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Politica

Election Day: rischio caos nel governo

L’election day si avvicina e per i partiti di governo potrebbe non essere una bella notizia.

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Domani avrà inizio la tornata elettorale del 20 e 21 settembre: una spada di Damocle appesa sulla testa del governo, ancora più pericolosa quest’anno nello scenario di ricostruzione post pandemico. Gli italiani sono chiamati alle urne per eleggere 7 nuovi presidenti di regione e per esprimersi, tramite un referendum, sulla riforma della Costituzione che prevede un taglio del numero di parlamentari.

Il gioco delle opposizioni

I principali gruppi di opposizione attendono con ansia l’election day. Un occasione unica per dare uno scossone al governo, secondo i leader di questi partiti. E per il governo la giornata si appresta ad essere una Caporetto. In Liguria, Veneto e Marche la destra è in netto vantaggio, con addirittura una riconferma quasi plebiscitaria di Zaia in Veneto. Solo in Campania il centro-sinistra di De Luca è in leggero vantaggio. La partita si gioca invece in Puglia e Toscana, dove nella prima l’opposizione sembra in leggero vantaggio e nella seconda la situazione è di parità.

Anche il referendum avrebbe potuto essere usato dalle opposizioni come leva contro il governo, così come è stato nel 2016 con Renzi. Tuttavia, la maggior parte dei partiti, esclusi Azione e +Europa per il no e il M5S per il sì, ha preferito non fare attiva campagna elettorale sul tema. Nelle varie votazioni in parlamento infatti, tutti i gruppi politici hanno votato a favore della riforma. Solo poche voci fuori dal coro emergono ogni tanto dall’immobilismo e lassismo dei partiti, esprimendo il loro dissenso, soprattutto all’intero della Lega e del Pd.

Il futuro del PD

Per il Pd queste elezioni saranno un test di gradimento sulla loro azione nel Conte II. In Toscana, regione rossa da 50 anni, la partita con la Lega è aperta: il rischio concreto di perdere c’è, ed è più forte rispetto alla situazione dello scorso gennaio in Emilia Romagna.

Inoltre, la leadership di Zingaretti è più che mai a rischio. Negli ultimi giorni Bonaccini sta rilasciando varie dichiarazioni con critiche e commenti. Il presidente dell’Emilia Romagna sembra sempre più intenzionato a scalare il PD: dagli inviti a Renzi e Bersani, alle dichiarazioni a favore del Mes, da prendere anche a costo di attriti con gli alleati di governo.

Ma è soprattutto la base ad essere scontenta dell’attuale segretario: la totale subalternità al Movimento è ormai auto-evidente. Circola sul web una pagina di giornale del 5 settembre 2019, in cui il leader dei democratici dettava le condizioni per un eventuale governo giallorosso: via dl sicurezza, no conte bis e no taglio dei parlamentari. Eppure, il Conte II esiste ormai da un anno, i decreti sicurezza idem e Zingaretti si è recentemente dichiarato a favore della riforma costituzionale. Il tutto con la decisione di rifinanziare la guardia costiera libica, fino al giorno prima osteggiata.

Il fallimento politico, economico e sociale di questo governo è ormai dichiarato persino da Saviano, che in una recente intervista a Repubblica definisce i Dem “vapore acqueo”, e dalle Sardine, che fanno campagna contro il taglio. Il Pd si è grillinizzato e occorre una cura da cavallo per salvarsi, prima che sia troppo tardi. Se le elezioni dovessero andare male, un totale ripensamento sarebbe inevitabile e necessario, oltre che auspicabile. 

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Nato a Brescia il 9 marzo 2001, attualmente vivo a Palazzolo sull'Oglio. Frequento l'ultimo anno di liceo scientifico e Il prossimo anno studierò economia e finanza presso l'Università Bocconi di Milano. Mi interesso di politica fin da piccolo e sono iscritto ad Azione. Spero di poter dare un contributo significativo con i miei articoli. "L'essenziale è rimanere fedeli al proprio scopo"

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