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Cosa sarà successo questa settimana nell’NBA? Scopriamolo insieme
Oggi andremo a vedere cosa è successo nella magica serata dell’All Star Game, dove da qualche anno si prova candidamente a scollinare quota 200 punti senza difendere nemmeno col sopracciglio.

Bentornati amiche e amici della pallacanestro a stelle e strisce! Oggi andremo a vedere cosa è successo nella magica serata dell’All Star Game, dove da qualche anno si prova candidamente a scollinare quota 200 punti senza difendere nemmeno col sopracciglio, e lo stato di salute delle squadre a metà campionato. What time is it? GAME TIME
Iniziamo dalla gara delle stelle, quest’anno molto speciale (o per meglio dire diverso) per due motivi. Entrambi legati alla pandemia di COVID19. La prima particolarità è stata quella dell’evento in un’unica serata, cosa mai accaduta in precedenza. Skills Challenge, Slam Dunk Contest e All Star Game si sono sempre tenuti in giornate diverse; stavolta per motivi di prevenzione si è scelto di non distribuire l’evento su più giornate. La seconda particolarità sono state le maglie. L’NBA ci ha abituato negli ultimi trent’anni a strategie di marketing incredibili.
I più avranno notato che le maglie di quest’anno erano praticamente una copia di quelle degli Indiana Pacers, ma con scritte diverse. Non è stato un errore. In principio l’All Star Game 2021 si sarebbe dovuto giocare proprio a Indianapolis (annuncio a fine 2017) e le maglie erano pensate proprio come omaggio alla città ospitante. A causa della pandemia, si sarebbero ritrovati potenzialmente due eventi nello stesso periodo ad Indianapolis: All Star Game NBA e March Madness (il torneo del campionato NCAA). Così l’NBA ha scelto una nuova location, trasferendo la serata ad Atlanta, e ha rimandato l’evento in Indiana al 2024.
La gara “snobbata” dai media

Lo Skills Challenge è stato abbastanza brutto. Partiamo dal presupposto che è stata una gara sempre snobbata anche dai media, ma quest’anno i giocatori ci hanno messo molto anche del loro per non farla seguire proprio da nessuno. Doncic si è presentato in tuta, senza essersi nemmeno riscaldato. Chris Paul, uno dei migliori play della Lega e sicuro Hall of Famer, ha sbagliato una serie di movimenti base che manco Charles Barkley in Space Jam quando viene umiliato dalle ragazzine al campetto. Per la cronaca: Sabonis ha vinto, prendendosi la rivincita dopo la bruciante sconfitta dello scorso anno.
Three Point Contest: e indovinate chi la vince? Ma ovviamente il miglior tiratore della lega e uno dei migliori della storia! Curry sta frantumando ogni record dall’arco (e non solo), avvicinandosi a grandi falcate al mito Ray Allen per maggior numero di triple messe a segno in carriera. Ha bissato il successo del 2015 lottando in finale contro un ottimo Conley, che all’All Star Game nemmeno doveva parteciparci e che si è trovato ad Atlanta come sostituto dell’infortunato Booker (che a sua volta sostituiva Davis, anche questa una prima volta).
Veniamo allo Slam Dunk Contest, eccezionalmente trasformato in passatempo per l’intervallo della gara. Da Michael Jordan a Vince Carter, da Dwight Howard a Nate Robinson, è sempre stata una gara emozionante e molto spettacolare. Tutto ciò che non abbiamo visto quest’anno. Nemmeno un 50, già questo la dice lunga. C’è chi ha definito la giuria troppo severa. E c’è chi ha guardato la gara. Ha vinto Simons con questa prelibatezza finale: schiacciata con bacio al ferro durante l’esecuzione. Peccato che lo abbia mancato di parecchi centimetri.
E quindi diciamo un bacio con distanziamento sociale, per rimanere in tema. Il vincitore avrebbe dovuto essere Obi Toppin, promettente rookie dei Knicks, per quanto fatto vedere. Inizio con una reverse al volo di una difficoltà impressionante, in seconda battuta volo sul compagno di squadra Randle (206cm) e suo padre e a chiudere il terzetto la classica windmill. In finale ha tirato fuori una acrobazia alla Vince Carter, con palla in mezzo alle gambe da distanza notevole dal canestro, quasi dal tiro libero. Avrà tempo per rifarsi, l’atletismo e il talento non gli mancano.
Quantomeno lo Slam Dunk Contest è stato preso seriamente dai partecipanti e non è stata la parata di stelle che giocano alle belle statuine. Chiudiamo con la gara vera e propria, se così possiamo chiamarla: Team Lebron VS Team Durant. 170 a 150. Possiamo esordire dicendo che sicuramente da piccolo Lebron era molto bravo a scegliersi i compagni di squadra al campetto. James rimane in campo poco più di 13 minuti, una passerella che si è potuto permettere visto l’arsenale offensivo a disposizione: Curry e Lillard hanno giocato a chi segnava da più lontano, iniziando a centrare la retina da centrocampo e chiudendo con un 8/16 a testa dalla lunga distanza. E già questo sarebbe bastato. Aggiunteci un Antetokoumpo perfetto che ha chiuso con 35 punti e
16 su 16 dal campo conditi da 7 rimbalzi e 3 assist. Ah e dal premio di MVP della serata ultrameritato. Da segnalare, a parte le difese inesistenti su cui torniamo tra un attimo, la gara di alley oop tra playmaker andata in scena nel Team Lebron. Da rivedere Chris Paul. Si diceva della difesa. Da qualche anno ormai, l’NBA sta studiando nuove formule rispetto al tradizionale East vs West per rivitalizzare la competizione della gara, ma oramai i giocatori hanno scelto di non difendere e qualunque versione si scelga andrà così.
Si è capito che agli spettatori piace più vedere un 360 in campo aperto che sfonda il canestro piuttosto che una penetrazione in mezzo a 4 difensori e mani che volano ovunque. L’augurio è che la serietà dell’All Star Game torni preso di casa, prima che l’evento perda di ogni significato e chiamino la Nazionale Cantanti a giocare contro gli Harlem Globetrotters. Voto complessivo alla serata: 6,5.
All Star Game significa anche giro di boa, e quindi siamo a metà stagione! Qualche pronostico è stato rispettato, qualcuno no. Tra sorprese e riconferme, andiamo a vedere lo stato di salute della 30 squadre della Lega.
Minnesota Timberwolves 8-29: come al solito a pagare è sempre l’allenatore. Via Saunders, monta in sella Finch. Ma i risultati non cambiano. Una vittoria nelle sei partite della nuova gestione e vecchi problemi. Nonostante un Towns versione orchestra del Titanic, la squadra fatica dannatamente in attacco, risultando una delle peggiori della NBA(28esima). Le percentuali al tiro combinate tra tiro da 3, tiro nel pitturato e tiri liberi sono da film horror. Si parla di trade per Collins o Gordon, ma attualmente Minnesota non ha gli assets giusti per potersi permettere questi scambi. Lupi o pecorelle smarrite?
Detroit Pistons 10-27 ci si sforza di vederli in prospettiva, ma questa prospettiva francamente non sembra esserci. Non sono riusciti a ricavare nulla da Griffin, anche se ormai è solo la copia sbiadita del giocatore che potevamo ammirare all’All Star Game solo due anni fa. Curiosità: è una delle poche squadre, insieme a Nets, Suns e Wizards, che ha un record migliore contro le franchigie con un record positivo (sopra lo 0.500) rispetto a quando incontra squadre sulla carta più abbordabili (<0.500). Appena arrivato Diallo da OKC, potrebbe aiutare Detroit a non chiudere fanalino di coda in una conference dove si può pensare di arrivare a disputare i playoff anche con record negativo.
Houston Rockets 11-25 un solo dato può esprimere al meglio la situazione attuale in casa Rockets: 15 sconfitte consecutive. Non sono ultimi nel nostro Power Ranking solo perché hanno un roster nemmeno così malaccio e soprattutto una difesa che non è un colabrodo. I dolori sono tutti dell’attacco che non gira e il tiro perimetrale è da rivedere, soprattutto in una NBA moderna dove se non sai tirare e segnare dalla tua metà campo, non vai lontano. Chissà cosa frulla nella testa di John Wall in questo momento.
Orlando Magic 13-25 Orlando riparte con un cappottone di quasi 30 punti contro gli Spurs. La stagione sembra già compromessa e il futuro quanto mai incerto. La dirigenza, approfittando di questa stagione, sta accelerando per un rebuilding. Speriamo di non assistere ad una seconda metà di stagione farsa, propensa solo a tankare. L’attacco semplicemente non esiste e in queste ultime due settimane, sarebbe utile un intervento a riguardo.
Cleveland Cavaliers 14-23 i Cavs riescono a fare peggio dei Magic offensivamente e già questa è una notizia. Ottima notizia i rientri di Love e Nance Jr, Sexton non poteva fare tutto da solo. Love è in aria di trade, ma se ne parla a fine stagione (e chi si accolla un contrattone da oltre 90 milioni di dollari in 3 anni per un 32enne che ha già avuto diversi problemi fisici?).
Sacramento Kings 15-22 una difesa che subisce in media 119 punti a partita come la definireste? L’attacco gira e pure benino, ma ogni sforzo viene vanificato dalla pochezza difensiva. Sembra che anche quest’anno i Kings dovranno accontentarsi di rimanere una incompiuta con tante belle speranze per il 2021-2022
OKC 16-21 27 scelte nei prossimi 6 anni. La dirigenza ad Oklahoma non vuole sentir ragione: il futuro sarà in mano ai prossimi talenti che usciranno dai Draft. Ok, ma nel frattempo? Si vivacchia, sfoderando qualche buona prestazione. Il roster sicuramente ha risentito delle partenze importantissime di Paul e Gallinari, ma il futuro sembra decisamente radioso.
New Horleans Pelicans 16-22 Con i Pelicans sicuramente ci si diverte. Offensivamente la squadra è ottima, producendo uno dei miglior attacchi della Lega, La crescita incredibile di Zion Williamson è un altro tassello fondamentale per questa squadra: fermato da un infortunio lo scorso anno, questa stagione viaggia a colpi di ventelli ogni sera (oltre 25 punti a partita in media) e soprattutto tirando col 60% dal campo. Il talento in questa squadra non manca, considerando che oltre a Zion, anche Ingram è un All Star. Se Lonzo Ball esplodesse, questa squadra potrebbe regalarci annate spettacolari. Serve costanza e pazienza.
Washington Wizards 14-22 una squadra che schiera Westbrook e Beal non dovrebbe avere problemi a lottare per i playoff, soprattutto se ad est. Dopo un inizio disastroso e un proseguimento ancora peggio, i Wizards si trovano solo un mese fa con 6 vittorie e toccavano il fondo. Westbrook è salito in cattedra e a forza di triple doppie ha portato la sua nuova combriccola ad un record di 8-3. Si riaccende il lumicino per Washington, ma in questa seconda metà di stagione non dovrà sbagliare nulla. Difficile per una squadra che il deserto intorno a due superstar.
Indiana Pacers 16-20 Turner è una macchina da guerra in difesa, Sabonis e Brogdon lo sono in attacco. Ma allora come mai i Pacers non riescono a venire fuori da questa mediocrità? Prestazioni altalenanti e un attacco che non ingrana come dovrebbe. Eppure la classifica sembra più severa di quella che sarebbe oggettivamente. Si vocifera una trade che coinvolge Love e Turner, darebbe una definitiva vocazione offensiva a questa squadra, con un reparto di lunghi atipici tiratori davvero notevole. Ma siamo sicuri che Indiana sia disposta a sacrificare uno dei migliori difensori della lega per Kevin Love?
Chicago Bulls 16-20 dopo la sconfitta con gli Heat, i Bulls si dimostrano forti con i deboli e deboli con i forti. Sostanzialmente è una squadra che fa il bello e il cattivo tempo a seconda di cosa combina LaVine in campo, che contro le squadre con un record negativo viaggia intorno ai 35 a partita. Servirebbe un terzo violino per LaVine e Markkannen.
Toronto Raptors 17-20 l’involuzione di Siakam rappresenta quella di una intera squadra che non riesce a trovare la quadra, altalenando buone prestazioni a partite dove una sedia difenderebbe meglio. Toronto ha tutte le carte in regola per arrivare ai playoff e non raggiungere questo traguardo minimo sarebbe indubbiamente un fallimento.
Atlanta Hawks 17-20 Arrivati al giro di boa possiamo dirlo: gli Hawks non stanno rendendo come avrebbero dovuto. Un mercato estivo scoppiettante, ha circondato di talento la stella luminosissima del firmamento georgiano dal nome Trae Young. I playoff non sono lontani, ma serve il talento di Bogdanovic -appena rientrato dopo uno stop di 25 partite- per raggiungerli.
Memphis Grizzlies 17-17 Ci sono Brooks, Morant e Valanciunas dietro questo vero e proprio rally che sta facendo Memphis. La squadra è solida e non è mai facile spuntarla con i Grizzlies. Le note dolenti sono quelle offensive, soprattutto sottocanestro: sono tra i peggiori della NBA. Serve pescare dai free agent, con due-tre innesti, questo roster molto democratico è da playoff.
Charlotte Hornets 18-18 Michael Jordan col suo bel sigarotto si starà godendo due tra le mosse di mercato più criticate nell’ultimo anno. Lamelo di sta dimostrando decisamente più in palla di suo fratello Lonzo e Hayward non sta facendo rimpiangere, per ora, la valanga di soldi con cui lo hanno convinto a spostarsi a Charlotte (120 milioni in 4 anni). L’alchimia sembra essere stata trovata, vedremo se saranno anche costanti. Ci sono anche loro per la postseason!
Golden State Warriors 19-19 Dopo un passaggio a vuoto, i Warriors tornano a fulminare l’NBA con un Curry in grande spolvero! Forse fin troppo. La sua presenza/assenza in campo si sente prepotentemente e influenza la percentuale al tiro in modo determinante. La squadra non riesce a trovarsi in attacco ed è una delle peggiori per punti realizzati. Oubre si sta riprendendo, dopo un inizio stagione shock. Sembrano lontani i fasti di pochi anni fa, ma i Warriors sono sempre temibili.
New York Knicks 19-19 alzi la mano chi credeva in questa squadra. ESPN a inizio stagione li dava ultimi in tutta la Lega. I Knicks hanno trovato in Randle (nel club 20-10-5 quest’anno) il loro salvatore, con toni quasi biblici. L’innesto di Rose non può che portare a questa squadra maggiore esperienza e produzione offensiva nei momenti topici. La difesa organizzata da Thibodeau è perfetta, ora manca da migliorare l’attacco. Dei Knicks così compatti e organizzati non li si vedevano da anni, tanto da far ritornare l’entusiasmo in città (cosa non facilissima). Ora puntano ad una seconda metà di stagione ancora più sorprendente. Dove potranno arrivare?
Boston Celtics 19-18 Tanto talento, poca continuità. I Celtics continuano la loro annata sulle montagne russe e l’impressione è che questo sia un anno di transizione. Senza infamia e senza lode sia l’attacco, 12esimo della NBA, sia la difesa, 16esima della NBA. Si può fare di più con questo roster.
Dallas Mavericks 19-17 con la loro difesa colabrodo, si spiega il 12esimo posto nel nostro Power Ranking solo con due parole: Luca Doncic. Un fenomeno puro. Sono riusciti a riprendersi dopo un periodo non facile e ora guardano alla seconda metà di stagione con atteggiamento più positivo. Se Dallas riuscisse a prendere un altro All Star più sano di Porzingis, questa squadra potrebbe puntare al titolo.
San Antonio Spurs 19-15 Dice un vecchio adagio: mai scommettere contro gli Spurs. Mai così poche palle perse in 25 anni e un rapport assist/turnover assurdo, mai visto prima nella storia della NBA. Così si spiega la stagione sopra le righe di questi Spurs sul viale del tramonto e in attesa di una ritinteggiata alle pareti. Popovich meriterebbe una statua.
Miami Heat 20-18 nove vittorie nelle ultime dieci partite sono il campanello d’allarme per tutta l’NBA: gli Heat non se ne sono mai andati e ora ve ne accorgerete. Butler e Dragic si stanno caricando la squadra sulle spalle con la temporanea assenza di Adebayo e Olynyk sta facendo il resto. I vicecampioni in carica non hanno alcuna intenzione di sfigurare quest’anno, ma serve incrementare la produzione offensiva. Occhio al mercato, ci sono parecchie trade che includono gli Heat.
Portland Trail Blazers 21-15 le copertine se le prende tutte Lillard, ma la verità è che la forza di Portland è la panchina: lunga e talentuosa. La squadra sta dimostrando di poter dire la sua contro ogni avversariae l’attacco ha percentuali monstre. Con una svolta in difesa, Portland sarebbe davvero da titolo. Per ora accontentiamoci della pioggia di triple.
Denver Nuggets 22-15 Jokic in formato MVP, per due mesi è stato nella top tre degli assistman della NBA. I Nuggets segnano 17 punti in più ogni 100 possessi con Jokic sul campo, rispetto a 100 possessi senza di lui. Uno dei giocatori più determinanti della NBA sta viaggiando a 27.2, 11.1 rimbalzai e 8,5 assist. Col supporting cast che si ritrova Denver e una fase difensiva in crescita, crediamo possa scalare a breve le posizioni della Conference.
Los Angeles Clippers 25-14 Tyronn Lue sta sistemando difensivamente una gioiosa macchina da punti. Primi in NBA per percentuale del tiro da tre e dei tiri liberi, ora i Clippers sono chiamati al definito salto di qualità che si attende dalla coppia Paul-Griffin. Eppure sia Lue che Leonard si sono espressi con toni poco entusiastici sulla attuale posizione in classifica dei losangelini. Indubbiamente ci sono stati dei passaggi a vuoto per una squadra che punta al titolo, ma c’è ancora metà stagione per migliorarsi.
Los Angeles Lakers 25-13 le ultime partite senza Davis si sono fatte sentire e i Lakers hanno subito dure sconfitte che li hanno fatti scivolare dietro ai Suns. Offensivamente la squadra sta rendendo malissimo, a corto di idee; e pure la difesa, che rimane la migliore della lega per punti concessi, ha subito qualche contraccolpo. Ma il cuore dei campioni è infinito, così come il talento di Lebron. Lui è il giocatore con più canestri realizzati con 6 secondi o meno sul cronometro. I Lakers per ora si aggrappano al loro Re, per arrivare nella posizione migliore per difendere il trono ai Playoff.
Milwakee Bucks 23-14 Due anni arrivarono fino alle finali di Conference, che mancavano da 18 anni. Lo scorso anno buttati fuori dai sorprendenti Heat. E quest’anno? Antetokoumpo viaggia a 29 punti e 11,6 rimbalzi. La squadra segue il due volte MVP e fresco MVP dell’All Star Game, ma l’impressione che si ha è che manchi qualcosa. Come nel caso di Dallas: con un secondo violino di livello assoluto, ogni dubbio sarebbe dissipato
Philadelphia 76ers 26-12 Doc Rivers non può lamentarsi: la sua squadra da inizio stagione è al comando della Conference. La squadra senza Simmons comunque ha continuato la sua marcia di avvicinamento ai Playoff e ora, almeno per due settimane, dovrà fare a meno di Embiid. Il roster è di assoluto livello ed è profondo e servirà ogni giocatore per un Marzo intensissimo dove si affronteranno Bucks, Warriors, Lakers, Clippers and Nuggets. Vedremo se i 76ers sono pronti per l’anello.
Phoenix Suns 25-11 dopo i Knicks, eccoci all’altra sorpresa di questa stagione. Sono bastati due innesti di qualità per cambiare completamente una franchigia: Paul e Crowder. L’addio di Oubre non si sta facendo sentire e nella Valley sembrano aver dimenticato già la straordinaria prestazione nella Bolla che stava per valere un pass per i playoff tanto insperato quanto meritato. Phoenix da gennaio ha perso solo tre partite e con un Booker sempre più stella assoluta e un Ayton da 14 e 11, la strada sembra tracciata. I Jazz distano solo poche partite e riportare la franchigia a 15 anni fa, ai tempi di Nash Stoudemire e Marion, fino allo scorso anno sembrava una barzelletta. Attenzione, perché i Suns stanno trattando per Drummond, che significherebbe blindare la difesa e allo stesso tempo avere soluzioni offensive importantissime anche in area, per la gioia di Chris Paul che nel frattempo macina record da hall of famer.
Brooklyn Nets 25-13 l’arrivo di Blake Griffin sancisce i Nets come l’armata da battere. Irving, Harden, Durant, Griffin e Jordan. Questo il quintetto di superstelle che si giocherà molto probabilmente l’anello tra qualche mese. E il problema per i loro avversari è la mentalità: i Nets sono 13-2 contro le squadre con un record positivo (oltre lo 0.500), segno che comunque non è un caso se stiano tallonando Philadelphia in testa alla Conference. Miglior attacco della NBA, la fase difensiva lascia a desiderare. Ma Brooklyn semba Zemalandia e quindi conta fare un punto più dell’avversario per vincere. Vedremo l’innesto di Griffin come cambierà lo scacchiere della lega, ma tutto lascia presagire ad un dominio incontrastato.
Utah Jazz 28-9 nonostante il calo delle ultime settimane, rimangono la squadra da battere. Strategia vincente quella di non stravolgere il roster. Vanno bene a rimbalzo, nella top 5 in entrambi i lati del campo. Sono quarti come efficienza difensiva e offensiva. La squadra che tira,e segna, di più dalla linea da tre. Supporting cast incredibile: Mitchell non è lasciato solo. In questa cooperativa, ben sei giocatori superano la doppia cifra a partita Clarckson, Bogdanovic, Gobert, Mitchell, Ingles, Conley. Il segreto di questo gruppo è sicuramente l’affiatamento. Vediamo spesso Utah ricalcare la prima pallacanestro, quella fatta di fitte reti di passaggi per trovare l’uomo libero al tiro. Sono loro i migliori di questa prima metà di stagione!
Ci vediamo la settimana prossima per il nostro solito recap settimanale!
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