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Franco Coppi:”Il problema non è la prescrizione ma la durata dei processi perché non si può processare un cittadino per anni”

Negli scorsi giorni abbiamo scambiato due chiacchiere con quello che la Treccani ha definito l’avvocato più famoso d’Italia ovvero Franco Coppi. Con lui ci siamo confrontati su diverse tematiche: dalle misure adottate durante la pandemia alla riforma della giustizia.

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10 dicembre 2021, ore 18 Viale Bruno Buozzi, un giorno di pioggia nella capitale può trasformarsi in un giornata piena di sole quando hai la fortuna di scambiare quattro chiacchiere con uomo dalla cui penna, dalle sue arringhe e dalle sue parole dipendono e dipenderanno il futuro e il destino di tantissimi uomini di potere. Romanista, superstizioso, abile e preciso: Franco Coppi nato a Tripoli nel 1938, è avvocato cassazionista principe del foro di Roma. Dal 1990 al 2011 professore ordinario di Diritto penale presso l’Università di Roma “La Sapienza” ed emerito dal 2011.

Da giovane amava dipingere paesaggi ad olio, artista mancato che ha trovato la sua vocazione nella professione di avvocato e quella di avere Franco Coppi come avvocato e non come artista è sicuramente stata la fortuna di molti. La giustizia non è matematica, ma per l’avvocato Coppi il risultato è abbinato alla parola vittoria. Lui riesce ad addizionare due fattori importantissimi: un’accorta ed esaustiva capacità nello studio delle carte ed una scattante generazione di domande che conducono ed inducono il testimone alla resa:il risultato?

Un’opera d’arte: saper attraversare il processo con la sua competenza, smontando ogni accusa, facendo saltare fuori ogni contraddizione e portare alla vittoria ogni suo assistito. Dal suo studio sono usciti avvocati del calibro di Giulia Bongiorno, sua storica allieva e collega nella difesa di Giulio Andreotti, che li vide vincitori in una storica sentenza di assoluzione dell’allora ex presidente del consiglio. Dai guai ne ha salvati tanti tra cui: Silvio Berlusconi nel processo Mediaset e nel processo Ruby, l’amministratore Delegato nel caso Thyssenkrupp, il campione Francesco Totti e Bruno Conti, Antonio Fazio nello scandalo Antonveneta, l’esponente dei servizi segreti Nicolo’ Pollari nel caso Abu Omar, l’allora Capo della Polizia di Stato Gianni De Gennaro per i fatti della scuola diaz nel G8 di Genova, l’allora senatore democristiano e ministro della Difesa nel Governo Leone Luigi Gui nello scandalo lockhead, il generale e direttore del SID Vito Miceli per il tentato golpe Borghese, Piero Angela, Emanuele Filiberto di Savoia e Francesco Cossiga.

  • Lei per la Treccani è l’avvocato più famoso d’Italia, che ne pensa della gestione pandemica a livello giuridico da parte dell’allora Presidente del Consiglio Conte e dell’attuale premier Mario Draghi?

Mi pare che stiano facendo tutto quello che è possibile fare seguendo i suggerimenti che provengono da scienziati, bisogna avere fiducia e non vedo la ragione per la quale non si dovrebbe avere fiducia nel parere di una pluralità di scienziati che rappresentano il carattere meramente e terribilmente nuovo e sconosciuto di questa epidemia e la necessità di farvi fronte in mancanza di rimedi più decisivi con la vaccinazione. Francamente non comprendo le resistenze che vengono poste a questa soluzione, mi pare che stiano facendo tutto il possibile e mi sembra che abbiano anche ottenuto dei riconoscimenti sulla validità della loro condotta.

  • In relazione alla prescrizione cosa ne pensa dell’operato del Ministro Cartabia?

Il problema della prescrizione è molto delicato perché coinvolge altri temi e problemi come ad esempio quello della durata dei processi e via dicendo…Non mi sembra che la soluzione attualmente proposta sia una soluzione impeccabile anche perché la sentenza che è stata pronunciata è una sentenza che evidentemente non può avere esecuzione perché altrimenti non avrebbe senso.

  • Meglio quanto fatto dall’ex ministro Bonafede?

Penso che il vecchio sistema tutto sommato era un sistema che poteva essere ancora praticato. Il problema non è quello della prescrizione ma la durata dei processi anche perché non si può certamente sottoporre un cittadino ad un processo per anni e anni e, di conseguenza, la prescrizione non può non intervenire.

L’ex ministro Alfonso Bonafede
  • In considerazione di questa macchinosa progressione nella risoluzione dei processi, qual è secondo lei una possibile soluzione per rendere più snella la macchina burocratica dal punto di vista legislativo?

Si potrebbe cercare di intervenire sul processo penale cosi com’è cercando di ritoccare qualche istituto ed eliminandone alcuni che ad oggi non hanno funzionato: per esempio oggi l’udienza preliminare serve a poco o niente e forse potrebbe essere utile abolirla. Questo comporterebbe un abbreviamento dei tempi. Per abbreviare la durata dei processi però non si possono di diminuire le garanzie però molti istituti potrebbe essere riesaminati e rivisti .

Oggi oltretutto il prolungamento delle udienze che vengono rinviate di mesi l’una dall’altra, incide notevolmente sul processo: che senso ha una discussione nella quale il PM parla oggi e la difesa replica a distanza di mesi? Proprio in questi giorni mi devo occupare di un ricorso in Cassazione di un omicidio: è vero che per questo non c’ è prescrizione ma quest’ultimo è stato commesso nel 1996 e quindi mi chiedo che senso abbia occuparsene a distanza di 25 anni.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Mi chiamo Gianmarco, classe '95, vivo a La Spezia, città in cui sono nato e cresciuto. Laureato in Economia e management presso L'Università degli Studi di Parma ed iscritto presso la facoltà di Giurisprudenza dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Appassionato di tematiche che mettono in relazione sia l'economia che il diritto. La curiosità e l'informazione chiara e consapevole devono essere il motore per il piacere della conoscenza e per la valorizzazione di noi giovani nella società.

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