Cultura
Tra rovine, amore e libertà sboccia la nostra vita appagata dai sogni
Distruzione, libertà, vita, eternità e amore: cinque parole che forse più di tutte descrivono i due libri, editi Einaudi, che abbiamo recensito questa settimana: “Trema la notte” di Nadia Terranova e “Così per sempre” di Chiara Valerio.

Anche questa settimana è giunta ormai al termine ed eccoci con i nostri consigli per le vostre letture: che siate al mare, in montagna o sul treno quello che non può assolutamente mancare è un buon libro che vi faccia compagnia. Proprio per questo eccovi due libri usciti quest’anno, interessanti e intriganti, che potranno accompagnarvi questa settimana facendovi piombare, uno, nel bel mezzo della mezzogiorno caduto sotto i colpi del terremoto del 28 dicembre del 1908 e, l’altro, accanto a Giacomo Koch o, se preferite, il conte Dracula.
Stiamo parlando rispettivamente di “Trema la notte” di Nadia Terranova e di “Così per sempre” di Chiara Valerio: due testi entrambi editi da Einaudi, casa editrice che recentemente si è anche aggiudicata il Premio Strega con Spatriati di Mario Desiati. Ma, andiamo a vedere qualcosa in più su questi due libri che dovrebbero stare, già a partire da domani, sul vostro comodino o nella vostra libreria.
Due vite tra le ceneri della distruzione

Due vite, un bambino e una ragazza che stanno per affacciarsi al mondo degli adulti e due città separate solamente da una striscia d’acqua su cui nei secoli sono fiorite miti e leggende e che ancora aspetta un ponte mai nato per l’incapacità o la rassegnazione umana. Le due città sono Messina e Reggio Calabria mentre le due vite le cui storie si intrecceranno sono quelle di undicenne, Nicola, e di una ventenne, Barbara.
L’evento che farà intrecciare le due storie già accomunate da due famiglie che, da un lato, mostrano la superstizione dell’epoca e, dall’altro, la classica imposizione di un marito non amato sarà il più devastante terremoto mai avvenuto in Europa ovvero quello del 28 dicembre del 1908 che rase al suolo le due città. Quella del terremoto è una descrizione fluida ma allo stesso tempo poetica attraverso cui la Terranova riesce a sbatterci in faccia la distruzione che regnava sovrana:
“Tutta quella gente era disperata come lei, come noi, camminavamo sopra i morti, in mezzo ai morti, ancora senza comprendere fino in fondo che eravamo vivi, incerti se lo fossimo davvero”
Una libertà che ha il suono della terra che trema
In mezzo a quella distruzione però entrambi improvvisamente si accorgono che quella libertà tanto desiderata gli era finalmente stata concessa:“Mi arresi, nessuno avrebbe più deciso al posto di qualcun altro cos’era giusto fare, il desiderio al quale fino al giorno prima avevo anelato, essere libera, ecco: l’avevo ricevuto. Certo, non avrei mai sospettato che la libertà si sarebbe presentata a me vestita da baratro, così poco sappiamo della forma del futuro e della sostanza dei desideri che conviene non indugiare troppo in loro”.
Così da questa libertà salvifica ottenuta in mezzo alla distruzione, i due ricostruiranno le loro rispettive vite e da qui inizierà la seconda parte di questo bellissimo libro che ci restituisce la bellezza di quell’imprevedibilità con cui sono destinate a cambiare le nostre vite avvolte da quell’inevitabile incertezza attraverso cui si manifesta il futuro.
Tra vampiri, amore ed eternità
Dalla punta meridionale della nostra Penisola però spostiamoci a Roma e a Venezia dove è ambientata la storia che ci racconta Chiara Valerio. Qui vediamo un Conte Dracula che ci fa viaggiare in epoche e scenari differenti mettendoci difronte a larghi orizzonti di cui non riusciamo quasi a coglierne la fine vista la monotonia degli orizzonti che scandiscono la nostra quotidianità.

Attraverso quella che assume a tutti gli effetti i tratti di una storia d’amore tra il Conte e Mina, una donna che aveva amato così tanto a tal punto da regalarle l’eternità, Chiara Valerio si concentra sulla fragilità dei nostri sogni alludendo ad un mondo razzista che tra i suoi canoni ha inserito due forme destinate a non variare e a rimanere “per sempre”: da un lato le differenza e dall’altra le esclusioni.
Il gotico che non ti aspetti tra l’amore e Carl Jung
Il conte Dracula, in questo romanzo gotico che rappresenta senz’altro il continuo del capolavoro stokeriano, vive nella capitale romana, si chiama Giacomo Kock e fa il medico. Lui ha assunto questo nome sul finire dell’Ottocento quando ha deciso di lasciare la sua terra, la Transilvani, e di diventare anatomopatologo all’ospedale Fatebenefratelli. Però, nonostante la sua eternità, anche un vampiro come lui dovrà fare i conti con i fantasmi del passati incarnata da Mina.
A colpire del testo è anche l’originale coniugazione tra elementi passati e presenti che si snodano tra le pagine di questo libro che, senz’altro, cerca di uscire fuori dai classici schemi di un genere. Leggendolo, per esempio, vi imbattere in una delle più belle lettere d’amore mai scritte o in un gatto, Carl Jung, che vi fissa già dalla copertina:
“Un essere umano pesa circa due chili e mezzo di cenere. Per sapere il resto ci vuole molto tempo. Se avete a disposizione un intero rocchetto, non dovete immaginare la lunghezza del filo o supporla. I sogni sono tagli o giunte, amico mio, gli esseri immortali, se ne esistono, non sognano. Chi ha a disposizione tutto il tempo lo misura”
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