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Gorgia, per intendere e comprendere la morale

Come Platone riporta il dialogo sulla retorica tra Gorgia, i sofisti e Socrate,svelando come possa essere attuale il dibattito sulla morale ancora oggi.

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Se vogliamo capire da dove nasce l’idea compiuta di morale la lettura degli scritti di Platone risulta essenziale. Il pensiero di Platone, su questo argomento entra in connessione con la dottrina cristiana fondando le radici dell’idea di morale occidentale. Prendendo spunto da un dialogo di Platone, Gorgia, questo articolo vuole far comprendere l’attualità dell’oggetto del dialogo. Partendo da un ragionamento sulla retorica, il dialogo interpreta l’eterno dibattito tra la morale/giustizia, come sistema di valori fissi e immutabili, e il relativismo della retorica come metodo di ricerca libero e empirico. Tutto il mondo occidentale è oggi investito da questo confronto. Laddove la morale e un sistema di valori fissi e immutabili possono condurre a un’identità chiusa e persino aggressiva (i sovranisti), mentre invece il relativismo porta a una maggiore tolleranza, che non di rado però conduce al disorientamento e a una perdita di senso nell’uomo. Questo è il caso delle società liberali aperte, dove il peso della libertà, della scienza e del progresso deve essere sostenuto dal pilastro della conoscenza.

Tornando al dialogo, il testo si divide in due parti, la prima parte sulla retorica tra Gorgia e Socrate, e la seconda tra Polo di Agrigento, Callicle e Socrate sul benessere del corpo e dell’anima. La discussione si alterna tra le riflessioni di Socrate contro il metodo “persuasivo- disquisivo” della retorica, e la difesa che i Sofisti sostenevano per della sua validità dialettica ed empirica. Socrate mette in evidenzia nel dialogo di Platone diversi aspetti, relativi soprattutto alla necessità di una morale nell’insegnamento della retorica al fine di evitare la sua strumentalizzazione funzionale alla presa del potere da parte di persone prive di moralità. Il tema è, come si vede, molto attuale.

Nel pensiero di Socrate-Platone la retorica, come forma, non può essere mai separata dalla morale, che rappresenta la sostanza. Platone ci anticipa in una frase il suo pensiero, ossia che la retorica va appresa e insegnata già sapendo cosa sia la morale o meglio cosa sia il bene. Platone sostiene che la retorica per essere una vera scienza e una vera arte, utile e essenziale per lo sviluppo della società, deve essere innanzitutto portatrice di sani principi e non insegnante di imbrogli e egoismo, perché questo è il più grande pericolo a cui si va incontro insegnando la retorica senza morale.

Ma la retorica, come capacità di trasmettere il proprio pensiero, ha anche aspetti positivi, poiché la sua natura persuasiva può essere il mezzo per emancipare le classi svantaggiate. I Sofisti professano di non sapere e di concepire il loro pensiero politico-filosofico con il solo aiuto dell’esperienza empirica e soggettiva. Il pensiero dei sofisti è dunque implicitamente più democratico e tollerante, in quanto relativo per definizione. Per Platone, invece, il bene e il giusto sono due concetti universalmente validi e sostanzialmente statici. Dice Platone: “Chi arriverà al potere ingiustamente e farà quello che solo lui vuol fare non sarà né contento né buono e soprattutto non sarà felice”. Non è solo questione dunque di giusto o sbagliato, ma anche di felicità, che deriva solo dalla moralità della condotta. Un pensiero “religioso” che si connette al pensiero cristiano. Socrate afferma che ognuno di noi sarà giudicato in maniera imparziale e quindi solo per le sue azioni e indipendentemente dal suo grado sociale e di ricchezza. Socrate dice: “come si può essere felici se si sa che agendo in maniera egoista e sconsiderata si verrà giudicati e condannati da una forza immensa che neanche il più grande impero o la più vasta ricchezza può comprare”. Secondo Socrate, vivendo in maniera semplice e responsabile si può apprendere il bene e quindi insegnarlo.

Questa concezione della vita implica che i precetti -siano essi insegnati dalla filosofia, o assimilati dal dogma della chiesa- sono essenziali per una pacifica convivenza tra gli uomini. Il pensiero cristiano va oltre, elaborando il concetto di perdono dei peccati ben espressa da Pietro Abelardo. La sua idea è che ogni peccato non si può definire tale se fatto in buona fede, ovvero se compiuto ricercando il bene senza trovarlo. O meglio, il peccato rimane tale, ma “il peccatore” può esserne redento. Il pensiero di Platone e Socrate, unito alla dottrina cristiana del perdono, è uno dei due fondamenti pilastri del pensiero occidentale che prende corpo nella dichiarazione dei diritti dell’uomo e nel principio di tolleranza, e in quello di redenzione che porta ad esempio ad esempio rifiuto della pena di morte. E tuttavia il pensiero empirico, pragmatico e libero dei sofisti rappresenta l’altro pilastro del pensiero occidentale. Questi due pilastri raramente raggiungono l’equilibrio che serve ad assicurare una stabilità “conclusiva” della società. Ma questo è il bello dell’uomo, la ricerca continua nella libertà. E forse da questo punto di vista, alla fine, i sofisti avevano buone ragioni dalla loro parte.

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