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Verso la rotta dell’isola che non c’è

I minorenni non accompagnati che arrivano sulle coste dell’Europa sono in crescita, quale sarà il loro futuro?

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di Daniela Ionita

Sono 200.000 minori. Quasi un quarto di milione, quanto tutti gli abitanti di Brescia, oppure di Padova o di Trieste. Duecento mila minori non accompagnati arrivati in Europa dal 2015 al 2020. In Italia sono 2000 minorenni arrivati quest’anno, completamente soli, privi di tutela e di un accompagnatore. Negli ultimi cinque anni sono 700, i ragazzi, come Alan Kurdi morti durante l’attraversamento. Neonati compresi. Numeri che ricordano la capienza media di una scuola. Una scuola intera di minori morti in naufragi e mancati soccorsi.

I numeri, si sa, sono approssimazioni, dati relativi a casi accertati, documentati. Tralasciano tutta la fascia di coloro che partono senza documenti, senza testimoni, senza una via di tracciabilità effettiva.

Non tutti quelli che arrivano riescono ad ottenere protezione e sicurezza, non tutti riescono ad ottenere lo status di rifugiato e non tutti riescono a essere riconosciuti per la loro minore età. Molti partono soli, con il tentativo di ricongiungersi con famigliari sparsi per l’Europa, altri partono perché sono l’unica salvezza dei genitori, che investono tutto, chiedendo prestiti nei villaggi, con la speranza che il viaggio dei figli possa farli sopravvivere e ripagare gli enormi debiti.

Alcune leggi

In Italia nel 2017 la legge n.47 del 7 Aprile ha modificato il ”Testo unico sull’immigrazione” affermando tra i diversi punti: il divieto di respingimento dei minori alla frontiera, la creazione di strutture di primaria e secondaria di accoglienza, il riconoscimento dell’età grazie all’intermediazione di mediatori culturali e socio-sanitari, senza basarsi solo ed esclusivamente su esami invasivi. Inoltre un altro punto fondamentale è stato il rafforzamento dell’affido famigliare e maggiori attenzioni alla salute e all’istruzione.

Il ”tutore legale” nominato dal Tribunale per i minorenni, inoltre è diventata una figura chiave: negli ultimi anni sempre più volontari hanno dato la disponibilità di ricoprire incarichi nei confronti di bambini e ragazzi non accompagnati. Il tutore a differenza dell’affidatario, ha cura di vigilare sulle condizioni del trattamento del minore (salute, istruzione, bisogni), avere un contatto stabile con la comunità o la famiglia affidataria e soprattutto è incarico del tutore stesso la presentazione della richiesta del permesso di soggiorno, seguire le procedure legali e gli appelli. Non è necessaria una coabitazione ma una precisa volontà di praticare solidarietà civile.

Esiste un problema, quotato tra le prime pagine di giornali e nelle bacheche di centinaia di politici. A volte citato a sproposito, soprattutto da persone che nelle loro cariche a tutti gli effetti potrebbero o potevano cambiare tramite le proprie scelte il destino di molti.

Il Sovraffolamento

Il problema è il sovraffollamento degli hotspot, a Lampedusa e in altre città italiane. Il sovraffollamento di intere isole greche, con migliaia di bambini soli. Save the Children afferma che nel 2019 sono circa 10.000 i bambini bloccati, di cui il 60% con età inferiore ai 12 anni. Bambini piccolissimi, la cui vita non può essere lasciata al caso, perchè come Alan Kurdi ne è stato l’esempio, l’esito è crudelmente negativo.

Il problema è che la legge Zampa ha previsto determinate azioni che non si sono realizzate, non a pieno, non ovunque, non in tempo. Perchè è arrivato il decreto Sicurezza di Salvini, che ha ridotto all’improvviso le capacità fisiche, economiche e sociali di un sistema di accoglienza che andava potenziato, non ridotto.

Il problema è che la Commissione Europea non sta lavorando in modo celere sul nuovo ”Patto sulla migrazione e l’asilo”. Lasciando gli stati soli a scegliere come procedere in loco. Procedimenti che possono essere tra i più vari: tra cui la detenzione di minorenni in carceri, la chiusura dei confini ed atti legali che non permettono un fluido ricongiungimento con i famigliari presenti in altri Paesi. In alcuni Stati ai confini, la Polizia abusa del proprio potere e pratica violenze dure.

Traumi senza cure

Psicologicamente parlando i minorenni sono facilmente prede e vittime di tratta, abusati e sfruttati, maltrattati e ignorati. Legalmente capita che vengano rispediti in Libia, Turchia ed Egitto, nonostante i patti nazionali ed internazionali che obbligano gli Stati ad accertarsi della loro età e a tutelarli più dei migranti maggiorenni.

Le tracce che rimangono dalle traversate e dai trattamenti, in questi bambini e ragazzi rimangono traumi perpetui che non potranno mai definitivamente scomparire in quanto traumi successi in giovane età, forgiandone il carattere e la vita. Depressione, abbandono, autolesionismo e suicidio, sono casi frequenti.

Bambini senza infanzia, in un’isola che non c’è e non ci sarà mai fino a quando non si considererà il problema dei ”minorenni non accompagnati” un reale problema da abbattere.

Prima si spera, di realizzare che ciò che sta succedendo può essere potenzialmente un crimine dell’umanità. Un’ umanità che si volta e lascia morire la linfa delle future generazioni. Minori lasciati morire, senza sicurezza, salute e istruzione. Una condanna a un’umanità condannata così a essere cieca e senza futuro.

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