Cultura
Disobbedienza e libertà: la battaglia per la cannabis
Il fallimento del proibizionismo e la legalizzazione della cannabis: qualcosa sta finalmente succedendo?

Negli scorsi giorni, un gruppo di parlamentari di Pd, +Europa e M5S ha aderito alla campagna “Io coltivo”, con lo scopo di sensibilizzare opinione pubblica e parlamento sui benefici della legalizzazione della cannabis. La battaglia è di lungo corso e vede in prima fila Emma Bonino, senatrice di +Europa, storica attivista per le libertà insieme a Marco Pannella, tra i primi in Italia a portare alla ribalta questa tematica.
La disobbedienza civile
La ‘disobbedienza civile’ è lo strumento con cui viene promossa questa lotta pacifica: essa consiste nella consapevole violazione di una legge, attuata pubblicamente in modo da provocare reazioni che smuovano lo stallo e i pregiudizi che circondano la norma ritenuta ingiusta, qui in particolare il divieto di coltivazione della cannabis. “L’atto di disobbedienza, in quanto atto di libertà, è l’inizio della ragione” affermava Erich Fromm.
Le critiche
La destra, nel suo retrivo giudizio sulle droghe leggere, promette battaglia in parlamento: la libertà del singolo viene ancora una volta subordinata ad astorici preconcetti e pregiudizi. Ma le critiche arrivano anche da esponenti di maggioranza, tra cui Di Battista che, in un post su Facebook, seppur dichiarandosi a favore della legalizzazione, afferma: “Volete la regolamentazione della produzione e della vendita della cannabis? Allora evitate di farvi i selfie con una canna in mano. Si tratta di gesti infantili ed altamente controproducenti. Ricordano coloro che pretendono di ottenere un miglioramento dei diritti civili per gli omosessuali esibendosi in volgari forme di trasgressione durante i Gay Pride”. Mai si è visto un qualunquismo peggiore in un unico post: il leader pentastellato ignora come, storicamente, molte battaglie siano state vinte con forme più o meno eclatanti di manifestazione di dissenso. La lotta pacifica è un valore, non un capriccio: senza la disobbedienza civile, in tema di diritti, non avremmo avuto le grandi conquiste che possiamo vantare oggi.
Il fallimento del proibizionismo
Il proibizionismo, inteso come approccio politico incentrato sul divieto di una determinata azione, prodotto o consumo, ha fallito la sua missione storica: la coercizione e la paura sono strumenti sbagliati e inadeguati. Il fascino della contravvenzione e dell’eccesso fa parte dell’animo umano: l’educazione e la conoscenza dovrebbero sostituire l’imposizione e la responsabilità del singolo dovrebbe essere esaltata, non schiacciata dallo Stato Padrone.
L’epoca proibizionista americana è un esempio degli effetti deleteri di questa pratica: in 13 anni di divieto di vendita, produzione e consumo di alcolici, la criminalità organizzata aumentò esponenzialmente i propri proventi e si radicò capillarmente sul territorio, tessendo reti e relazioni sempre più profonde con la società civile. Si stima che il giro d’affari di alcol illegale fosse di 3 miliardi di dollari, circa il 3% del Pil dell’epoca. Inoltre, il governo federale perse circa il 14% percento delle proprie entrate, anche a causa dell’impiego massiccio di polizia e ufficiali per il controllo di queste norme, oltre che per la perdita dei proventi derivanti dalla tassazione di tali bevande.
Una battaglia di buonsenso
Oggi più che mai è necessario legalizzare la produzione di cannabis, anche alla luce della crisi economica senza precedenti che stiamo vivendo: l’università di Messina stima che lo Stato guadagnerebbe circa 6 miliardi di euro derivanti dalla sola tassazione. Inoltre, si risparmierebbero centinaia di milioni di euro di spese legali e di polizia: la giustizia sarebbe più veloce, la polizia avrebbe la possibilità di concentrarsi maggiormente su problemi più gravi, garantendo una maggiore sicurezza, e si ridurrebbe il problema dell’affollamento delle carceri. Il monopolio delle mafie verrebbe finalmente sradicato e si riuscirebbero a creare addirittura 10 mila posti di lavoro, stando ad un rapporto di Coldiretti/Ixè.
I dati sono chiari, manca ora la volontà politica di realizzare questo progetto: il governo giallorosso potrà cogliere questa occasione?
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