Cultura
Il Controcampo: Golden Globes 2021 – Vincitori e Criticità
Ieri sono stati assegnati i Golden Globes del 2021 ma chi sono i vincitori? Qual è stato il momento più commuovente e quali sono state le critiche? Ripercorriamo insieme la serata di ieri.

Si è conclusa ieri sera l’attesa cominciata quasi un mese fa per chi, fra i film candidati ai 78esimi Golden Globes, avrebbe portato a casa l’ambito premio. E ieri più che mai, “portare a casa” è stato un termine decisamente accurato, perché tutti i candidati si sono collegati all’evento dalle proprie case, mentre la cerimonia si è tenuta in contemporanea da New York e Los Angeles.
“Un evento che sarebbe potuto essere una email” scherzano le conduttrici Amy Poehler e Tina Fey, ma senz’altro un’edizione per i libri di storia. Fra i quadretti familiari che si sono distinti vi è Jodie Foster, collegata ai Golden Globes con la moglie e il cane. Ma chi sono i vincitori? E perché sta spopolando l’hashtag #TimesUpGlobes?
Jodie Foster, migliore attrice non protagonista

Jodie Foster, dal divano di casa sua, ritira il premio per miglior attrice non protagonista per The Mauritanian. Trionfa come miglior film drammatico e miglior regista Nomadland di Chloé Zhao (che ha debuttato a Sundance nel 2015 con Songs My Brothers Taught Me), con le musiche del maestro Einaudi. Zhao ha festeggiato il suo essere la seconda donna in tutta la storia del premio a ricevere un premio come miglior regia: la prima donna era stata Barbra Streisand per Yentl nel 1984.
Infatti Streisand non ha esitato a farsi sentire su questa decisione, twittando: “Era ora! Congratulazioni Chloé! Ben meritato!”. Questa è sicuramente la prima criticità ai Golden Globes portata avanti nella serata: la pausa di 37 anni fra un premio e l’altro, possibile davvero che non vi siano state altre donne in questi anni? In ogni caso, il primo passo per migliorare questo è assegnare il premio ad una donna, e questo è fatto. Vedremo se passeranno meno di 37 anni per il prossimo premio.
Laura Pausini per la miglior canzone

L’Italia torna sul red carpet con Laura Pausini, vincitrice del Golden Globe per la miglior canzone per Io Si (Seen) per La vita davanti a sé (disponibile su Netflix) per la regia di Edoardo Ponti con Sophia Loren. Commossa, Pausini ha ringraziato la giuria sia in italiano che in inglese: “Sono così orgogliosa, ho la pelle d’oca. Grazie mille”. La nomination agli Oscar che sembrava solo un’idea lontana si sta lentamente trasformando in realtà.
Tra film e serie tv
Trionfo anche per The Crown, che ha vinto il premio per miglior serie drammatica, e hanno ricevuto il premio anche Emma Corrin (Lady D nella serie), Josh O’Connor (il principe Carlo) e la favolosa Gillian Anderson nel ruolo della Iron Lady. Sul lato della commedia, ha vinto Schitt’s Creek (inedito in Italia). Vittoria anche per Borat – Seguito di Film Cinema, film a cui chi vi scrive è particolarmente affezionata, nonché a Sacha Baron Cohen come miglior attore protagonista in una commedia.
Di film con Cohen si è anche distinto Il Processo ai Chicago 7, vincitore della migliore sceneggiatura firmata da Aaron Sorkin. Altri vincitori sono stati Minari come miglior film straniero, La regina degli scacchi e I Know This Much Is True. Una donna promettente, film di Emerald Fennell, è stato nominato per 4 Globes ma non ne ha portato a casa nessuno.
La vincita postuma di Chadwick Boseman

Un momento sicuramente commovente è stata la vincita postuma del Golden Globe come miglior attore drammatico per Ma Rainey’s Black Bottom di Chadwick Boseman, l’eroe di Black Panther scomparso tragicamente l’anno scorso. La vedova di Boseman ha accettato il premio e risposto che Boseman “direbbe qualcosa di bellissimo e di grande ispirazione che amplifica la piccola voce che abbiamo dentro di noi e direbbe di tenere duro perché ce la faremo.” Delle parole di conforto del Black Panther che sicuramente servono a tanti oggi, mentre l’Italia e il mondo si avvicinano ad una nuova ondata di malattia, crisi e chiusure. Snobbato invece l’ultimo film di Spike Lee, Da 5 Bloods – Come fratelli (disponibile su Netflix).
Una maggiore presenza della comunità nera nella giuria

Secondo Lee, che invia i due figli come ambasciatori ai Globes, c’è ancora molto da fare sul piano della rappresentazione nella Hollywood Foreign Press, il che ci porta alla seconda parte delle polemiche alla serata. I presentatori ci sono, ma non bastano. Le nomination ci sono, ma anche queste non bastano. L’hashtag #timesupglobes, condiviso da star fra cui Shonda Rhimes e Ava DuVernay, richiede una presenza della comunità nera anche nella giuria, in coloro che decidono i film che arrivano ai Globes.
Ad ulteriormente rappresentare l’eccellenza nera fra i vincitori vi sono anche l’elegantissima Andra Day per The United States vs. Billie Holiday e Daniel Kaluuya (lo conosciamo tutti per Get Out – Scappa, vincitore di miglior attore non protagonista per Judas and the Black Messiah. Avevo già segnalato in un mio precedente articolo un’intervista ad Andra Day a Sundance, per l’evento “Women Breaking Barriers”.

Un’edizione dei Golden Globes ricca di sorprese e di orgoglio (specie per gli italiani), ma che lascia anche molto a cui riflettere. Agli ultimi Globes, quando il 2020 era solo all’inizio, nessuno si sarebbe mai immaginato che la pandemia prendesse questa piega e che le proteste di Black Lives Matter rivoluzionassero globalmente il modo di concepire il razzismo, e non possiamo più far finta di vivere in un mondo pre-2020.
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