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TikTok, il social della discordia

Trump si scaglia contro Tik Tok e accusa il social di trasmettere le informazioni degli utenti al partito comunista cinese.

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Il presidente americano Donald Trump ha annunciato di voler bloccare il social network TikTok, sospettato di venire utilizzato dai servizi segreti cinesi per danneggiare gli Stati Uniti. In questo modo continuano ad inasprirsi i rapporti tra USA e Cina.

TikTok è un social network cinese, di proprietà della ByteDance, lanciato nel 2016 inizialmente con il nome musical.ly. L’app permette la realizzazione di brevi video che possono essere modificati a piacimento dagli utenti. TikTok, inoltre, utilizza un’intelligenza artificiale affinché si possano analizzare i gusti e le preferenze degli utilizzatori in modo tale da poter personalizzare i contenuti proposti a loro. Il social conta oltre un miliardo di utenti specialmente giovani.

Come nasce il caso “TikTok”?

Il 2 luglio 2020, a seguito dell’analisi con reverse-engineering dell’applicazione da parte di un utente di Reddit, il gruppo di hacktivisti Anonymous ha denunciato la pericolosità dell’app identificandola come un vero e proprio Malware controllato dal governo Cinese, il quale agirebbe per eseguire uno spionaggio di massa. Il tweet degli Anonymous:

“Cancellate TikTok in questo stesso momento e se conoscete qualcuno che lo usa, spiegategli che non è nient’altro che un malware nelle mani del governo cinese, intento in una colossale operazione di sorveglianza di massa.”

Si mette in dubbio quindi la gestione della privacy, l’utilizzo dei dati personali degli utenti e i possibili rapporti con il governo di Pechino. Nel 2019 l’applicazione ha avuto un boom di iscrizioni, ha 800 milioni di utenti attivi. Per questo ha iniziato ad insospettire molti governi nel mondo, oltre quello americano.

In Europa è stata richiesta una task force per controllare i possibili danni del social cinese, per vedere come vengono utilizzati i dati e se effettivamente vengono controllati da Pechino. In India è già stata messa al bando. Per il governo di Nuova Delhi mette a rischio la sicurezza nazionale.

Perché Trump vuole bloccare Tiktok?

Sappiamo del rapporto non proprio di amore di Trump verso la Cina. Questa non è la prima battaglia tecnologica che il presidente ha iniziato contro Pechino. La sua prossima mossa sarà l’attuazione di un decreto con il quale intende mettere al bando l’applicazione.

 Il Comitato per gli investimenti stranieri del Paese (il Cfius) ha sollevato preoccupazioni sempre in riferimento alla sicurezza dei dati personali gestiti dalla piattaforma cinese. A inizio luglio il segretario di Stato Mike Pompeo ha annunciato che si stava valutando il bando delle app cinesi, tra cui TikTok. Il motivo:

Danno le informazioni dei cittadini al partito comunista cinese”.

Trump, tra l’altro, ha anche motivi «personali» per avercela con TikTok. Gli adolescenti che popolano il social network pare abbiano contribuito a rovinare uno dei suoi (pochi) eventi elettorali a Tusla.

La messa al bando di TikTok potrebbe avvenire ordinando ad Apple e Google di cancellare l’app dai rispettivi store, successivamente si potrebbe intervenire sui provider locali impedendo l’accesso al server di TikTok oscurando in questo modo i video.

L’intenzione di Microsoft di acquistare la piattaforma

Recentemente a seguito della decisione di Trump di bloccare l’app si è fatto avanti Microsoft. Deciso ad accordarsi con la ByteDance per l’acquisizione di TikTok. Inizialmente contrario all’acquisizione Trump, pare si sia fatto tranquillizzare dal CEO di Microsoft, Satya Nadella. Microsoft ha quindi auspicato che i negoziati con ByteDance possano essere completati entro il 15 settembre.

In ballo c’è la cessione non solo delle operazioni in Usa della popolare app, ma anche in Australia, Nuova Zelanda e Canada. Il social cinese è stato valutato circa 50 miliardi di dollari, un piatto molto ghiotto anche per una multinazionale come Microsoft che sbarcherebbe per la prima volta nel mondo dei social lanciando una sfida sia a Google che a Facebook.

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Nata nel 1999 a Siracusa, ad oggi studio Economia presso l'Università di Padova. Mi interesso di tematiche civili e sociali, ma soprattutto negli ultimi anni di ambiente e sostenibilità

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