Connect with us

Sport

Lucy Harris, “The Queen of Basketball”: una donna da Oscar

Tra i vincitori della recente e parecchio discussa cerimonia degli Oscar, vi è “The Queen of Basketball”, cortometraggio sulla vita di Lusia Harris: ecco chi era.

Published

on

Tra i vincitori della recente e parecchio discussa cerimonia degli Oscar, vi è “The Queen of Basketball”, cortometraggio sulla vita di Lusia Harris. 

Il documentario è un fedele narratore delle vicissitudini che rendono ancora oggi Lusia, detta Lucy, Harris una delle più note cestiste della storia. Nel corto è la stessa ex giocatrice a raccontarsi ed aprirsi guardando dritto in camera, ripercorrendo assieme a immagini e video originali quella che è stata la sua carriera e vita. 

Il documentario fresco d’Oscar, nonostante la recente uscita, ha già un importantissimo valore storico, considerato il fatto che la protagonista, Lucy Harris, è prematuramente scomparsa a 66 anni il 18 gennaio di quest’anno nella sua casa in Mississippi. 

La regina del Basket 

College Basketball: AIAW Final: Delta State Lusia Harris (45) in action, layup vs LSU at Williams Arena. DSU won the tournament and Harris was the MVP of the tournament.Minneapolis, MN 3/26/1977CREDIT: John G. Zimmerman (Photo by John G. Zimmerman /Sports Illustrated via Getty Images)

Lucy Harris nasce nel 1955 a Minter City, piccola cittadina nel Sud del Mississippi, da genitori che al tempo lavoravano nei campi di cotone americani. Fu la decima di undici figli e sin da giovanissima iniziò, sulle orme dei genitori e della maggioranza degli afroamericani del tempo, a lavorare anch’essa nei campi. 

Lusia era incredibilmente appassionata di Basket: guardava le gesta dei suoi idoli e provava a imitarli nel poco tempo libero a sua disposizione nel cortile di casa, dove vi era un cerchio che con un po’ di immaginazione ricordava un canestro. 

«Stavo sveglia fino a tardi pur di vedere Bill Russell, Kareem e il mio preferito, Oscar Robertson. E mia madre mi sgridava sempre»

Lusia non aveva solo la passione per il basket, ma anche una fondamentale qualità: 192 centimetri di statura.

In America lo sport rappresenta una delle principali attività scolastiche e proprio grazie ad esso diversi giovani americani ottengono borse di studio grazie a cui poter approdare al college, altrimenti impossibile per ragioni economiche. Fu questo il caso di Lusia, che proprio grazie al basket ottenne il pass per la Delta State University a Cleveland, Mississippi. 

La cestista condusse la sua squadra alla vittoria di tre titoli nazionali consecutivi, affrontando e battendo le rivali del Immaculata College, scuola cattolica e conservatrice nota proprio per la forza della propria squadra di basket femminile. La giocatrice divenne ben presto il centro più noto del basket collegiale e il motto della sua squadra, Delta State, divenne famoso in tutto lo stato: 

“Give the ball to Lucy!”

A Cleveland, Lucy Harris ottenne risultati incredibili che le valsero la convocazione con la nazionale americana nel 1976, alle Olimpiadi di Montreal. Quell’edizione dei Giochi rappresenta un punto di svolta poiché, per la prima volta, la regina delle competizioni sportive si aprì al basket femminile. È proprio qui che Harris segnò il primo, memorabile, canestro della storia del basket femminile americano alle Olimpiadi. Una carriera destinata a lasciare il segno. 

A Montreal, la cestista mostrò al mondo le sue incredibili abilità sportive: leadership in campo, forza fisica, qualità, tecnica e intelligenza, la ricetta della sportiva perfetta. 

Tutto questo, complice soprattutto l’assenza di un campionato femminile professionistico, condusse a un fatto storico senza precedenti, e soprattutto senza successori: nel 1977 infatti, Lusia Harris divenne la prima donna di sempre a essere selezionata al Draft del massimo campionato USA di basket, l’Nba. E non per la WNba (Women’s National Basketball Association), ma proprio per quella maschile, scelta per settima dai New Orleans Jazz.

La sua avventura in Nba, però, non iniziò mai

I motivi di questo ritiro non sono ancora oggi ben chiari: c’è chi sostiene che Lucy Harris poco prima dell’inizio della stagione scoprì di essere incinta e chi invece sostiene che, sul più bello, si tirò indietro perchè non si sentiva in grado. All’epoca si parlò molto della scelta del Draft, e diverse autorevoli voci sostenevano come in realtà la scelta dei New Orleans fosse semplicemente una mossa di marketing per far parlare della franchigia, all’epoca in grande crisi di risultati. Una terza versione, probabile, del ritiro della Harris sostiene come la giocatrice, consapevole della “trovata pubblicitaria”, preferì uscire di scena. 

Pochi anni dopo, nel 1980, Lucy Harris si ritirò dal basket e decise di proseguire la sua vita lontano dai riflettori, prima come allenatrice di basket poi come insegnante nel suo Mississippi. 

Nel 1992, l’Nba decise di rendere omaggio alla pionera del basket femminile americano, inserendo Lucy Harris (insieme a Nera White), nell’Hall of Fame del basket americano, aggiungendo così alla storia della cestista un altro storico tassello: essere la prima donna afroamericana insignita di tale riconoscimento. 

La vita di Lusia Harris è una vita storica, fatta di continui tagli di traguardi incredibili non solo per lei, ma per ogni generazione futura di donne a cui regalò un sogno: giocare a basket in un mondo ancora a prevalenza maschile.

È questa la vera grandezza di Lucy Harris: una donna da Oscar.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Ciao! Sono Giulia, ho 22 anni e vivo a Modena. Ho iniziato a scrivere per alcune testate giornalistiche di sport, mia grande passione, cercando di analizzarlo da un punto di vista sociale e politico. Mi sono sentita dire migliaia di volte che le donne nel mondo dello sport hanno semplicemente una funzione di "accalappia-ascolti". Vivo nell’utopia, che spero non rimanga tale, di rendere protagonista il contenuto di ciò che dico, non l’involucro.

Continue Reading
Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Trending