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Cultura

Gino Bartali, un campione di vita

Vent’anni fa ci lasciava un gigante del ciclismo ma soprattutto un gradissimo uomo. Fu un esempio di sportività ma anche di umanità. Con la sua bicicletta scrisse pagine indelebili dello sport italiano, portando in alto, insieme a Fausto Coppi, il tricolore. Contribuì anche a salvare la vita di molti ebrei, servendosi ancora una volta della sua fidata bicicletta.

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Il 5 maggio del 2000 ci lasciava Gino Bartali, un grande sportivo ma soprattutto un grande uomo. Il ciclismo era la sua passione, la bici le sue ali. Sì, perché il “Ginetaccio“, così era soprannominato Bartali, sfrecciava sulle strade nostrane, francesi e non solo, collezionando successi storici ed indimenticabili. Storica è stata la rivalità con Fausto Coppi, un altro gigante dello sport.

LA CARRIERA

Nei primi anni trenta Bartali inizia la sua carriera con la società “Aquila divertente”, mentre il suo primo Giro d’Italia lo disputa con la società Fréjus, classificandosi al termine della competizione al settimo posto. Concluderà poi la stagione con la vittoria all’Escalada a Montjuïc, alla Vuelta al País Vasco e ai campionati italiani. Nel 1936 passò alla “Legnano” con la quale ottenne la vittoria alla Corsa Rosa, proprio nello stesso anno. Dodici mesi più tardi, si aggiudicò invece il suo secondo “Giro d’Italia”. La carriera di Bartali fu sicuramente soggetta agli eventi storici del periodo. Una prova fu la pressione del regime fascista affinché saltasse tutte le competizioni prima del Tour de France, proprio per pianificare una preparazione adatta a farlo trionfare in Francia, portando in alto quindi l’Italia. Con i successi ottenuti nella seconda metà degli anni quaranta smentì chi lo dava per finito, ritirandosi solamente nel 1954.

LA “RIVALITÀ” CON FAUSTO COPPI

Gino Bartali è una delle figure storiche del ciclismo e al suo nome non può non legarsi quello di un altro “mostro sacro” di questo sport, Fausto Coppi. Insieme hanno scritto pagine bellissime dello sport e nonostante Bartali avesse 5 anni in più del “collega”, hanno animato una sfida eterna. Nel 1940 nella squadra della “Legnano” era arrivato un promettente ragazzo piemontese che proprio il ciclista toscano aveva voluto come gregario. Fausto Coppi. Ad oggi possiamo dire che se quest’ultimo è diventato quel grande campione che conosciamo è anche merito di Bartali, il quale da sempre gli si è posto come il massimo esempio dello sportivo. Negli anni a seguire i confronti fra i due furono diversi, ma quello più eclatante fu il Giro d’Italia del 1946. Quell’anno il favorito era Coppi, complice anche la differenza di età fra i due. Tuttavia, a trionfare fu Bartali, distanziando l’ex compagno di appena 47 secondi. Una bellissima immagine che riassume quella che è stata la loro competizione leale è una foto che ritrae i due ciclisti passarsi una borraccia; l’episodio avvenne durante l’ascesa al Col du Galiber al Tour del 1952 e riassume perfettamente quel concetto di Fair Play.

I RAPPORTI CON LA POLITICA

Come già detto, la carriera di Gino Bartali fu influenzata da diversi avvenimenti, primo su tutti la guerra. Più volte si scontrò poi con il regime fascista, sia per quanto riguarda il lato sportivo, sia per quello “umano”. Negli anni successivi ebbe problemi per via del suo rifiuto di piegarsi agli ordini del regime fascista, con la finalità di non diventare un’altra “bandiera” dello sport italiano strumentalizzata dalla politica. Nel 1948 la sua impresa al Tour de France fece sì che le tensioni provocate dall’attentato al Segretario del Partito Comunista di allora, Palmiro Togliatti, non sfociassero in tumulti civili. Si racconta che addirittura Alcide De Gasperi gli telefonò la sera della vigilia della Cannes-Briançon, chiedendogli un’impresa storica che potesse rasserenare gli animi degli italiani.

CAMPIONE ANCHE NELLA VITA

Di Bartali si conosce sia la grandezza come sportivo che quella da uomo. Egli si spese molto soprattutto nell’aiutare gli ebrei durante uno dei periodi più bui della storia dell’uomo, quello della seconda guerra mondiale. Per far ciò si servì proprio della sua bici, dove più volte nascose all’interno del telaio documenti falsi. Così facendo molti ebrei ottennero una nuova identità e riuscirono a salvarsi la vita. Nel maggio 2005 il Presidente della Repubblica Ciampi gli conferì postuma la medaglia d’oro al valore civile, mentre nel Il 23 settembre 2013 è stato dichiarato Giusto tra le nazioni, riconoscimento per chi ha rischiato la vita per salvare anche quella di un solo ebreo. Nel corso di una cerimonia tenutasi il 2 maggio dello 2018 a Bartali è stata conferita anche la cittadinanza onoraria di Israele.

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Fondatore e direttore del sito www.lapoliticadelpopolo.it Coltivo quotidianamente la mia passione per la politica, l'attualità e l'informazione, cercando di coinvolgere sempre più i giovani.

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