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La legge antiaborto del Texas al vaglio della Corte Suprema: cosa sta succedendo?
L’amministrazione Biden ha chiesto nuovamente alla Corte suprema degli Stati Uniti di pronunciarsi sulla assurda e retrograda legge antiabortista dello Stato del Texas, la Senate Bill 8, che riporta gli USA indietro di 50 anni, a prima della storica ROE v WADE del 1973.
L’amministrazione Biden ha chiesto nuovamente alla Corte suprema degli Stati Uniti di pronunciarsi sulla assurda e retrograda legge antiabortista dello Stato del Texas, la Senate Bill 8, che riporta gli USA indietro di 50 anni, a prima della storica ROE v WADE del 1973. Questa decisione ha legalizzato l’aborto in tutto il territorio federale, ma sin dal principio molte spinte degli Stati del Sud a guida GOP hanno cercato di metterla in discussione.
Da ultimo, la nomina last minute di Trump della “originalista” Amy Comey Barrett a giudice della SCOTUS in sostituzione della compianta Ruth Bader Ginsburg, ha portato il numero di giudici di orinetamento conservatore a 6 ( su 9): la tenuta di Roe non è più così scontata.
Cos’è successo?

La Corte Suprema il 1 settembre si è pronunciata ( 5-4 con il Chief Justice Roberts sorprendentemente si è schierato con i liberal) a favore dell’entrata in vigore della legge: la decisione è stata accompagnata dalle feroci critiche della Justice Sonia Sotomayor che ha denunciato l’inerzia della corte, la sua incapacità di assicurare ai cittadini texani un diritto fondamentale come quello all’aborto e ha definito “catastrofico” l’impatto del provvedimento sulla vita delle donne. Tuttavia, solo un mese dopo, il giudice federale Pittman ha invano tentato di dichiarare la sospensione dell’efficacia fino ad un completo controllo di costituzionalità.
La SCOTUS, infine, ha deliberato che esaminerà la controversa legge fortemente sponsorizzata dal Governatore Abbott, recentemente assestatosi su posizioni piuttosto opinabili anche sui vaccini.
La “S.B. 8” vieta l’aborto dopo solo sei settimane (anche in caso di stupro e incesto), a fronte del limite della “viability”- “ability to live” sancito da Roe e ribadito in Planet Parenthood v Casey , che equivale circa a 24 settimane. Si tratta di un termine assolutamente scriteriato e discriminatorio: come è stato giustamente sottolineato dalle attiviste texane , quasi nessuna donna sa di essere incinta dopo sei settimane e si stima che in Texas quasi il 90% degli aborti avviene oltre questa data.
Un premio per chi denuncia ci aiuta o favorisce l’aborto

La legge, inoltre, introduce un’altra sciagurata norma degna del peggior stato di polizia e rischia di innescare un circolo vizioso di “ bounty hunters” (cacciatori di taglie), poichè delega ai privati cittadini e non alle autorità statali o federali di chiamare in giudizio, incentivandoli addirittura con delle premialità, chi aiuta o favorisce ( “aid or abet”) la pratica dell’aborto, quindi medici, infermieri, personale dei centri di assistenza o anche chi paga o accompagna all’intervento la donna.
In un momento storico tragico in cui i legislatori (non solo americani) puntualmente tradiscono, calpestano e strumentalizzano i diritti civili delle persone, vedremo se la Corte sarà in grado di restaurare la civiltà o se gli Stati Uniti riporteranno indietro le lancette di mezzo secolo.
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