Cultura
“Dieci storie quasi vere” di Daniela Gambaro
Il libro di Daniela Gambaro, edito Nutrimenti, è stato fra i finalisti del Premio Calvino, distinguendosi per la sua narrazione del femminile e del piccolo.

Lievi e autoconclusivi. Sono così, i racconti contenuti in “Dieci storie quasi vere” di Daniela Gambaro edite dalla casa editrice Nutrimenti, finalista al Premio Calvino.
“Una seconda menzione speciale della Giuria va a Dieci storie quasi vere di Daniela Gambaro, una raccolta di racconti che ha come filo rosso il femminile nei suoi aspetti di oscurità, di mancanza, di desiderio, particolarmente incentrata sul tema della maternità variamente declinato e delineato. Punto di forza del testo una scrittura consapevole, attenta al dettaglio e rivelativa di un buon controllo sui meccanismi emotivi e narrativi“.
la giuria del premio calvino
Storie intessute dentro le vite di persone comuni, che si trovano a fronteggiare eventi significativi nell’ordinarietà del tempo che scorre. La scrittura scorre leggera, modulata sul ritmo dei diversi narratori interni alle storie, si compone fra mescolanze linguistiche, idioletti di coppia, e dialetti dei luoghi. Il libro si apre su un racconto d’amore puerile (Giovasco), di un tempo delle mele ormai dimenticato dalle nuove generazioni, immagini che scorrono in un luogo di campagna, fra giochi semplici di scoperta della sessualità e dell’amore.

Ogni storia è diversa. I personaggi non sono legati fra loro e possono leggersi in un’intervallo di tempo abbastanza ridotto, catapultandosi ogni volta in una nuova realtà, con ritmi propri. La scrittrice gioca con anticipazione e flashback nella costruzione di strutture narrative accattivanti, che tengono il lettore incollato allo scritto.
Sono storie semplici, ma che nascondono al loro interno una riflessione su temi importanti e sempre attuali: l’amore, la purezza, il ruolo genitoriale, il ruolo della donna nella società, la depressione post partum, la perdita di una figlia. Argomenti difficili, che l’autrice riesce a toccare con grazia e levità, irrorando la narrazione di ironia ed eleganza. “Dieci storie quasi vere” è un libro d’esordio che ha il sapore della maturità e ha saputo far propria la grande lezione di Carver sulla scrittura in sottrazione, priva di ridondanze e retoricità inutili.
L’autrice: Daniela Gambaro

Daniela Gambaro, seppur sta esordendo con questo romanzo, non è nuova all’arte della narrazione. Infatti, laureata in Scienze della Comunicazione, lavora come sceneggiatrice per cinema e tv (Zoran, Mollami). Ma i due tipi di scrittura sono molto differenti, come racconta nell’intervista a Remweb:
“Cinema e letteratura sono due mondi confinanti, che attingono l’uno dall’altro, ed entrambi soddisfano il mio desiderio di avere a che fare con storie e personaggi. Al di là delle differenze di linguaggio, la grande diversità è la natura solitaria del lavoro dello scrittore rispetto a quella comunitaria dello scrivere sceneggiature. In alcuni momenti può essere più divertente e proficuo lavorare in gruppo, in altri, in cui ho voglia di occuparmi del mio mondo interiore, è più semplice farlo scrivendo in prosa, da sola”.
“Questa come ti dicevo è una dimensione che ho ritrovato da poco, ma sento che mi era mancata e, al di là della possibilità di pubblicare ancora, vorrei mantenerla. Alcune di queste storie forse potrebbero anche diventare un soggetto, come “Cherie” o “La Llorona”, altre potrebbero essere un corto, come “Mia sorella si illumina”. Altre ancora potrebbero costituire un mondo di partenza da cui attingere altre storie, ma scrivendo questi racconti io non pensavo alla possibilità di un adattamento cinematografico, mi godevo semplicemente uno spazio di libertà”.
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