Cultura
Lo Street Artist Andrea Villa:” Bisognerebbe cambiare gli italiani partendo dall’istruzione”
Comparsi nella notte tra l’uno ed il due novembre 2020, i manifesti affissi ai totem pubblicitari a Torino stanno facendo il giro dei social.

“Senza conservatori e senza rivoluzionari, l’Italia è diventata patria naturale del costume demagogico.” Andrea Villa, detto il “Banksy torinese”, commenta così il suo ultimo “attacco d’arte” citando Pietro Gobetti.
Comparsi nella notte tra l’uno ed il due novembre 2020, i manifesti affissi ai totem pubblicitari tra piazza Zara e la rotonda di viale Dogali a Torino stanno facendo il giro dei social suscitando scalpore per la loro denuncia diretta al movimento “No Mask”: “Morto da patridiota“, la frase ormai celebre scritta su sfondo bianco che presenta una lapide in stile americano con inciso sopra il motto dei famosi “no mask”.
Una presa di posizione dura e diretta quella dell’artista, che denuncia esplicitamente questo movimento ormai in crescente diffusione che mette in dubbio le attività ospedaliere arrivando a negare totalmente che sia in atto una pandemia. Interessati a questa nuova opera comparsa per le strade italiane, abbiamo contattato Andrea Villa per poter sapere di più su quello che è questa opera e la sua linea di pensiero:
- Iniziamo da una breve presentazione: chi è Andrea Villa?
Mi piace definirmi come uno che analizza il mondo in cui vive.

- Che percorso di studi ha affrontato?
Sono autodidatta, ora lavoro a tempo pieno nel mondo pubblicitario ed artistico e devo dire che questa scelta per me è stata fondamentale per la definizione della mia carriera e mentalità.
- Come è nata questa passione per l’arte e la street art?
Della street art mi piace il fatto che sia un tipo di arte diretta e non vagliata da possibili intermediari. Si comprende subito e senza giri di parole.
- Parliamo un po’ della sua ultima opera: Morto da Patridiota. Come è nata l’idea?
In questo periodo mi sto concentrando sull’analisi della comunicazione tramite i media, e di come l’uomo può interfacciarsi tramite essi. L’idea mi è venuta studiando il personaggio di Pier Paolo Pasolini, e soprattutto i suoi commenti sulla semplificazione dell’informazione che porta l’uomo a semplificare anche i ragionamenti e la comprensione della realtà.
Cerco sempre di far recepire bene e chiaramente, mi piace vedere le reazioni delle persone di fronte alle mie opere.
- Secondo lei, cosa spinge le persone a voler rifiutare le norme in vigore per il contenimento della pandemia?
Sicuramente la sfiducia riscontrata in una classe intellettuale di sinistra che purtroppo non ha saputo dialogare con il popolo.

- Crede che l’arte di strada possa avere un impatto nella mente delle persone? Migliorerà qualcosa in futuro?
L’arte di strada è morta, internet è la nuova arte di strada. Io non mi definisco uno street artist.
- Nel suo profilo Instagram è presente un immagine satirica rappresentante Matteo Salvini. Potrebbe dirci qualcosa riguardo l’opera?
Lascio libero sfogo all’interpretazione di chi segue i miei lavori. Le citazioni sono sparse in ognuno dei miei lavori.
- Cosa pensa possa essere meglio per l’Italia, politicamente parlando?
Bisognerebbe cambiare gli italiani, partendo dall’istruzione e dalla cultura.
- Cosa pensa di poter accendere nella mente delle persone con queste sue opere controverse e decise?
A mio parere, notarle e pensarci è già l’inizio di un processo di cambiamento.
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