Sport
Le romantiche storie della finale di Champions
La vittoria del Chelsea ha consacrato una grande squadra ma ha anche raccontato tre miracoli sportivi: Mendy, Kante e Tuchel.

Sabato 29 maggio si è giocata la finale di Champions League, la partita più attesa dell’anno. In questa stagione sono arrivate fino in fondo Manchester City, ampiamente da pronostico considerato il valore della rosa e i più o meno tre miliardi spesi negli ultimi anni, e la sorpresa Chelsea, quarta classificata in Premier su cui nessuno avrebbe scommesso.
La partita non è stata ricchi vs poveri come si è letto da qualche parte: il City sicuramente non ha rivali per quanto concerne gli investimenti (alcuni assurdi e non giustificati) degli ultimi anni ma la squadra di Abramovich, imprenditore russo con un patrimonio da 13,8 miliardi, dal 2012 ha speso circa 1,5 miliardi di dollari, non si possono certo definire “poveri”.
A vincere la finalissima, romanticamente, sono stati i blues. Ancor più romantiche però sono le storie di alcuni dei protagonisti del match, che a Porto hanno coronato un sogno inimmaginabile.
Edouard Mendy, portiere del Chelsea

Mendy nasce in una piccola cittadina francese nel ’92 da famiglia senegalese. Si avvicina da subito al ruolo del portiere e ha la sua prima esperienza tra i professionisti con il Cherbourg, come terzo portiere. La sua squadra nel 2014 occupava lo strascico della classifica e a condannarli alla retrocessione fu, ironia della sorte, un certo N’Golo Kantè, di cui parleremo tra poco. Mendy, capendo che in quella squadra non avrebbe avuto futuro, si fida di un procuratore che gli promette di portarlo in Premier, salvo poi scomparire nel nulla, come se non fosse mai esistito.
Il portiere si ritrova così senza una squadra e di conseguenza senza un lavoro, costretto a frequentare un centro per l’impiego per avere il sussidio di disoccupazione.
“Arrivi, fai la fila, ci sono ragazzi che sbraitano alla scrivania e gente che elemosina attenzioni. Il consigliere fa del suo meglio, ma anche il più veloce possibile dal momento che dietro ci sono ancora cinquanta persone. Sei un caso tra gli altri, non presteranno più attenzione a te che agli altri.”
Dopo circa un anno, Mendy scopre che l’Olympic Marsiglia stava cercando una quarta scelta tra i pali, fa il provino e viene preso. La dedizione del senegalese per il duro lavoro è davanti agli occhi di tutti e la sua crescita è costante: dal Reims come seconda scelta poi titolare fino al Rennes, per poi approdare al Chelsea per 25 milioni di euro.
A Londra Mendy è la riserva di Kepa, il portiere più pagato di sempre, il cui rendimento è decisamente sotto le aspettative. Tuchel non ha tempo da perdere ed elegge sorprendentemente Mendy come titolare. Sabato 29 maggio tra i pali inviolati c’era proprio lui, il portiere che ha alzato la coppa dalle grandi orecchie sei anni dopo aver richiesto il sussidio di disoccupazione.
N’Golo Kantè, centrocampista Chelsea

Se negli ultimi giorni avete sentito parlare di Pallone d’oro, questo sarà sicuramente stato accostato a N’Golo Kantè.
Nato nelle periferie parigine, a 19 anni giocava nell’FC Surenses, nove gradini sotto il massimo campionato francese. Le sue doti atletiche lo portano in terza divisione, dove raggiungeva gli allenamenti in monopattino elettrico, non potendosi permettere un’auto. Acquistato dal Caen per 50 mila euro, debutta in Ligue 1 a 23 anni, in epoche in cui gli esordi si fanno a 16. Dopo una grande stagione, passa nella favola Leicester, dove avverrà la sua definitiva consacrazione. Qui vince la più romantica Premier della storia, diventando l’idolo silenzioso delle folle.
Kantè infatti, sin da bambino, conserva una timidezza che lo ha reso celebre: in ogni trofeo vinto nella sua carriera, dai tornei da bambino al Mondiale con la Francia, sono sempre stati i suoi compagni a portargli il trofeo. Lui si limitava a rimanere in un angolo, un po’ impacciato, per non disturbare.
Kantè è stato acquistato dal Chelsea per 36 milioni di euro, è stato il man of the match della finale e, portando avanti la sua Francia all’Europeo, il suo nome sarà il primo della lista per il Pallone d’oro.
“Liberté, Égalité, N’Golo Kante”
Tuchel, allenatore Chelsea

Nel 1998, un giovane difensore della terza categoria tedesca stava vivendo uno dei momenti più bui della sua vita. Un terribile infortunio al ginocchio infatti lo aveva appena costretto ad appendere le scarpe al chiodo, a soli 24 anni. Una volta chiuso il capitolo calcistico, il ragazzo cerca riscatto nell’università, dove si laurea in Economia aziendale, e nel mentre inizia a lavorare come barista.
Non avendo mai abbandonato l’amore per il campo, il giovane contatta un suo vecchio amico, tale Ralf Rangnick, che lo esorta a ricominciare come allenatore dell’Under14. Passa poi in poco tempo all’U19, poi all’U21 e infine approda in Bundesliga con il Mainz, che guida alla storica prima qualificazione per l’Europa League.
Undici anni dopo l’esordio nella massima lega, il giovane allenatore che porta il nome di Thomas Tuchel è salito sul tetto d’Europa, cinque mesi dopo essere stato esonerato dal Psg, e quel suo grande amico che gli salvò la vita, tale Ralf Rangnick, dopo gli incredibili risultati al Lipsia, è considerato oggi uno dei più grandi pilastri tedeschi in ambito calcistico.
Favole che profumano di calcio.
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