Cronaca
Vivere a colori
La terza ondata ormai è arrivata anche in Italia e se in tutto lo stivale molte regioni passano dal giallo al rosso, la Sardegna prova la grande emozione di essere la prima e unica regione in zona bianca.

Eccoci qui, ancora in bilico tra un lockdown e un altro che ci ha profondamente cambiati. Da una parte speriamo che la vecchia normalità torni sovrana, dall’altra abbiamo paura che questo avvenga, e ci riporti ad una pericolosa rinata socialità.
I nuovi colori dell’Italia

Il Governo Draghi è ormai in fase operativa e ha subito dovuto affrontare una situazione pandemica aggravata dalla circolazione delle varianti su tutto il territorio. Il 26 Febbraio, il Governo ha consegnato la bozza del nuovo Dpcm alle Regioni che avrà valenza dal sei marzo al sei aprile.
Basilicata e Molise passano in zona rossa, mentre Lombardia, Marche e Piemonte passano dalla zona gialla a quella arancione. Tale decreto, al fine di bloccare questa terza ondata, prevede:
- Italia ancora divisa in colori con l’aggiunta di un quinto colore: l’arancio scuro;
- Stop allo spostamento tra regioni fino al 27 marzo. È consentito recarsi nelle seconde case in zona gialla e arancione anche se si trovano fuori regione ma soltanto se la casa è disabitata. Dunque, non è possibile recarsi nella seconda casa con amici e parenti né fare viaggi per turismo;
- Bar e ristoranti la sera saranno ancora chiusi. Asporto e consegne a domicilio sono consentiti nelle zone rosse e arancioni;
- nelle zone rosse barbieri e parrucchieri chiusi. Saranno garantiti solamente gli esercizi commerciali di prodotti essenziali;
- Riapertura musei, teatri e cinema dal 27 marzo;
- Apertura scuola: fino a un minimo di 50% in presenza e un massimo del 75%. Ma la questione è ancora aperta.
Insomma, per ora, abbiamo un Draghi che assomiglia troppo a Conte. L’unica differenza che possiamo riscontrare é il passaggio da un’eccessiva comunicazione ad un silenzio che si abbina meglio al mood degli italiani. Ma siamo sicuri che “ non comunicare” sia la scelta giusta? Forse sarebbe opportuno trovare un giusto compromesso, ossia una buona comunicazione.
La Sardegna in bianco

Da sarda doc dovrei rallegrarmi del fatto che la mia splendida isola da oggi si trova in zona bianca. Questo sentimento, però, non nasce spontaneo ma solo dopo il frutto di un ampio ragionamento riflessivo. Se penso al fatto che l’isola oggi detiene l’indice Rt più basso d’Italia – allo 0,68 cioè con 29,47 casi ogni 100.000 abitanti – trovo motivata tale decisione. Tutto ciò può rappresentare una boccata d’ossigeno per tutti quei ristoratori che, da un anno a questa parte, stanno soffrendo una crisi incommensurabile.
Le regole, dunque, cambiano per il popolo sardo, almeno fino al 15 Marzo. Le seguenti “lievi” limitazioni sono state introdotte dall’ordinanza, adottata il 28 febbraio, del Presidente Christian Solinas:
- Bar e pub aperti fino alle 21;
- Ristoranti aperti fino alle 23;
- Coprifuoco che slitta dalle 22 alle 23:30 fino alle 5 del mattino;
- Dalla settimana prossima,in relazione all’andamento degli indicatori epidemiologici, potranno essere riaperti anche palestre, centri commerciali nel weekend, e i luoghi della cultura.
Attenzione però, anche in Sardegna circola la variante inglese. Per questo si è decisione di stabilire delle zone rosse in alcuni comuni come: Bono, San Teodoro e la Maddalena.
Nonostante, dunque, un primo impulso di felicità per aver raggiunto la tanto attesa libertà, il popolo sardo nutre anche qualche timore. La grande incognita riguarda la lentezza nella somministrazione dei vaccini per cui, aprire così prematuramente, potrebbe riportare ad un aumento repentino e considerevole dei contagi. Oggi sono arrivate nell’isola le prime dosi da somministrare agli over 80. Gli anziani, nel frattempo, lamentano qualche disguido dovuto alla poco agevole ricezione degli sms di richiamo alla vaccinazione.
Un appello alla responsabilità

Mi appello alla responsabilità di tutti i sardi, sono ancora parole d’ordine: distanziamento sociale, mascherina e igiene delle mani. Anche se abbiamo buoni numeri rispetto al resto dell’Italia, la zona bianca non significa la fine della pandemia. Dobbiamo cercare di mantenerli sotto controllo nel tempo anche a fronte della circolazione della variante inglese in varie zone dell’isola.
Questo “liberi tutti” richiede una maggiore responsabilità, consapevolezza e senso civico. Pur avendo la possibilità di riunirci come ai vecchi tempi, dobbiamo trattenere, ancora per un po’, questo comprensibile impulso. Solo con questo atteggiamento, unito a una rapida somministrazione del vaccino, possiamo sperare in una stagione estiva meravigliosa.
Manteniamo l’isola dei nuraghi bianca!
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