Cittadini
Cosa vuol dire vivere l’anoressia in prima persona?
La testimonianza di una ragazza che ha vissuto l’anoressia. Come è nata, le sue sensazioni e come ne è finalmente uscita.

Il 2 Giugno non è e non sarà mai una data come tante in Italia. Grazie al voto del popolo italiano, il 2 Giugno 1946 è stata la fine di un incubo. I 12 717 923 voti per la Repubblica sancirono il termine di un’era, un’era che ha macchiato la storia dell’Italia. L’esito di quel referendum è stato un toccasana per il nostro Paese, come lo sarebbe un po’ d’acqua per una pianta che vive nel deserto. Il 2 Giugno è un giorno che ha cambiato le sorti dell’Italia, perciò è una data da ricordare e da celebrare. Da 6 anni a questa parte, il 2 Giugno non è solo la Festa della Repubblica, ma anche la Giornata mondiale contro i disturbi del comportamento alimentare. Ci tengo a precisare che, con questa frase, non sto sostenendo che la Giornata mondiale contro i disturbi del comportamento sia più importante della Festa della Repubblica, ma che questa Giornata meriti più considerazione, in particolare alla luce dei recenti dati statistici.
Oggi, 7 Giugno 2021, circa 3 milioni di italiani sono alle prese con i disturbi alimentari. I dati sono in forte crescita, infatti nel 1° semestre del 2020 sono stati registrati 230 000 nuovi casi, 70 000 in più rispetto al 1° semestre del 2019. Analizzando i dati, si osserva come i disturbi alimentari siano aumentati del 300% in trent’anni e come la comparsa dei primi sintomi avvenga ad un’età media sempre più bassa. I disordini alimentari sono una vera e propria emergenza di salute mentale per le gravi conseguenze che hanno sulla salute e sulla vita degli adolescenti. Se non trattati in tempi e con metodi adeguati, i disturbi alimentari possono diventare una condizione permanente e, in casi gravi, causare la morte del ragazzo o della ragazza in questione.
La gravità dei disturbi alimentari

Secondo la American Psychiatric Association, i disordini alimentari sono la prima causa di morte per malattia mentale nei paesi occidentali. Per questo motivo la ricerca di un’adeguata terapia per i disordini alimentari sta diventando frenetica. Nel caso della bulimia nervosa, ad esempio, sono stati svolti, come riportato dalla rivista inglese The Lancet, più di 50 studi medici e corrispondenti trial. Questo conferma che i disturbi alimentari non sono, come credono in tanti, una malattia di poco conto. Secondo la gran parte delle persone, si parla di una patologia che riguarda solo ed esclusivamente l’alimentazione, quando, a dir il vero, c’è molto di più.
Sulla mia pelle: un’esperienza di DCA

Non sarò io a raccontare questo “molto di più”, ma una persona che in passato ha sofferto di disturbi del comportamento alimentare (DCA) e che, con quest’intervista, vuole non solo informare le persone su cosa si provi durante un disturbo alimentare, ma anche dare una speranza ed un motivo per battere questa malattia. In seguito l’intervista completa:
- Quando hai iniziato a soffrire di DCA? E qual è stata la causa nel tuo caso?
Più o meno nel 2017, anche se fatico a trovare un inizio ben preciso, perché io ero anoressica ancora prima dei miei svenimenti, delle mie crisi. Non ero consapevole di essere anoressica e, ad essere sincera, credevo di essere forte ed avere il controllo su tutto, compresi i bisogni del mio corpo. Prima dell’anoressia, sono sempre stata una ragazzina solare, amichevole e particolarmente vivace. Ero piena di emozioni e di desideri da voler realizzare.
Non mi sono mai preoccupata di nulla, né tanto meno dei pareri altrui. Mi ero sempre accettata per quella che ero, nonostante fossi abbastanza in carne. Questo non è piaciuto a molte persone, in particolare ad una, che mi ha ferito profondamente nel cuore. Mi ha fatto sentire così inadeguata, sbagliata ed incompresa che la mia vita, da quel momento in poi, ha preso un indirizzo diverso. Guardandola a posteriori è stato il mio primo urlo per comunicare che qualcosa mi tormentava, che stavo soffrendo.
- Cos’hai provato davanti ai primi sintomi?
Ero così fragile che la malattia si insinuò silenziosamente nelle mie giornate, nei miei pensieri e nel mio cuore, abusando delle mie debolezze e conquistando la fiducia in me stessa che avevo perso. Ho considerato la malattia come un’amica su cui poter sempre contare e non permettevo a nessuno di mettersi tra me e lei. Come la migliore amica che potessi desiderare, la malattia mi sussurrò all’orecchio che non ero più sola. Che non dovevo più farmi carico di tutto quanto.
Che potevo smettere di fare fatica. Ed io, che mi sentivo così sbagliata, così vulnerabile e così imperfetta, mi sono lasciata cadere tra le sue braccia, ringraziandola. Ho visto in lei un’ancora di salvezza, l’unica via d’uscita. Mi ha fatta sentire protetta come nessuno aveva mai fatto. Mi sentivo forte, euforica ed onnipotente al pensiero di perdere drasticamente peso e non m’ importava altro.
- Quando hai preso consapevolezza di essere una persona con DCA?
Nel 2018, quando ero in vacanza con la mia famiglia in Repubblica Ceca. In quel momento ho iniziato a chiedere aiuto, tralasciando da parte quel volermi chiudere, voluto dalla malattia. Ho chiesto aiuto perché la malattia mi aveva sfinita, perché volevo ricominciare a sorridere e perché non ce la facevo più. E non potevo fare scelta migliore di questa, perché nessuno sapeva dei miei sacrifici per mantenere quel peso, quanto volessi stare bene con me stessa ed in che modo ci provassi, quanto fosse difficile dire di “no” alle agli aperitivi con gli amici o quanta paura avessi nel dovermi presentare ai cenoni. Purtroppo, pochi sanno e tanti parlano.
- Come i DCA hanno cambiato la tua vita?
La mia vita era fatta di schemi, numeri, calorie ed iperattività. Ero terrorizzata costantemente dal terrore di fare qualcosa per cui lei non era d’accordo, qualcosa per cui lei me l’avrebbe fatta pagare in esasperanti crisi, divorata dai sensi di colpa e dalle ossessioni. Restringevo la mia vita, le mie relazioni sociali, le mie passioni. Volevo colmare quel senso di vuoto arrecato dal male sparendo, diventando un fantasma. Grazie alla malattia, avevo il piacevole potere di anestetizzare tutto quello che era attorno a me: non esisteva nessuno all’infuori del sintomo, e questo mi permetteva di focalizzarmi su un unico pensiero: “Devo dimagrire”.
Ad oggi so con certezza che quello che voleva “dimagrire” non era il corpo, ma la mostruosità di quello che avvertivo a livello emotivo, dentro di me, a cui non riuscivo a dare un nome; e allora sì che la facilità di spostare tutto sui numeri, sull’ossessività, sul corpo, è diventato qualcosa di estremamente vitale, senza quell’appoggio non sarei riuscita a sopportare l’estremo dolore che provavo dentro.

- Chi e come ti ha aiutato in questo momento?
La mia famiglia ed il mio fidanzato, che non mi hanno mai fatto mancare affetto e sostegno. Anche quando non prendevo in considerazione i loro consigli e le loro attenzioni, non hanno mai mollato. Mi considero fortunata ad avere avuto loro al mio fianco, perché ho capito che il dolore non se ne va perdendo peso, ma chiedendo aiuto e circondandosi di persone che ti amano per la persona che sei e per non quello che dovresti essere. Queste persone hanno avuto il potere e la determinazione di sconfiggere quell’idea sbagliata con la quale stavo convivendo e che mi stava ossessionando sempre di più. Il dolore guarisce con l’amore!
- Hai mai pensato di non farcela?
Si, perché vedevo la malattia come un muro che non si potesse né abbattere né scavalcare. Quando qualcuno mi domanda: “Ma se avessi pensato alle conseguenze, non saresti stata in grado di smettere?”, rispondo che nel mio caso non ho mai pensato alle conseguenze, perché vedevo la malattia come qualcosa di positivo. Ero convinta che lei fosse la mia medicina, perciò avevo paura che, non assumendola più, sarei stata peggio di prima. Per me la malattia era l’unica soluzione al mio malessere, perciò mi ero rassegnata all’idea di trascorrere la mia vita con lei.
- Vuoi lanciare un messaggio a chi è ancora dentro questo tunnel?
Quando ero vittima dei DCA, mi sentivo come in una clessidra imprigionata dal tempo. Ogni secondo un grosso granello di sabbia cadeva pesante su di me al punto da bloccarmi e soffocarmi. Vi invito a rompere la clessidra, a lasciare la sabbia alle spalle e a riprendere a respirare. Durante la malattia ero come un burattino, un pezzo di legno legato a dei fili che, se mi fossi ribellata, mi avrebbero stretto ancora di più. Trovate la forza dentro di voi e nelle persone che vi amano e tagliate questi fili, sentendovi liberi di correre nel vento.
Quando l’anoressia era la mia più cara amica, ero smarrita in un labirinto di specchi, confusa da mille immagini di me. Rompete tutti gli specchi e ritrovate voi stessi, come ho fatto io. Dopo che ho battuto la malattia, ho ricominciato a sorridere alla vita ed ho ripreso a sognare. Ho capito di essere una persona unica ed preziosa, come ognuno di noi in questo mondo, e che non era il caso di vivere una vita in bianco in nero per il giudizio delle persone. La vita è bella e dev’essere vissuta a colori. Detto questo, spero che queste parole arrivino lontane e forti e che vi aiutino a superare, come ho fatto io, la malattia. Avete tutti il mio supporto!
Ringrazio anche qui la persona che mi ha concesso quest’intervista, sia perché non è facile raccontare quest’esperienze e sia perché ho imparato tanto dalle sue parole. La mia speranza è che il 2 Giugno, Giornata Mondiale contro i disturbi del comportamento alimentare, le persone anoressiche e bulimiche si liberino dei DCA come il popolo italiano si è liberato della monarchia il 2 Giugno, Festa della Repubblica.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
-
Cronaca3 anni ago
Da cameriere a camerata: il ristorante che serve fascismo
-
Cronaca3 anni ago
Sessismo e violenza nei social: il degrado che respirano le donne
-
Cittadini3 anni ago
Gorgia, per intendere e comprendere la morale
-
Cittadini3 anni ago
Maxiprocesso: le persone e le storie. Tommaso Buscetta, il boss dei due mondi
-
Società3 anni ago
L’incomprensibile discorso di Diletta Leotta a Sanremo
-
Cittadini3 anni ago
Caro Pillon, tieni giù le mani dai bambini
-
Politica3 anni ago
L’on. Zan:” Invece che approvare la legge contro la discriminazione si continuano a proferire frasi omofobe e razziste”
-
Cittadini3 anni ago
Non possiamo sprecare altro tempo