Cittadini
Il “Panem et Circenses” del Paese
Da Marzo a Maggio, l’emergenza sanitaria da SARS-CoV-2 non ha sospeso solo le attività lavorative, ma anche il “panem et circenses” del Paese, cioè la Serie A Tim di calcio.

Durante il lockdown, le azioni del Governo sono state sotto la lente d’ingrandimento di tutti, perché la sera non andavano più in onda le partite di calcio, ma le numerose conferenze stampa del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Anche i giovani, a cui poco importa dell’operato del Governo, aspettavano con ansia le parole del Premier, come se fosse una partita di calcio o l’uscita del sabato sera. Dopo il 4 Maggio, giorno in cui è terminato il lockdown, le attenzioni verso il Governo sono state minori e lo sono state ancora di più dopo il 20 giugno, data in cui è ripreso il campionato di calcio.
Il calcio, senza alcun dubbio, è lo sport più seguito del Paese e la ripresa della Serie A Tim è stato motivo di felicità per i suoi tifosi, che non vedevano l’ora che arrivasse il week-end per guardare le partite in TV. Dal 20 giugno le partite non sono solo il week-end, ma quasi ogni giorno, dato che c’è poco tempo per recuperare le partite che dovevano giocarsi nei mesi di marzo, aprile e maggio. Questo vuol dire che la Serie A Tim occuperà una gran parte del tempo e dei pensieri dei tanti tifosi, che ritorneranno a trascurare la politica.
Il calcio, in particolare in Italia, è un moderno “panem et circenses”. Questa locuzione latina appartiene all’opera “Satire” del poeta Giovenale. La frase integra è “(populus) duas tantum res anxius optat panem et circenses”, che tradotta vuol dire “(il popolo) due sole cose ansiosamente desidera: pane e giochi circensi”. Con questa frase, Giovenale affermava come, nell’antica Roma, i giochi circensi, ad esempio la lotta tra i gladiatori, portassero il popolo a non pensare alla politica. I “circenses” erano perciò un mezzo da parte del senato romano per spegnere sul nascere i malcontenti e le rivolte del popolo. Al giorno d’oggi il ruolo dei giochi circensi è ricoperto dal calcio, che riesce a mettere in secondo piano le decisioni del governo, determinanti per il futuro del Paese. Come i tanti tifosi di calcio, anch’io sono contento che la Serie A Tim sia ripresa, ma non sono felice che il campionato abbia messo in secondo piano l’operato di un Governo che deciderà le sorti di questo Paese.
Non serve nascondere la tragica situazione del Paese, e non mi riferisco di certo al numero delle persone decedute durante la pandemia. Il mio richiamo è rivolto alla situazione economica, che si può comprendere leggendo i dati dell’ufficio statistica di INPS relativi alla situazione generale e reperibili per eventuali analisi più approfondite al riferimento specifico Analisi Covid-19.
Il report del 19 giugno informa che le categorie a presentare la domanda per ottenere l’indennità di 600 euro, prevista dal decreto “Cura Italia”, sono state:
- Professionisti e lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa;
- Lavoratori autonomi iscritti alle Gestioni speciali dell’Inps;
- Lavoratori stagionali del turismo e degli stabilimenti termali;
- Lavoratori del settore agricolo;
- Lavoratori dello spettacolo.
Analizzando i dati, scopriamo che le domande presentate, corrispondenti a singoli soggetti, sono state 4.896.349 e di queste ne sono state accolte 4.060.941. Le domande accolte sono state a loro volta 387.277 per soggetti di età inferiore a 30 anni, 1.940.744 per soggetti tra 30 e 49 anni e 1.732.920 per soggetti sopra i 50 anni. Escludendo i giovani, parliamo di oltre 3.700.000 domande presentate da soggetti che, verosimilmente, sono padri o madri di famiglia.
Uniamo questo dato al riscontro ISTAT relativo al numero di persone occupate in Italia, pari a circa 23.500.000, per capire come circa il 17% della popolazione lavorativa sia certamente in crisi. A questi dati bisogna aggiungere i numeri dei dipendenti in cassa integrazione: le domande relative ammontano a circa 8.400.000 al 4 giugno u.s. Sommando cassa integrazione e Bonus 600 Euro, arriviamo a coprire circa 12.500.000 di soggetti lavoranti, ovvero circa la metà della forza lavoro del Paese, potenzialmente a rischio. Questi numeri non solo confermano che il settore del lavoro è in crisi, ma anche che il Governo non ha idea di come muoversi. Ricordo che i politici sono pagati per prendere decisioni, invece di buttare fumo negli occhi ai cittadini pur di nascondere la loro incapacità nell’assumere una decisione in questo momento.
Per non parlare degli Stati Generali dell’Economia, voluti dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ovvero una serie di incontri con lo scopo di coinvolgere le parti sociali nelle decisioni sul futuro del Paese, di raccogliere idee per la ripartenza e per “fare colpo” sulla popolazione. La scelta di tenerli a Villa Pamphilj e non in un luogo istituzionale, come Palazzo Montecitorio, Palazzo Madama o Palazzo Chigi, è stata dettata dalla necessità di apparire, di far vivere alla popolazione l’evento come un qualcosa di eccezionale, di essere al centro dell’attenzione. Servirà aspettare per capire quali sono stati i risultati degli Stati Generali, sperando che non sia come la pièce teatrale di Samuel Beckett e l’attesa non sia vana.
Mentre l’Italia è in attesa, nella realtà cosa accade?
Nulla. In pochi notano questo dato di fatto, perché sul proscenio è tornato il calcio, con i suoi templi ed i suoi idoli profani. E poco importa se in secondo piano ci sono persone che stanno decidendo il futuro del Paese, parlando di Recovery Fund, fondo che può dare 80 miliardi a fondo perduto e 90 da restituire, di MES – Meccanismo Europeo di stabilità, strumento usato in passato da Cipro, Spagna e Grecia con esiti poco felici per quest’ultima, oppure ancora di SURE – Support to mitigate unemployment risks in emergency, prestito europeo per supportare la cassa integrazione in Europa, con particolare riferimento a Germania ed Italia. Decidere quale usare tra Recovery Fund, MES e SURE vuol dire determinare il futuro dell’Italia. In un momento come questo, servono persone che sappiano assumersi il rischio, che abbiano il coraggio di diventare impopolari con le loro scelte per il bene del Paese. Per fare questo, serve essere un leader, ma in Italia non esiste alcun leader.
Sono consapevole che prendere una decisione in questo momento non sia facile, ma restare nel limbo non aiuta di certo. E, mentre il tempo scorre in Parlamento, i moderni gladiatori rendono meno amara l’attesa con le loro prodezze in desolanti stadi vuoti…
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