Cittadini
Socrate e le fake news
Credevate davvero che le fake news fossero un fenomeno recente, nato al tempo dei social come arma di persuasione di massa? Mai affermato niente di più falso. Esistevano già al tempo di Socrate, e fu proprio lui a cercare di estirparle.

Buonasera cari filosofi, benvenuti nel nostro angolo filosofico, dove l’astrazione regna sovrana. Continuiamo il nostro viaggio attraverso la storia della filosofia, facendo tappa presso il primo dei tre grandi filosofi della Scuola di Atene: il caro e vecchio Socrate.
Oltre ad essere il primo del Trio Filosofico Supremo (insieme a Platone e Aristotele), è conosciuto anche come il primo dei tre martiri della filosofia, che sono, appunto, Socrate, Gesù e Giordano Bruno. Il perché del martirio e dell’analogia al simbolo del cristianesimo lo approfondiremo nelle settimane a venire.
Quest’oggi, piuttosto, ci concentreremo sull’unica cosa per cui venne ricordato in vita: non certo scrivere papiri e papiri di nozioni filosofiche, prerogativa di Platone e soprattutto di Aristotele, anzi, era assolutamente contrario all’utilizzo delle forme di comunicazione scritte per filosofare (che, per definizione, vuol dire parlare di cose troppo lontane per essere comprese, al fine non di arrivare all’affermazione di una qualche teoria, ma di convincere chiunque abbia una concezione del cosmo diversa dalla nostra che ha palesemente torto), ma proprio per i suoi discorsi. Vi immaginerete un avvocato o un oratore della portata di Cicerone, per citarne uno, e invece no.
Immaginatevi questo signore tutto solo, con i modi un po’ bizzarri, che si avvicina a voi con fare curioso, con l’intento di intrattenere un’innocua chiacchierata. Per farvi un esempio, Platone, in uno dei suoi Dialoghi, riporta l’intera conversazione tra Socrate e Ippia di Elide, altro filosofo e oratore del tempo, sul tema della bellezza. Così come in tutti gli altri dialoghi, gli interlocutori di Socrate davano definizioni banali sul tema, ma Socrate gliele smontava in maniera magistrale e la conversazione si concludeva con un “non ho altro tempo da perdere, appena mi libero ti spiego meglio, che mi sa che non ci hai capito nulla”. Di certo nessuno degli amici di Socrate aveva mai usato il “Metodo Gorgia” (che, se dovesse esservi utile, vi lascio qui), ma certo anche la strategia di Socrate aveva dei bei vantaggi: la maieutica, infatti, serviva a tirare fuori la verità direttamente dalle persone, non confondendole mediante giochi dialettici (… va bene, forse solo un pochino), ma tramite una serie di riflessioni che portavano l’avversario non solo a dargli sempre ragione, ma ad essere costretto a ritrattare la propria stessa tesi.
Questo processo avveniva attraverso due fasi: la pars destruens, che mirava a rompere le certezze dell’altro, e la pars construens, assente nel Metodo Gorgia (non sarebbe potuto essere altrimenti, per uno che arriva a negare la propria stessa esistenza pur di dar torto a qualcuno), che si poneva l’obiettivo di ricostruire insieme una verità che avesse dei fondamenti logici alla base, e non presupposti affrettati.
A questo punto, l’unica cosa che mi viene da pensare è: Socrate era un cacciatore di fake news. Come quegli utenti che sui social tentano invano di far ragionare i leoni da tastiera con considerazioni del tipo “ma c’è scritto sulla Costituzione. Non è così semplice come dici tu. Ti prego, va’ a controllare prima di affermare con tanta sicurezza e tanta rabbia certe cose”. Poveri martiri dei social. In effetti, venne fatto fuori proprio per questo motivo. Come gli utenti che si trovano bannati o bloccati per motivi d’orgoglio. Socrate sarebbe fiero di loro.
La morale della favola qual è? Nessuna, come il contenuto di ogni singola parola pronunciata dal grande filosofo. Forse solo una può essere valida: la conoscenza viene da dentro, ma bisogna scavare molto a fondo prima di poterla assaporare. Cadere in false verità può essere facile, ma è possibile evitarlo tramite ragionamento e criticità.
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