Sport
Griezmann contro il colosso Huawei a favore della democrazia
Griezmann ha interrotto il contratto con Huawei sospettando che la società collabori con la Cina per discriminare la minoranza uigura.

Che lo sport sia continuamente e innegabilmente interconnesso all’attualità è ormai cosa nota. Non c’è avvenimento socialmente rilevante che non venga ripreso da atleti di ogni tipo, che sfruttano la loro popolarità per proiettare sul palco del mondo il loro credo.
Sono ancora pochi a prendere posizione ma il numero è in costante crescita. In alcune leghe sportive questo aspetto “sociale” è più visibile, su tutti ricordiamo il netto appoggio dell’NBA al movimento Black Lives Matter e, pochi giorni fa, l’abbandono del campo da parte di Psg e Istanbul Başakşehir durante una partita di Champions dopo che il quarto uomo ha usato epiteti razzisti per rivolgersi al giocatore Demba Ba. L’ultima ruota aggiunta a questo carro di atleti-eroi in costante crescita è Antoine Griezmann, calciatore francese attualmente nella rosa del Barcellona.
La carriera di Griezmann

Antoine Griezmann nasce a Mâcon in Francia il 21 marzo 1991. Da subito appassionato al calcio, cerca di entrare nelle squadre giovanili delle città vicine alla sua ma viene quasi sempre scartato a causa della struttura fisica troppo esile. A 15 anni lo nota la Real Sociedad e gli regala il biglietto d’oro per la sua carriera. Griezmann mostra fin da subito eccelse qualità tecniche abbinate a velocità, intensità e grande fiuto per il goal. Dopo oltre 200 presenze ufficiali con il club, arriva il trasferimento all’Atletico Madrid che completa la maturazione calcistica del giocatore.
Nella capitale spagnola conquista i cuori di tutti i tifosi Colchoneros grazie a prestazioni super e viene premiato dalla fiducia del mister Simeone. Nel 2018, una volta divenuto il miglior marcatore straniero della storia dell’Atletico, le petit diable approda nel Barcellona del genio Messi per la modica cifra di 120 milioni di euro. Qui però la qualità dei compagni è notevolmente maggiore e Griezmann per ora fatica a trovare la continuità nelle prestazioni mostrata a Madrid.
L’impegno sociale del calciatore
Il campione del mondo francese non è certo nuovo a dichiarazioni in sostegno delle minoranze o di accuse verso chi abusa del proprio potere. In una intervista rilasciata al periodico a tematica LGBTQ+ “Têtu” il calciatore si era schierato nettamente contro l’omofobia che ancora attanaglia il mondo del calcio sostenendo come il maschilismo regni ancora sovrano in campo, e facendo la seguente promessa:
“L’omofobia è un delitto. Se sentirò frasi omofone uscirò dal campo”
Qualche settimana fa l’ennesima denuncia di Griezmann: in Francia è stato documentato il tremendo episodio razzista da parte di quattro poliziotti filmati mentre picchiavano violentemente il produttore Michel Zecler che ha riportato diverse ferite. Il tutto è stato pubblicato dal sito di news Loopsider e poi condiviso da diverse star francesi come Mbappè e lo stesso Griezmann, che su Twitter scrive:
“Soffro per la mia Francia”
L’episodio Huawei
Nel 2017 Griezmann diviene il principale ambasciatore Huawei in Europa, firmando un contratto da svariati milioni di euro a stagione. Qualche giorno fa però il calciatore attraverso un post su Instagram decide di interrompere il legame con il produttore di dispositivi tecnologici per forti dubbi legati all’attività dell’azienda in Cina e i loro stretti rapporti con la dittatura cinese.

“In seguito a forti sospetti sul fatto che Huawei avrebbe contribuito allo sviluppo del Uyghur Alert grazie al software di riconoscimento facciale, annuncio l’interruzione immediata della mia collaborazione con l’azienda. Colgo l’opportunità per invitare Huawei non solo a respingere queste accuse, ma anche ad attuare azioni concrete il più presto possibile per condannare questa repressione di massa, utilizzando la sua influenza per contribuire al rispetto dei diritti umani e delle donne nella società.”
Di cosa parliamo?

Come molti sanno, la Cina oggi non è sicuramente in lizza per vincere il premio come nazione leader nel rispetto dei diritti umani o come ambasciatrice ONU nella lotta contro le discriminazioni.
Il governo cinese è a tutti gli effetti una dittatura che viola ogni forma di libertà: di espressione, di stampa, di religione. Attraverso la censura e il totale controllo del web sono poche le notizie affidabili che provengono dalle città cinesi, e tra queste la più sconcertante riguarda la minoranza islamica degli uiguri, il principale gruppo etnico della regione occidentale dello Xinjiang. Secondo una recente indagine del Washington Post e diversi rapporti di Ong, Huawei avrebbe collaborato con il governo cinese per progettare un software di riconoscimento facciale che, sulla base dei tratti somatici, segnala alla polizia la presenza di un uigure. Secondo l’Human Rights Watch il governo di Pechino ha arrestato e deportato in campi di rieducazione politica circa un milione di uiguri solo degli ultimi anni.
La reazione

Huawei ha negato subito ogni tipo di coinvolgimento con la faccenda affermando di non aver mai progettato software di riconoscimento e di non avere nulla a che fare con la società Megvii, indicata come principale programmatrice del “Uyghur Alert”. Quello che emerge però dalle ultime indagini del Washington Post è che le due società cinesi abbiano collaborato a lungo e sembra difficile che Huawei fosse allo scuro di tutto.
Prima di Griezmann anche Ozil, calciatore dell’Arsenal, si era schierato a favore degli uiguri denunciando quello che stava accadendo nella regione cinese e la risposta del governo non si è fatta attendere: stranamente la partita tra Arsenal e Manchester City in programma pochi giorni dopo le dichiarazioni di Ozil non è stata trasmessa dalle tv cinesi.
Quindi, dopo l’ennesima denuncia pubblica davanti a più di 30 milioni di followers (quelli di Griezmann), stiamo a vedere quale sarà questa volta la risposta del governo. La linea dura è pressoché scontata, ma vedremo le conseguenze del gesto solo se qualcuno riuscirà a superare la barriera di censure e omertà che ha reso la Cina una sorta di bunker informativo, da cui nulla trapela se non viene prima approvato dai piani alti.
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