Cronaca
Buon viaggio John
“I believe in nonviolence as a way of life, as a way of living.”

John Lewis si è spento questa notte, a causa di un cancro che lo aveva colpito lo scorso dicembre. Ad ottant’anni scompare un eroe americano, un esempio di tenacia e virtù riconosciuto a livello internazionale.
John fu uno dei protagonisti del movimento per i diritti civili degli afroamericani, il più giovane dei Sei Grandi attivisti guidati da Martin Luther King Jr.
“I believe in nonviolence as a way of life, as a way of living.”
Fu Deputato della Georgia per 15 legislature, eletto ogni volta con oltre il 70%, e con il suo impegno contribuì a scrivere quasi sessant’anni di storia americana.
Nacque a Troy, in Alabama nel 1940. Divenne il più giovane Presidente del Coordinamento degli studenti non violenti alla fine degli anni ’50. A soli venti anni, fu oratore della marcia di Washington del 1963 dove Martin Luther King pronunciò il celebre “I have a dream“. Viene ricordato come uno dei Big Six, gli organizzatori dell’altra celebre marcia, quella sull’Edmund Pettus Bridge di Selma in Alabama, la cosiddetta “Bloody Sunday”. Le violenze perpetrate durante quell’evento accesero i riflettori sul clima razziale, convincendo il Presidente Lyndon Johnson, succeduto a JFK, a firmare quel Voting Rights Act, che facilitò l’accesso al voto dei neri: quel 7 marzo del 1965, 600 attivisti furono attaccati dalla polizia locale con manganelli e gas lacrimogeni mentre attraversavano il ponte Edmund Pettus Bridge.

Barack Obama, nel primo giorno d’insediamento alla Casa Bianca, nel gennaio del 2009, gli inviò un biglietto che diceva semplicemente «Because of you, John». Il Presidente Obama lo insignì della Presidential Medal of Freedom del 2011, la più alta onorificenza della Casa Bianca.

“I know your pain, your rage, your sense of despair and hopelessness. Justice has, indeed, been denied for far too long. Rioting, looting, and burning is not the way. Organize. Demonstrate. Sit-in. Stand-up. Vote. Be constructive, not destructive.”
Lewis aveva raccontato la sua storia, la storia afroamericana all’infinito, ma nel 2017 decise di raccontarla ancora ai ragazzi attraverso una trilogia a fumetti intitolata “March“. L’opera vinse numerosissimi premi, tra cui quell’ Eisner Award considerato l’Oscar del settore.
La sua ultima apparizione pubblica risale allo scorso giugno, al fianco della Sindaca di Washington Muriel Bowser, quando scelse di rinominare una porzione della 16esima strada, proprio vicino alla Casa Bianca, “Black Lives Matter Plaza“. Quel gesto gli scatenò contro l’ira di Trump, spesso critico nei suoi confronti.
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