Cronaca
Il lockdown non ha fermato i veri predatori del mare
Nonostante il lockdown, i ladri del mare non si sono fermati, hanno continuato a fare stragi di squali, aggravando le condizioni precarie di questi ultimi.

Gli squali risalgono a milioni di anni fa e sono sopravvissuti alle varie ere geologiche. Ora invece, per colpa dell’uomo sono fortemente a rischio di estinzione, specialmente quelli che abitano il mediterraneo. Attualmente sono presenti 86 specie che popolano il mare nostrum, purtroppo continuamente minacciati dall’essere umano.
Nonostante il lockdown, gli animali marini non vengono risparmiati, l’uomo non riesce proprio a rinunciare alle partiche più crudeli.
Houtiyat, associazione ambientalista tunisina che si occupa di studio e ricerca legati alla fauna marina e alla tutela dei cetacei, ha denunciato circa un mese fa l’ennesima caccia di decine di grossi squali, catturati da questi ladri del mare. Quello che sostengono i pescatori è che grossi gruppi di squali, che in genere vivono lontano dalla costa e in profondità, si erano avvicinati troppo a causa delle restrizioni legate al coronavirus, costringendo le autorità locali a chiudere i porti. Ma secondo la associazione Houtiyat e la rivista tunisina rasadar.com , ( che tra l’altro tratta la realtà di questa attività di pesca ordinaria), le dichiarazioni non sono coerenti con quello che veramente è successo, la verità è che gli squali sono stati cacciati e uccisi nel canale di Sicilia e trasportati sulle coste di Kélibia, località balneare a nord di Hammamet.
Fra l’altro, le specie pescate sono le più innocue per l’essere umano. I due esemplari cacciati sono: il cagnaccio (l’odontaspis ferox), che vive generalmente tra i 10 ed i 500 metri di profondità, e lo squalo capopiatto (hexanchus griseus), che è solito a vivere tra la superficie e i fondali, fino a raggiungere profondità di circa 2.000 metri. Quest’ultimo ha abitudini notturne e solitamente si avvicina alla superficie durante la notte, questo tipo di squalo è spesso catturato per colpa dalla sua lentezza.
Questi esemplari sono inseriti nella lista IUCN ( international union for the conservation of the nature ), categorizzate come le specie “prossime alla minaccia” di estinzione nel mediterraneo. Il mare nostrum è uno dei mari più sfruttati al mondo e questa ennesima strage sottolinea quanto abbiamo bisogno dell’intervento di azioni coordinate dai paesi europei per sensibilizzare il nord Africa, visto che è chiaro che la pesca di squali da parte dei paesi nordafricani non avviene per casualità, ma per pura intenzionalità. Ma la mancanza di leggi ad hoc per la protezione di squali e anche altre specie marine sta diventando un problema.

Secondo la World Conservation Union, l’esemplare capopiatto è in via di estinzione, seppur non è ancora stato inserito tra le specie protette. Ma nonostante ciò, la sete di soldi dell’uomo davanti a questo non si ferma. Ogni anno, nel mondo, un numero esorbitante di squali viene letteralmente sterminato dall’uomo: sono circa che oscillano tra gli 80 e i 100 milioni di squali. La sofferenza e la morte di migliaia di persone, durante la pandemia, come è evidente non ha sensibilizzato i ladri del mare, anzi, li ha spinti, vista la situazione di isolamento, ad approfittarsi per commettere gli atti più osceni.
Ma chi ci dà il diritto di fare queste stragi su animali marini innocui? Nessuno. Vanno fermati e denunciati, prendere provvedimenti è essenziale per salvarli. Purtroppo è difficile sradicare le cattive abitudini di odio e repressione della libertà che l’uomo impone. Questa pratica mette in serio pericolo la conservazione della specie e l’equilibrio degli ecosistemi mediterranei.
La paure della pandemia non ha per niente spinto a portare maggior rispetto per la natura e i suoi esseri viventi.
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