Politica
I 100 anni del PCI: dallo stalinismo al riformismo
100 anni fa nasceva il Partito Comunista Italiano: dallo stalinismo al riformismo, breve storia della sinistra in Italia.

Sono passati pochi giorni dal centesimo anniversario dalla fondazione del Partito Comunista italiano. Salutato da attuali membri della sinistra e da nostalgici come l’evento che ha portato alla nascita del riformismo italiano, persino personaggi di stampo liberal-sociale, come la renziana Bellanova, si sono sprecati in una cascata di parole di encomio. Ma 100 anni fa non c’è stata la genesi del riformismo italiano, se mai qualunque velleità collettivistica possa essere chiamata riformatrice, ma la nascita di un partito sovietico e fortemente dogmatico, che ha portato l’Italia del dopoguerra in un pericoloso bilico tra il Mondo Libero e il blocco socialista.
Dalla liberazione al crollo della prima repubblica

È il 21 gennaio 1921 quando a Livorno i massimalisti del Partito Socialista Italiano si staccano dalla frangia “riformista”, per abbracciare in toto l’idea di rivoluzione bolscevica, fondando il Partito Comunista d’Italia (che solo nel 1943 assumerà il nome di PCI). È la cosiddetta scissione di Livorno, capitanata da personaggi come Gramsci, Terraccini, Bombacci e Bordiga.
Il PCI è protagonista di tutto il ventennio fascista, ed è certamente vero che, operando in clandestinità, ha avuto un ruolo centrale nell’organizzazione partigiana che ha portato alla Liberazione, oltre che alla fondazione della Repubblica. Ma il mantra di quegli anni è chiaro, ed è quello che dominerà la filosofia del partito anche nei primi anni del secondo dopoguerra: fascismo e democrazia liberale sono la stessa cosa.

Negli anni ’50 l’amore per l’URSS è il tratto distintivo del partito: “Gloria eterna all’uomo che più di tutti ha fatto per la liberazione e per il progresso dell’umanità” recita la copertina de L’Unità il giorno della morte di Stalin, avvenuta il 5 marzo 1953.
È solo anni dopo che avviene effettivamente una svolta democratica, resa pienamente operante sotto la guida dello storico segretario Berlinguer, teorizzatore della via italiana del socialismo. Il distacco dall’Unione Sovietica porta così alla nascita dell’eurocomunismo, un sodalizio tra i partiti comunisti europei.

Infine, la stagione del PCI finisce in concomitanza con il crollo della prima Repubblica. La caduta del muro di Berlino del 1989 è un bagno di realtà per la dirigenza guidata da Occhetto, che, nel 1991, cambia nome al partito, dando vita al Partito Democratico della Sinistra, ormai pienamente socialdemocratico.
Il comunismo oggi e la svolta della sinistra italiana

Negli ultimi anni, nell’era post-ideologica, l’idea comunista sembrava essere ai margini della dialettica politica. La sinistra italiana ha subito nel tempo diverse trasformazioni. I maggiori partiti di sinistra, l’Ulivo prima e il PD poi, hanno negli anni abbracciato principi socialdemocratici e social-liberali, fino ad arrivare, durante la parabola renziana, al primo governo italiano veramente blairiano.
Oggi però la sinistra italiana sembra essere nuovamente in balia di posizioni post comuniste e populiste, come dimostra il matrimonio tra PD e M5S, che sta di fatto allontanando tutto ciò che di veramente riformista c’era nella mondo della sinistra nostrana. Una minoranza formalmente comunista tuttavia permane: partiti come Sinistra Italiana e soprattutto il nuovo PC guidato da Marco Rizzo sono ancora operati all’interno del panorama politico italiano.
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