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Il racconto di una guerra nel cuore dell’Europa: 14/04/2022 – L’assedio finale di Mariupol
Abbandonata temporaneamente l’idea di conquistare Kiev e far cadere il governo di Zelensky, Putin sta spostando le forze russe nella regione orientale del Donbas, intensificando gli attacchi su Mariupol.
Secondo il Ministero della Difesa russo, a Mariupol 1026 soldati della 36esima brigata della marina ucraina, inclusi 162 ufficiali, hanno deposto volontariamente le armi vicino alle acciaierie Ilyich della città. Per ora all’annuncio del ministero russo non è seguita alcuna conferma indipendente. Il Ministero della Difesa ucraino ha detto di non avere informazioni in merito e il comando militare ucraino ha solamente dichiarato che le forze russe stanno attaccando massicciamente la zona industriale di Azovstal e il porto.
Nella battaglia di Mariupol sembrerebbero giocare un ruolo importante le forze del leader ceceno Ramzan Kadyrov, che ha esortato gli ultimi ucraini rintanati ad Azovstal ad arrendersi. Nonostante questo, lunedì la 26esima brigata della marina ucraina ha respinto l’ultimatum ceceno, incitando gli ucraini di Mariupol a prepararsi per la battaglia finale.
Mariupol rimane per i russi l’obiettivo principale nella regione orientale del Donbas. Durante le ormai sette settimane di invasione, la città è stata accerchiata e in gran parte rasa al suolo. Il sindaco di Mariupol ha comunicato che 21 000 civili sono morti e più di 100 000 sono bloccati in città in attesa di evacuazione.

La caduta di Mariupol segnerebbe la prima conquista russa di una grande città ucraina, e aiuterebbe la Russia ad aprire un passaggio di terra tra le autoproclamate repubbliche di Donetsk e Luhansk, nel Donbas, e la Crimea, che Mosca ha occupato e annesso nel 2014. Data la situazione, i presidenti di Polonia, Estonia, Lituania e Lettonia hanno deciso di andare Kiev per dimostrare il loro sostegno al presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Il presidente della Lituania, Gitanas Nausėda, dopo aver visitato la città di Borodianka (vicino a Kiev) ha dichiarato: “La città è permeata dal dolore e dalla sofferenza dei suoi abitanti, molti dei quali sono stati uccisi e torturati. Diverse case e altre infrastrutture civili sono poi state bombardate. È difficile credere che tali atrocità di guerra possano ancora accadere nell’Europa del XXI secolo. Tuttavia questa è la realtà. E per tutti questi motivi non possiamo assolutamente permetterci di perdere questa guerra”.
Mercoledì, davanti ai parlamentari estoni, Zelensky ha detto che la Russia sta utilizzando in Ucraina alcune bombe al fosforo. Tuttavia il presidente ucraino non ha fornito alcune prove di ciò. Sempre sull’ipotetico utilizzo di armi chimiche da parte russa, le forze ucraine di Mariupol hanno parlato di un drone che avrebbe sganciato sulla città una sostanza velenosa, ma anche in questo caso non è seguita alcuna conferma indipendente.
La ritirata russa da Kiev

Nel frattempo le truppe russe hanno cominciato a ritirarsi da Kiev, a causa della forte resistenza ucraina e dei grossi problemi logistici dimostrati dall’esercito di Putin. Dall’analisi delle immagini satellitari, e dalle fonti di intelligence occidentali, sembrerebbe che la forza di invasione russa si stia spostando per una grande offensiva nell’est dell’Ucraina.
Nell’est dell’Ucraina l’esercito russo potrà contare su un migliore supporto a livello locale, territoriale e logistico, e sulla nomina del nuovo generale Aleksandr Dvornikov, comandante delle truppe russe nel Donbas. Secondo il Ministero della Difesa britannico tutte queste nuove variabili potrebbero migliorare la capacità bellica russa, capacità finora ostacolata da diversi problemi di coordinamento.
Ritirandosi da Kiev, l’esercito russo ha lasciato dietro di sé una lunga serie di massacri, attirando su di sé diverse condanne internazionali. Il capo della polizia distrettuale di Kiev ha dichiarato mercoledì che 720 persone sono state trovate morte nella capitale, e che si contano oltre 200 dispersi.
Un rapporto di esperti, commissionato dall’organizzazione per la sicurezza e i diritti umani dell’OSCE, con sede a Vienna, ha rilevato che le forze russe hanno applicato nella loro condotta delle ostilità “chiari modelli di violazioni del diritto umanitario internazionale”. Il rapporto continua dicendo che, pur essendo state rilevate violazioni anche da parte ucraina, i crimini commessi dalla Russia sono di “gran lunga di più ampia portata e natura”. L’Ucraina, commentando il rapporto, ne ha riconosciuto l’esito e ha dichiarato di voler indagare sui diversi “casi isolati” avvenuti tra le sue fila.
Mosca da parte sua ha invece respinto tutte le accuse, definendo falso il rapporto dell’OSCE. Putin martedì ha poi confermato che la Russia continuerà la sua operazione militare, prolungando così un conflitto che finora, secondo l’ONU, ha causato lo sfollamento di più di 10 milioni di ucraini, inclusi i 4,6 milioni fuggiti all’estero.
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