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Cultura

Curare la democrazia significa ripartire dalla cura verso il prossimo

Il saggio di Giorgia Serughetti analizza uno dei nuovi dilemmi emersi con l’avvento della pandemia da Covid-19: economia o salute, profitto o cura?

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Nessuno si salva da solo. Sembra una delle solite frasi fatte, uno dei classici principi generali da tirare fuori quando non si ha più nulla da dire. Eppure, in un tempo sconvolto da una crisi pandemica che entrerà nella Storia, nulla appare più scontato da dire. In particolare su questo tema. Il saggio di Giorgia Serughetti edito da Nottetempo, “Democratizzare la cura / Curare la democrazia” si inserisce in questa riflessione, in questa spaccatura del tempo che il Covid-19 ha portato nelle vite di gran parte della popolazione mondiale. Perché mai come in questi mesi di profonde trasformazioni sociali sono emerse tante lacune nel nostro sistema sociale che prima non vedevamo. E ci siamo sentiti tutti più soli proprio nel momento in cui sentivamo più forte il bisogno di cura.

Le disuguaglianze non raccontate

Giorgia Serughetti inizia la sua trattazione parlando delle proteste negli Stati Uniti in seguito alla morte di George Floyd, di come la disuguaglianza tra le persone si sia acuita in seguito alla pandemia anche nei paesi in cui il sistema di welfare è avanzato. Chi non possedeva una casa, un’assistenza familiare adeguata, una condizione economica sufficiente per vivere si è improvvisamente trovato abbandonato dalla società, isolato poiché anche le altre persone si erano isolate, da solo di fronte al disagio più profondo e drammatico. In quei frammenti di società, in quei volti sofferenti, lì lo Stato e la società sono mancati nella forma più letterale del termine. Non ci sono stati poiché si sono dimenticati di queste realtà, e pertanto non hanno messo in campo misure adeguate per fare fronte a questa grande necessità di cura che avevano queste persone.

“La pandemia di Covid-19 ha messo a nudo a livello globale un gigantesco, diffuso bisogno di cura. Un bisogno al quale nessun sistema pubblico, in nessuna parte del mondo, si è trovato preparato a rispondere.”

Giorgia Serughetti

LA CURA ALL’ULTIMO POSTO Emerge nel saggio una riflessione sulla grave responsabilità dello Stato italiano in merito alla scelta di investimenti pubblici negli ambiti che riguardano la cura del cittadino: il sistema sanitario, la scuola, i servizi educativi e riabilitativi ecc. Questi settori essenziali per la vita e la crescita delle persone in una comunità sono state nel corso dei decenni sottoposti ad un costante sottofinanziamento, che ha portato ad indebolire questa “rete di sicurezza” per il cittadino. Lo scoppio della pandemia di Covid-19 non ha fatto altro che far emergere in tutta la sua cruda realtà i limiti di questi sistemi ormai depauperati, sofferenti e, in linea generale, poco attrezzati per reggere il contraccolpo della crisi. È chiaro che questa situazione di emergenza ha colpito tutto il mondo, ma il caso italiano è particolarmente emblematico: mentre viene scritto questo articolo, l’Italia ha superato i 60.000 morti per Covid-19 dall’inizio dell’epidemia, ed è al primo posto in Europa in questa drammatica classifica.

Produzione vs riproduzione

Nel corso degli ultimi decenni si è vista un’accelerazione del modello del mondo capitalista, basato sulla produzione e il consumo di beni. I tempi della vita, così come quelli del lavoro, hanno accentuato una frenesia e velocità già incrementata al tempo della rivoluzione industriale, ma adesso caratterizzata da un altro elemento particolarmente rilevante: l’accesso delle donne nel mercato del lavoro ha posto sempre più sostanzialmente la questione della sostenibilità del lavoro con la cura dei figli e la loro crescita. In poche parole, tra la produzione e la riproduzione.

SQUILIBRIO NELLA CURA – Nel caso particolare della famiglia, le attività che riguardano l’accudimento della casa e dei figli in questo periodo di lockdown e restrizioni è caduto ancora una volta principalmente sulle donne e sulle madri, gravate non solo dalle faccende domestiche ma anche dal lavoro. Giorgia Serughetti fa notare nel saggio che anche questo aspetto della cura sia passato in secondo piano, sostituito da quello molto più pressante del ritorno alla produzione e al consumo di beni.

“Se, come sostiene Joan Tronto, la cura non è più ‘di casa’ nelle nostre società, si può dire che in questi mesi sia tornata ‘a casa’.”

Giorgia Serughetti

L’interconnessione delle vite e dei destini

Il saggio lascia al lettore un messaggio preciso: è necessario per tutte le società, in particolare per quella occidentale basata ancora sull’individualismo e sul consumismo, rivedere l’intero sistema sociale su cui si basa la vita di comunità. Non più al centro l’uomo in quanto tale, ma invece la cura per l’essere umano come valore cardine del sistema. Questo principio deve guidare poi tutti gli altri, nella costruzione di nuovo patto sociale e di una rinnovata solidarietà tra gli abitanti del pianeta Terra. Per portare alla nascita di una vera “democrazia della cura”.

“Scrive Tronto, […] la cura è un’attività della specie che comprende tutto ciò che facciamo per mantenere, perpetuare e riparare il nostro mondo in modo da poterci vivere al meglio.”

Giorgia Serughetti

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Appassionato di relazioni di genere, psicologia sociale e politica internazionale, scrivo sul blog nazionale della community dei Millennials su queste tematiche. Sono nato a Trieste il 27 luglio 1997 e sono stato Senatore Accademico all'Università degli Studi di Trieste dall'aprile 2019 all'ottobre 2020. Ho conseguito il 15 ottobre 2020 nella stessa università la laurea triennale in Scienze Politiche e dell'Amministrazione, con una tesi in sociologia politica. Attualmente frequento il corso magistrale in Comunicazione Giornalistica, Pubblica e d'Impresa all'Università di Bologna. Sono iscritto al partito Italia Viva dal settembre 2019 e sono attivista presso l'associazione di promozione sociale RIME di Trieste. Dal gennaio 2020 sono anche responsabile dell'Ufficio Stampa dell'associazione ProgettiAmo Trieste e dal novembre 2019 coordino a livello locale un gruppo di discussione politica tra giovani.

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