Musica
“Conto su di te”, tramandare di padre in figlio la bellezza dell’essere: Celentano illumina la coscienza
Due dei testi più potenti e significativi scritti nello storia delle letteratura italiana: “Lettera a un bambino mai nato” libro di Oriana Fallaci e “Conto su di te” canzone di Adriano Celentano, rappresentano tutti i timori che può avere un genitore in procinto di mettere al mondo un figlio o di lasciarlo per la sua strada.

Mescolanze e paradossi, timori e auspici, preoccupazioni e desideri: da qui nasce la volontà di tramandare dei valori. Due dei testi più potenti e significativi scritti nello storia della letteratura italiana: “Lettera a un bambino mai nato” libro di Oriana Fallaci e “Conto su di te” canzone di Adriano Celentano, rappresentano tutti i timori che può avere un genitore in procinto di mettere al mondo un figlio o di lasciarlo per la sua strada. Il dualismo di questi due titoli, simboleggia la marea di timori reverenziali in cui anneghiamo ogni qual volta ci confrontiamo con la società malata che abbiamo creato.
Oggi, però, è solo di quest’ultimo brano che ci occuperemo. “Conto su di te” è un brano scritto da Adriano Celentano nel 1982 . Il testo è racchiuso all’interno dell’album “Uh uh…”.
Il pensiero dietro le parole

“Conto su di te” è brano speranzoso. Speranza con cui un padre si rivolge al proprio figlio affinché renda la vita sua, senza fermarsi agli stereotipi sociali a cui quest’epoca ci ha abituati. In particolar modo, proprio nell’esplosione dell’evoluzione sociale e costruttiva di quei tempi, Celentano si riferisce metaforicamente a questo essere chiedendo rispetto per la sua dignità e per l’integrità morale del mondo circostante. Che un lavoro meglio retribuito non è sinonimo di maggiore dignità, che una casa più grande non è sinonimo di maggiore felicità.
Fuoriuscire dagli stereotipi sociali-economici in cui siamo cresciuti significa appunto trovare un senso più profondo della vita e delle nostre azioni. Che la ricompensa di un lavoro non risiede nel risultato, bensì nel sacrificio e nella maturazione personale che ciò ne comporta. Che spegnere la vita di una mosca, schiacciandola con la ciabatta carica di violenza sul vetro della finestra è crimine paragonabile a spegnere la vita di un nostro simile. Cogliere il senso delle piccole è il primo passo da compiere per un’esistenza più appagata.
Il testo
"Conto su di te perché tu sei mio figlio conto su di te non pretendo e non voglio che diventi un re né un campione sul miglio ma soltanto che tu faccia sempre del tuo meglio. Conto su di te perché porti rispetto a tua madre e a me come all'ultimo insetto che ha creato Dio e se io mi addormento prendi il posto mio per tirare il carretto conto su di te non scansare la lotta conto su di te perchè affronti la roccia che una vita è e lo faccia meglio de me. Conto su di te perché studi e lavori oltre che per te perché il mondo migliori e se avrai di più non nasconder tesori pensa che c'è un Dio nei tuoi fratelli chiusi fuori conto su di te per fermare il cemento sulla prateria dove gli scappamenti sputano follia e mortali incidenti conto su di te per salvare una trota soffocata da una plastica idiota conto su di te perché vinca la vita e la bomba ammuffisca la dove sta. Conto su di te che hai la vita davanti se assomigli a me anche nei sentimenti forse soffrirai navigando di fronte e saranno guai difendere un'idea o un'amante ma io sento che l'importante è nel cuore conta su di me per sbagliare ed amare conta su di me come io conto su di te."
Amore e Sensibilità
La strabiliante sensibilità di Celentano, ancora una volta, è riuscita a metterci dinanzi ad alcune delle problematiche più imponenti del nostro secolo con una lettera d’amore e di speranza per il futuro.
La lettera, penetrante e perforante, è quanto di più tenero e sensibile un figlio possa sentirsi dire da un genitore.
Leggenda narra, l’enfasi della sua interpretazione, probabilmente, lo conferma, che Morgan, appena sedicenne, ascoltò questa canzone per volere del padre. Padre che poco dopo si tolse la vita. Quella, a detta del cantante, fu l’ultima richiesta del genitore, che affidò a lui le chiavi della famiglia e la speranza che il figlio vivesse una vita piena e veritiera. Allora la mente torna indietro di qualche anno, e proietta l’esibizione di Morgan sul palco di Adrian:
Morgan si siede al pianoforte: “Mio padre un giorno mi chiama e mi fa sentire una canzone di Celentano, la storia di un padre che dice a un figlio “Conto su di te”. Questa cosa mi spaventò perché era un messaggio preciso. Non mi ha detto cosa aveva intenzione di fare, ma me l’ha detto con una canzone. Poi è venuto a mancare qualche tempo dopo. Ora la voglio cantare come se la cantassi a mio padre. Non so se ce la farò a cantarla tutta, forse non arrivo al ritornello. Non è solo il fiato, è il cuore.”
A tutti i papà:
a quelli che ci sono,
a quelli che ci sono stati,
a quelli che non ci sono più.
Ad ognuno di loro.
Perché padre non è tanto la figura che cammina al nostro fianco.
Padre è colui che,
senza dire,
continua a guidarci illuminando il nostro cammino.
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