Politica
L’on. Zan:” Invece che approvare la legge contro la discriminazione si continuano a proferire frasi omofobe e razziste”
Intervista a Alessandro Zan: la tolleranza verso il mondo LGBT in Italia si fa ancora desiderare nonostante 24 anni di tentativi.

Verrà approvata? Passerà indenne sotto l’occhio critico dell’opposizione? Cosa succederà se questa importante legge passerà al livello successivo? Per un pomeriggio abbiamo avuto l’onore e l’opportunità di ascoltare il portavoce di questo movimento a favore delle minoranze: Alessandro Zan, politico ed attivista LGBT italiano. Portata in parlamento come proposta nel 2019, la legge a favore della condanna dell’omotransfobia è ancora in cantiere ed in attesa di sviluppi. Ricchi di speranze e domande ben studiate, ci siamo rivolti a Zan, omonimo della legge da lui proposta:
- Allora, partiamo dall’inizio. Cosa prevede la legge Zan?
La legge Zan è una legge contro l’omotransfobia e la misoginia. In pratica interviene, allargando una legge già esistente, che è appunto la legge Mancino (la quale punisce i crimini d’odio nei confronti di qualsiasi discriminazione), permettendo di poter punire tutti quei crimini riconoscibili come incitamenti all’odio e quegli atti di violenza compiuti nei confronti delle persone lgbt e delle donne, che sono oggi le più colpite dai crimini d’odio.
La seconda parte della legge, diversa da quella penale sopracitata, permette la creazione di centri anti-discriminazione per l’assistenza di chi ha subito violenze o discriminazione per questi motivi. Quanti ragazzi abbiamo sentito sono stati sbattuti fuori di casa in quanto gay o desiderosi di convertirsi a nuove religioni?
- Nel pratico, cosa porterebbe questa legge in caso di approvazione?
Comprenderebbe una parte penale che costituisce un aggravante contro i crimini di omotransfobia e misoginia, aggravante perché le vittime di questi crimini d’odio non vengono attaccate per ciò che fanno, bensì per ciò che sono. Se una persona gay viene picchiata per strada, ad esempio, non ha commesso qualche cosa per istigare il violentatore, bensì viene attaccata in quanto la sua identità non è accettata dal prossimo. La seconda parte sarebbe concentrata sul sostegno delle vittime anche tramite campagne d’informazione e progetti nelle scuole.
- Perché la legge non è ancora stata approvata? Possiamo dire che c’è un’opposizione in parlamento? Quali sono le motivazioni?
Possiamo dire che è presente un’opposizione culturale nelle istituzioni. Siamo al sesto tentativo, il primo lo tentammo nel 1996 ed ora dovremmo essere al momento giusto: il testo è stato approvato e siamo arrivati nella camera. Ad ottobre la camera dovrebbe approvare la proposta e da lì potremo passare in senato.
C’è una forte opposizione delle destre, non posso negarlo. Invece che approvare questa legge contro la discriminazione, preferiscono continuare a proferire frasi omofobe e razziste.
Senza però avere il coraggio di esprimere apertamente il loro dissenso, dichiarano che questa legge sia liberticida e dunque spostano il focus su una questione deliberatamente falsa e dalle voci infondate. La libertà d’espressione, infatti, è tutelata da numerose leggi a favore della libera espressività. C’è un confine preciso tra ciò che è opinione, che sia condivisibile o meno, ed incitamento all’odio ed alla violenza. Non potendo così dire che l’estensione della legge gli proibirebbe di poter essere omofobi e razzisti, si rifugiano dietro questa falsità della violazione della libertà d’espressione.
- Lei pensa che in futuro possa esserci una maggiore apertura mentale e sensibilità sull’argomento? È più un problema anagrafico o culturale?
Penso che il grosso della partecipazione, sia in negativo che in positivo, stia partendo dai giovani. Una faccia della medaglia mostra molti ragazzi che partecipano ai pride: sono sensibili all’argomento e predisposti ad avere una maggiore apertura mentale. Dall’altra parte, purtroppo, abbiamo l’estremo opposto: molte violenze, soprattutto di stampo razzista ed omofobo e mosse solo da ideali sbagliati.
- Perché l’Italia, secondo lei, è ancora tra i paesi meno tolleranti in Europea riguardante il mondo lgbtq?
Purtroppo l’Italia è ancora un paese chiuso mentalmente. Secondo la Rainbow Map europea, infatti, l’Italia ha un grado di tolleranza pari al 23%. Basti pensare che anche solo Inghilterra e Germania hanno un grado di tolleranza pari al 60% per capire che l’Italia non brilla per apertura mentale. Il problema dell’Italia è che purtroppo manca una legge per la tutela della comunità LGBTQA+

- Cosa si può fare nel proprio piccolo per sensibilizzare le persone alla tolleranza e al rispetto dell’identità di genere, etnia ed orientamento sessuale?
I gay sicuramente devono avere meno paura nell’esporsi con amici e nell’ambiente domestico. Bisogna creare un’ambiente dove si possa parlare liberamente del proprio essere senza temere le discriminazioni. La verità è che si dovrebbe parlare di più di questi argomenti nelle scuole e far capire agli italiani che discutere di queste tematiche e capirle è importante ed è necessario parlarne sin da subito.
- Lei ha fatto un coming out molto sofferto, cosa consiglierebbe ai ragazzi e alle ragazze della mia età che hanno paura di rivelarsi per ciò che sono?
Beh, direi che non c’è una vera e propria regola. Bisogna aprirsi e dire ciò che si prova anche se spesso non finisce bene. Spero in un futuro dove non dovrà essere necessario fare coming out con qualcuno per farsi accettare per come si è.
- Noi siamo una coppia dalla mentalità piuttosto aperta, ci scambiamo spesso i vestiti e lottiamo su chi abbia il colore di smalto più bello. Cosa potremmo dire a chi trova tutto questo strano o discutibile?
Ci sono ancora molte persone che, purtroppo, non hanno una mentalità abbastanza aperta su queste cose; il concetto di femminilità e mascolinità tossica sono molto diffusi e questo danneggia le menti dei giovani. Ormai il concetto di maschio e femmina è molto più fluido rispetto a prima e che non bisogna sentirsi a disagio o sbagliati nell’esprimere se stessi.
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Leon Pappalardo

Chiara Pollio
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