppo dei sequestratori. Successivamente, a finire in manette furono la moglie e il suocero di uno dei tre sospettati. Le autorità locali, fin da subito, iniziarono a far girare foto e identità dei rapitori. Nella speranza di incoraggiare qualche testimone, decisero anche di promettere una taglia di oltre 25mila euro. Nei primi giorni successivi all’evento, dalle parole delle autorità kenyote si percepiva entusiasmo e speranza, anche perché erano fortemente convinte di aver accerchiato i colpevoli nella boscaglia. Era il 28 Novembre.
Silvia è viva
Un Natale di speranza, se così si può definire, per la famiglia e gli amici di Silvia. Dopo quasi due mesi, il 26 Dicembre le forze dell’ordine del posto dichiarano che Silvia “È viva ed è ancora in Kenya”, escludendo la possibilità che la ragazza sia stata portata in Somalia. Il comandante della polizia della costa Noah Mwivanda affermava di avere informazioni cruciali, ma che non potevano essere rivelate. Da un vertice tenuto a Roma tra le autorità giudiziarie italiane e kenyote nel Luglio del 2019 si evinse che Silvia era in vita a Natale, secondo le dichiarazioni di due cittadini kenyoti arrestati proprio il 26 Dicembre (considerati esecutori materiali del sequestro), e che era stata ceduta ad un’altra banda di sequestratori.
Ipotesi
Per mesi , il silenzio. Nulla trapela dagli inquirenti, la famiglia stretta nel dolore. A fine settembre 2019, il Giornale cita in un articolo alcune fonti dei servizi italiani, affermando che Silvia, dopo essere stata rapita, sarebbe stata costretta a convertirsi all’Islam e a sposarsi in Somalia proprio con un uomo legato all’organizzazione che la terrebbe in ostaggio. Questa ricostruzione, tuttavia, è stata smentita dagli inquirenti. Sempre a fine Settembre, questa volta AGI, citando una fonte di intelligence, riferisce che “Silvia è viva e si sta facendo di tutto per riportarla a casa”. Il 18 Novembre 2019, tuttavia, viene confermata dagli inquirenti l’ipotesi che la giovane sia in Somalia, tenuta sotto sequestro da un gruppo islamico.
Il processo
Degli otto rapitori, cinque sono ancora ricercati, due sono stati arrestati e un terzo è finito in manette perchè trovato in possesso di una delle armi, ammettendo la responsabilità nell’evento. Il processo per Moses Luwali Chembe, Abdalla Gababa Wario e Ibraiam Adam Omar è stato rinviato già due volte, anche perchè Adam Omar risulta latitante, dato che non si è presentato all’ultima udienza. La nuova data era fissata per il 9 Marzo 2020, ma attualmente non abbiamo notizie ufficiali in merito.
I dubbi
Purtroppo restano ancora oggi molti dubbi e incertezze sia sulle condizioni psico-fisiche di Silvia, sia sulle ricostruzioni degli ultimi mesi. Non c’è mai stata alcuna rivendicazione del sequestro e non se ne comprendono ancora le motivazioni, soprattutto perchè non risulta ufficialmente nessuna richiesta di riscatto, scontata in determinate dinamiche (in particolare se i mandanti del sequestro sono, come si sospetta, degli islamici legati ai jihadisti di Al-Shabaab). Gli ultimi aggiornamenti sono di nuovo dell’Agenzia Italiana del 20 Febbraio che, sostanzialmente, cerca di scavare sotto l’ufficialità del silenzio. Purtroppo non sappiamo se le trattative per la liberazione siano già in atto, come non abbiamo ulteriori accertamenti sulle condizioni della giovane dal 26 Dicembre 2018. Diverse sono le richieste di chiarezza al Governo sulla situazione, da parte di politici e associazioni.
Sperando che il silenzio non sia sinonimo di inattività, ci auguriamo di avere presto notizie positive.
Continueremo a tenervi aggiornati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
-
Cronaca2 anni ago
Da cameriere a camerata: il ristorante che serve fascismo
-
Cronaca2 anni ago
Sessismo e violenza nei social: il degrado che respirano le donne
-
Cittadini2 anni ago
Gorgia, per intendere e comprendere la morale
-
Cittadini2 anni ago
Maxiprocesso: le persone e le storie. Tommaso Buscetta, il boss dei due mondi
-
Cittadini2 anni ago
Caro Pillon, tieni giù le mani dai bambini
-
Società3 anni ago
L’incomprensibile discorso di Diletta Leotta a Sanremo
-
Politica2 anni ago
L’on. Zan:” Invece che approvare la legge contro la discriminazione si continuano a proferire frasi omofobe e razziste”
-
Cittadini2 anni ago
Non possiamo sprecare altro tempo