Musica
Il 25 Aprile e una “Bella Ciao” internazionale
Tommaso Primo:”Bella Ciao, canto popolare, partigiano, divenuto simbolo della Resistenza e quindi sottofondo musicale della Liberazione, oggi si trasforma nuovamente rappresentando una nuova resistenza ad un nuovo oppressore, invisibile, ma altrettanto feroce.”
“Un canto di resistenza, di libertà, di lotta comune. Bella Ciao, la canzone, durante la Resistenza, simbolo della lotta partigiana contro il fascismo, diventa oggi la colonna sonora di una nuova lotta, quella al nemico invisibile ma non meno feroce, il Covid-19 ” queste le parole di sette artisti che, sparsi per il mondo, hanno deciso di partecipare a questo emozionante progetto musicale, reinterpretando il famoso canto popolare. Sotto il coordinamento del cantautore napoletano Tommaso Primo, Guillem Roma (Spagna), Samah Mustafa ( Palestina), Dewis Caldes (Brasile), Georgios Strimpakos (Grecia), Irma Libohova (Albania) e Laye Ba (Senegal), insieme al contributo artistico di Giuseppe Spinelli, di Antonio Esposito, Arcangelo Michele Caso e di Stella Manfredi, hanno deciso di “donarci un grido di gioia e di speranza da ogni continente, per tornare presto a cantare insieme con una versione intensa, appassionata, realizzata nella consapevolezza che per combattere le battaglie di oggi non bisogna dimenticare quello che è stato“. Il brano, che troverete di seguito, è stato prodotto da Giuseppe Spinelli e missato da Andrea Cutillo.
Abbiamo avuto il piacere di scambiare due parole proprio con Tommaso Primo, artista e coordinatore di questo emozionante progetto. Tommaso è un cantautore e musicista napoletano, che iniziò a scrivere canzoni alla giovane età di tredici anni. Le sue tradizioni lo hanno accompagnato da sempre, amante del suono della sua lingua. Il suo primo singolo “Canzone a Carmela” venne pubblicato nel 2011, con l’uscita del disco iniziò uno “Street Tour” che lo portò ad esibirsi nelle principali piazze italiane.
E’ con il brano “Gioia”, duetto con il cantautore e poeta senegalese Ismael, che nel 2013 inizia la scalata nel panorama musicale campano. Nello stesso anno pubblica il suo primo EP, “Posillipo Interno 3” e nel 2015 il suo primo album “Fate, Sirene e Samurai” . Tommaso, classe 1990, ci racconta del suo bisogno di donare all’Italia quel rispetto e quel sentimento di unione che, soprattutto in questo periodo, devono avere il coraggio di emergere.
“Bella Ciao, canto popolare, partigiano, divenuto simbolo della Resistenza e quindi sottofondo musicale della Liberazione, oggi si trasforma nuovamente rappresentando una nuova resistenza ad un nuovo oppressore, invisibile, ma altrettanto feroce. In questo progetto musicale internazionale, frutto anche di sette mesi di lavoro come producer a Londra, c’è la volontà di sentirci uniti, di unire, in qualche modo, il nostro vivere durante questa quarantena che ci ha obbligati, positivamente, ad ascoltarci. Spesso, soprattutto dall’Estero, mi chiedono come sia possibile mettere in discussione in Italia il 25 Aprile e io, in realtà, faccio un po’ di fatica a rispondere, anche perchè alle volte la visione del nostro Paese appare distorta nei media internazionali.
Allora parlo del 25 Aprile come del simbolo della nostra Democrazia, come il rispetto per la nostra Repubblica: il fascismo è considerato ‘apologia di reato’ nella nostra Costituzione, una Costituzione che ‘ ripudia il fascismo’ e che si difende da chi, ogni anno, tenta di cancellare la memoria di ciò che è stato, dimenticando al tempo stesso, chi, a discapito della propria vita, ci ha permesso oggi di vivere la Libertà. E così inizio a raccontare delle nostre eccellenze, della nostra inventiva e del nostro orgoglio che nascono spesso proprio nelle difficoltà. Sono un ragazzo del Sud e quindi conosco i disagi e le incertezze della nostra terra, ma è proprio da quelle incertezze che nasce la bellezza. Siamo portatori sani di bellezza, l’Italia deve ritrovare il coraggio di sentirsi bella e di emozionare. Così come emozionano gli accordi di Bella Ciao, semplici, ma in grado di scuoterci.”- conclude Tommaso.
L’altro artista con cui abbiamo avuto il piacere di parlare è Georgios Strimpakos, di origine greca e in Italia da ormai 25 anni, biologo molecolare di professione, ma musicista nell’anima.
Georgios è la voce e il baglamas della band italo greca Evì Eván. Il gruppo, composto da sei musicisti, è considerato come il “il riferimento del rebetiko nel nostro Paese” come cita l’“Internazionale”. Gli artisti, singolarmente o insieme, hanno collaborato anche con Moni Ovadia, Vinicio Capossela, Daniele Sepe, Giorgio Tirabassi, Nour Eddine Fatty. La band ha prodotto tre album: “Rebetiko“(2008), “Fuori Luogo“(2011), “Rebetiki Diadromì – Itinerario Rebetiko“(2014) . La formazione musicale di Georgios nasce nelle bettole e nelle taverne di Mandra, vicino ad Atene. Nel 1994 decide di fare le valigie e di trasferirsi a Roma per iscriversi alla facoltà di Biologia. Si laurea e prende un dottorato di ricerca senza mai abbandonare la sua passione per la musica.
Gli Evì Eván hanno lavorato anche per alcuni spettacoli teatrali e dal 2013 sono stati invitati in diversi festival: da quello della Letteratura alla basilica di Massenzio a Roma, al festival Adriatico di Ancona, dal festival ‘Il libro possibile’ a Polignano a Mare, alla ‘Primavera musicale’ all’Auditorium di Roma del 2014, e ancora dal festival etnico di Civitavecchia del 2014 al festival ‘Di Voci e di Suoni’ a Palazzo Farnese di Caprarola dello stesso anno e, per ultimo, al “MythosLogos” a Lerici e al “Mediterraneo insieme” di Nardò Lecce nel 2014.
“Per me è stata un’esperienza unica. – ci racconta Georgios– Ancora una volta la musica rappresenta un collante di mondi distanti, di emozioni e di speranza. Partecipare a questo progetto internazionale e cantare un inno alla Resistenza, colonna sonora della Liberazione, ti rende, in qualche modo, parte della storia e della memoria. Questa volta, però, quelle parole portano con loro emozioni nuove: ci donano la forza e la speranza di resistere ad un nemico nuovo che conosciamo come Covid-19. Grazie agli odierni mezzi di comunicazione, sebbene distanti chilometri, riusciamo ad abbracciarci e a condividere le nostre emozioni. La musica è liberatrice dell’anima dai tempi più antichi e in questo periodo ha accompagnato le giornate di ognuno di noi.”
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