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Quando la somatizzazione grida: AMATI

L’inconscio comunica col nostro corpo e quando il dolore non fluisce si creano dei blocchi che si riversano su di esso per delle emozioni arcaiche irrisolte.

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La somatizzazione si ha quando una emozione molto forte si riversa sul corpo per svelare delle cose che la mente nasconde, l’inconscio è il primo elemento su cui lavorare, dato che esso comunica col nostro corpo. Stress, ansie paure, ferite si rivelano a noi causando per esempio un malessere fisico. La nostra mente cerca di reprimere determinate emozioni e così facendo non fluisco e non si osservano. Ma quando certi disturbi, per l’appunto arrivano, sono un dono per guarire alcune cose al quanto profonde, esse diventano un campanello di allarme.

Una dottrina che lavora su ciò è la metamedicina (ogni sintomo ha un significato), una medicina per l’anima che si sottopone al risveglio della coscienza, risveglia la persona per avere più padronanza della vita. Non a caso, meta in greco significa al di là e invece in sanscrito, la parola meta significa : amore e compassione.  Di per sé è un aiuto a vedere l’origine della malattia, partendo dalla psiche, donando una consapevolezza emotiva.

Lo stesso Ippocrate diceva: “Se sei malato, scopri innanzitutto cosa hai fatto per diventarlo“. E’ una chiave alla consapevolezza per aprirsi alla libertà, anche se si soffre, questa sofferenza smascherata porta alla verità più pura di sé stessi. La scoperta dei vari labirinti mentali è un risveglio evolutivo, un cammino diverso dalle abitudini da sempre intraprese. Quando si presenta una determinata malattia è fondamentale la non identificazione con essa, tu hai la malattia, non sei malato.

Dolore

Dolore, ascoltarlo onorarlo e capirlo senza una identificazione. Un profondo dolore soffocato negli anni inconsciamente è il primo step, che solitamente deriva dall’infanzia, ha radici molto profonde per somatizzarsi nel corpo. Ma è essenziale non cercare il “sé” nella mente, la verità per l’appunto la si deve ascoltare nel corpo, le energie che si muovono dopo un determinato evento o semplicemente dopo una determinata parola… Il corpo comunica sempre per smascherare arcaiche ferite.

Il dolore di per sé si nutre solo di altro dolore, naturalmente questo avviene inconsciamente ma ha conseguenze permanenti perché ne siamo vittime; almeno finché non apriamo gli occhi e una volta aperti, certi schemi si dissolvono da soli. Addirittura si può avere una guarigione o miglioramento fisico dopo di ciò. Rompere comportamenti abitudinali e disfunzionali è il primo passo alla consapevolezza, ma è necessario una forte determinazione nel voler conoscersi.

Alcune dottrine spirituali affermano che il dolore è una perfetta illusione che tiene in gabbia, ma in realtà è il dolore che risveglia dall’illusione mentale se lo sai accogliere nel giusto modo, altrimenti ovviamente ti terrà in gabbia. Nel momento in cui avviene l’osservazione con padronanza, il vero sé emerge dominante, questo di conseguenza comporta ad avere il controllo del dolore e non il contrario; tanto che si stacca dal corpo e dalla mente e diventa una entità a sé che deve essere solo accettata e amata come verità esistente. L’attenzione è come un fascio di luce che varca alla verità è essenziale osservare e far fluire il dolore per non far si che crei dei blocchi.

Il senso di colpa

La trappola del super ego risuona ancora nello spirito malato, tanto che ha gravi conseguenze sia per l’apparizione di un disturbo sia nel percorso della malattia stessa. Il senso di colpa è una rabbia in questo caso verso se stessi. Non sempre questo è un processo conscio ma può essere un sintomo inconscio ereditato da emozioni disfunzionali rispetto una determinata situazione. Spesso succede nelle malattie con una familiarità che ci si prenda carico di ciò, per senso di colpa, ma anche per svariati motivi più profondi a seconda del soggetto.

E’ una gabbia che nasce se non si vive nel giusto modo il dolore, una trappola profondamente inconscia.

E invece la paura…

Il malessere si mantiene a causa della paura. L’eros, quando non si esprime per paura o per senso di colpa si riversa quasi sempre con la rabbia. Che inconsciamente in quanto antisociale viene repressa anche quest’ultima. Ecco che la repressione dell’eros e della rabbia scatena la malattia, ma la cosa più preoccupante è che si sviluppa come una cosa abituale, e tramutandosi in “normale” avviene questo procedimento di rimozione e appunto si scatena la malattia. La malattia è data sempre da una verità negata.

L’eros e la malattia

La perdita dell’eros è invalidante, specialmente perché questo avviene inconsciamente per abitudine, che rappresenta la perdita del piacere, della purezza, libertà.. Il bambino assopisce ogni sentimento pur di adattarsi al gregge. Non da un peso vero alle relazioni e esperienze. Baratta la sua passione in cambio della considerazione del gregge e in questa follia è portato alla malattia.

Questa “norma” ci anestetizza dalla realtà, facendoci allontanare dalla nostra vera guida, il corpo. La normalità diventa quindi una sorta di psicosi. Quando si sveglia una malattia è anche perché il nostro corpo ci sveglia dal fatto che ha bisogno di attenzioni, piacere e contatto. Il piacere e il contatto per l’appunto sono l’espressione che utilizza l’anima e la esprime sul corpo.

L’eros unifica eliminando il conflitto interiore, stabilisce semplicità dove c’è complicazione. Il linguaggio dell’eros ha un forte impatto sulla malattia, tanto che se non viene tradotto la stagnazione della malattia è palese. Il suo parametro principale è la sensualità. Per sconfiggere ogni trappola mentale è essenziale la consapevolezza di questo campo. La principale trappola sono i pregiudizi e la perdita di contatto con noi stessi questa ignoranza porta a far sbocciare la malattia nel nostro corpo è come un “fil rouge”… Una persona che sta male dovrebbe recuperare il suo senso della vita.

L’Ego

Le cellule somatiche registrano come un nastro e rilasciano le sensazione assorbite, dopo averla assorbita la mente la elabora come convinzione, “rafforzando” il corpo stesso di questo male e il sistema immunitario si indebolisce di conseguenza. Convinzioni inconsce alimentano energie covate dall’ego, perché i disturbi avvengono direttamente dall’eccessiva potenza del nostro ego e quando permettiamo al nostro io di guidarci perdiamo ogni purezza e desiderio, eliminando dalla nostra memoria il nostro senso della vita.

L’ego tende a trasmettere la convinzione che le cause siano esterne, di base c’è una impotenza nel prendersi responsabilità, ma secondo voi perché quando siamo agitati per esempio il cuore batte forte? Perché c’è una sinergia fra mente e corpo, molto importante per l’appunto la consapevolezza per riuscire a farsi un quadro generale. La verità è che non può esso dominarci perché non è capace di gestire i bisogni autentici di una persona, dato che si fonda su memorie del passato. L’ego di per sé è solo una creazione della mente ordinaria, intellettuale. Per questo motivo esso non è in grado di controllare la vita.

Inconsciamente possono accadere molte cose, come per esempio: la convinzione di meritarsi una determinata malattia, può esserci un forte desiderio di attenzione, rispecchiato negli altri, in quanto incapaci di darlo a se stessi, sensi di colpa per l’appunto, dolore, più frequentemente: l’uso della malattia come scusa x allontanarsi da emozioni negative ( esempio: disturbi genitali per evitare di affrontare problemi di genere sessuale). ECC…

Ma perché mai una malattia ci segnala che dobbiamo amarci? Beh quando ci facciamo guidare dalla mente analitica di conseguenza ci allontaniamo dai nostri bisogni più essenziali. Al contrario succede quando decidiamo di seguire il cuore, spostando la nostra attenzione dove è presente la più vera verità, il corpo. “Amarsi significa concedersi di vivere esperienze, concedersi di amare gli altri, accettando le loro esperienze”( Lize Bourbeau) . La cosa più importante è in ogni caso perdonarsi

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Sono una ventenne autrice di emozioni. Mi sono fatta trasportare dalla passione per la scrittura, che di conseguenza mi ha portata a frequentare la facoltà di lettere. Per continuare in un futuro a coltivare scrivendo, la mia voglia di abbattere le mura di protezione che le persone si creano per la paura di conoscere.

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