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Cultura

Tra gatti e lockdown il cielo stellato fa le fusa

Un gatto che narra una strana quarantena: ecco Il cielo stellato fa le fusa di Chiara Francini, edito Rizzoli. Un libro che ci racconta un lockdown in maniera diversa e originale.

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Chiara Francini è di certo una figura estremamente poliedrica nel panorama artistico italiano: tra le varie cose prevalentemente attrice, presentatrice, doppiatrice. Il grande pubblico non si aspetterà dunque di ritrovarla anche scrittrice; o magari se lo aspetterà pure in un periodo piuttosto buio per la letteratura come quello attuale, nel quale i primi posti della classifica delle vendite sono stati spesso occupati da cuochi, presentatrici e cantanti, ma lei non ha assolutamente nulla a che vedere con questo filone.

Chiara Francini ha infatti ciò che manca anche a molti scrittori che grazie alla sola propria scrittura pagano le bollette: una storia. E – il che non guasta mai – anche la penna giusta per poterla raccontare. Le basi teoriche, d’altronde, sono importanti: un 110 e lode in Lettere con una tesi in italianistica all’Università degli Studi di Firenze non è certamente cosa da poco.

A queste solidissime fondamenta, Chiara Francini aggiunge poi una struttura importante nel suo quarto romanzo, “Il cielo stellato fa le fusa”, edito da Rizzoli e uscito in tutte le librerie nel dicembre del 2020. L’anno nefasto della pandemia che ha sconvolto tutte le nostre esistenze è chiarissima ispirazione per le parole dell’autrice: tema portante della costruzione letteraria della Francini è una clausura, termine che sembra di gran lunga più poetico dell’abusato “lockdown” degli ultimi dodici mesi.

Nove persone in quarantena e un felino

La quarantena narrata dalla Francini coinvolge nove persone e un felino. Proprio il felino, l’altezzosissimo (come ogni felino che si rispetti) e bellissimo (vedi parentesi precedente) gatto fulvo della magione Rollone il Vichingo, fa da narratore di questa vicenda.

Proprio la narrazione stessa è uno dei principali punti di forza di questo romanzo, come ogni volta nella quale una meta-narrazione è effettuata bene: il gatto è infatti voce narrante e motore immobile (d’altronde i gatti dormono sedici ore al giorno) di altre novelle, quelle dei nove personaggi.

“Il cielo stellato fa le fusa” è infatti una riproposizione in chiave moderna del Decameron di Boccaccio, reinterpretazione voluta proprio dai suoi stessi personaggi: essi si ritrovano infatti, sorpresi dall’improvvisa quarantena, a convivere forzatamente nella località di Villa Peyron al Bosco di Fontelucente, meravigliosa struttura di Fiesole, tra le colline della Toscana, dove si erano incontrati per per un convegno di Cibo e Cultura.

Il luogo è perfetto per rimetter mano al cassetto in cui tutti rilegano i ricordi del liceo inerenti alle dieci novelle per dieci personaggi scritte dal genio toscano nel quattordicesimo secolo. D’altronde, anche chi non aveva la fortuna di trovarsi in una villa toscana ha fatto correre il pensiero alla raccolta di novelle, e non sono stati pochi durante la nostra primavera di reclusione i meme – vero specchio della nostra epoca – che portavano la richiesta di altre nove persone con le quali raccontare storie.

Tra Decameron e Rollone il Vichingo

I personaggi creati da Chiara Francini, variegati diversi tra di loro come la situazione creativa richiede, risultano a tratti stereotipati, ma è un peccato veniale che si può perdonare a chi è costretto a uno sforzo immaginativo così importante. Raccontando storie essi si conoscono e si fanno conoscere da noi lettori. Per quanto possano sforzarsi nel ricalcare lo stile di Boccaccio essi restano però sempre nove, e questo li costringe a creare un espediente per ovviare al problema: oltre a raccontare la propria storia, decideranno così di raccontarne una anche dal punto di vista del gatto, che si ritrova così a essere contemporaneamente cornice e quadro, penna e scritto, narratore e narrato.

Ogni storia narrata crea un piccolo ecosistema narrativo, mai troppo lungo, quasi sempre abbastanza organico. Quello di Chiara Francini è uno sforzo ambizioso, che molti hanno pensato ma che lei per prima ha realizzato in questa veste pandemica. Raramente infatti le riproposizioni di grandissimi classici riescono a essere totalmente apprezzati dal pubblico dei contemporanei: troppo alte sono spesso le aspettative, troppi i paralleli ricercati con l’originale, troppo gravoso il peso del paragone.

Eppure Chiara Francini riesce a difendersi energicamente, tenta un azzardo e lo vince: la lettura risulta infatti scorrevole e piacevole, e nonostante la voluminosità del libro, che arriva a 336 pagine, si può leggere tranquillamente in una sera, se si è ancora in una situazione di quarantena come i protagonisti del romanzo, o al massimo in due, se come previsto da decreto si sta a casa per le ventidue e si inizia immediatamente la lettura.

“Il cielo stellato fa le fusa” si configura dunque come un libro rilassante, un’oasi piacevole in un deserto di tanto stress da notizie nefaste, e con sarcasmo e leggerezza riesce in un’operazione complicata al limite del titanico: riuscire a far sorridere, anche solo per un istante, leggendo qualcosa inerente alla pandemia.

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