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Il Brasile si avvia verso le elezioni tra il timore di disordini e violenza politica

Il presidente uscente Bolsonaro è sfavorito e ha lasciato intendere che non cederà il potere in caso di sconfitta. Andiamo a vedere quali sono gli scenari possibili.

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Fonte foto: via teleambiente.it

Questa settimana in Brasile prende il via la campagna elettorale per le elezioni generali di ottobre, le più importanti degli ultimi anni. I due principali sfidanti saranno il presidente in carica Jair Bolsonaro (Partito Liberale, estrema destra) e l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva (Partito dei Lavoratori, sinistra).

Ad oggi i sondaggi vedono svantaggiato il presidente Bolsonaro, che ha tuttavia dichiarato l’intenzione di non rinunciare al potere anche in caso di sconfitta. Ciò ha alimentato i timori di disordini e violenza durante questa accesa campagna elettorale.

Bolsonaro nelle ultime settimane ha affinato la sua retorica, dicendo ai diplomatici stranieri che il sistema di voto elettronico brasiliano non è affidabile e ordinando agli ufficiali dell’esercito di monitorare il codice sorgente utilizzato in oltre mezzo milione di urne.

Sempre nelle ultime settimane poi i sostenitori di Bolsonaro hanno attaccato due comizi elettorali di Lula, lanciando feci, urina, e rozzi ordigni esplosivi contro i suoi sostenitori. Inoltre nella città occidentale di Foz de Iguaçu i sostenitori di Bolsonaro hanno sparato ad un importante funzionario del Partito dei Lavoratori, infiammando il clima già teso della campagna elettorale.

Tra violenza e la facilitazione dell’acquisto di armi

I politici e i sondaggisti temono che la violenza possa solo intensificarsi in vista delle elezioni del 2 ottobre. “Anche se la violenza politica ormai è una realtà consolidata in Brasile, oggi il clima politico è stato esacerbato dal modo in cui Bolsonaro ha promosso un modo di fare politica violento come chiave per la risoluzione dei conflitti politici”, ha affermato Pablo Nunes, capo del centro studi CESeC.

L’accoltellamento di Bolsonaro nel 2018

Lula per far fronte alle continue minacce ha deciso di indossare un giubbotto antiproiettile in occasione degli eventi pubblici. La sua campagna elettorale inizia questa settimana con i comizi di San Paolo e Belo Horizonte.

Ma ad oggi, per ironia della sorte, è stato proprio Bolsonaro a subire uno degli attacchi più importanti, quando è stato accoltellato durante un comizio elettorale nel settembre 2018, poche settimane prima delle elezioni che lo hanno portato al potere. Quella volta Bolsonaro trascorse tre settimane in ospedale, dove venne operato d’urgenza. L’incidente tuttavia non ha cambiato la sua idea di trasformare l’arena politica in uno scontro carico di violenza.

Bolsonaro era già noto per il suo amore per le armi e per i suoi stretti legami con l’esercito, dove prestò servizio per ben 15 anni. Una volta il presidente brasiliano ha addirittura scherzato sul fatto che gli sarebbe piaciuto “mitragliare” i membri del Partito dei Lavoratori.

Al governo Bolsonaro ha poi ridotto le pene per i crimini compiuti dalle forze dell’ordine, e ha facilitato l’acquisto di armi con ben 20 disegni di legge. Solo nei primi due anni di governo, secondo l’ONG Instituto Sou da Paz, il numero di licenze d’armi rilasciate in Brasile è aumentato del 65%, superando il milione.

Bolsonaro ha anche passato gran parte dell’ultimo anno a minare il sistema elettorale, ripetendo affermazioni infondate sull’affidabilità del voto elettronico e insultando i giudici che presiedono la corte elettorale suprema, l’organo che organizza le elezioni e dichiara i risultati.

Il presidente brasiliano ha poi accennato alla possibilità di chiudere il Congresso (il parlamento brasiliano) e a maggio ha detto agli elettori che “Solo Dio può rimuoverlo”, un commento che ha suscitato il timore di un’insurrezione simile a quella del 6 gennaio 2021 a Capitol Hill, negli Stati Uniti.

“Ci sono buone ragioni per temere una situazione simile in Brasile. Ci sono tutte le condizioni affinché ciò avvenga”, ha spiegato Nunes.

Sebbene Bolsonaro abbia l’appoggio di molti militari, non è chiaro se i vertici dell’esercito sosterrebbero qualsiasi tentativo di sovversione del processo democratico. Ciononostante il presidente brasiliano sta preparando i suoi sostenitori all’azione. La scorsa settimana, ad esempio, ha incitato i leader degli agricoltori a comprare delle armi citando la Bibbia.

“Lo fa per distogliere l’attenzione dai veri problemi del Paese, spaventando l’opposizione e mantenendo carica la sua base militante. Ciò serve anche per preparare i suoi sostenitori ad una reazione violenta in caso di sconfitta”, ha spiegato Felipe Borba, coordinatore di un think-tank sulla violenza politica presso l’Università Unirio di Rio.

Cosa potrebbe succedere?

Oggi Bolsonaro si trova in una situazione difficile perché un’indagine del Congresso sulla sua disastrosa gestione della pandemia lo ha accusato di ben nove reati, inclusi crimini contro l’umanità. Tra le accuse troviamo anche la diffusione di notizie false. Il Brasile ha infatti contato ben 680 000 morti da COVID-19, più di qualsiasi altro paese al di fuori degli Stati Uniti.

Se perde le elezioni quindi Bolsonaro rischia il carcere, e questo lo terrorizza. Borba ritiene che infiammare lo scontro politico sia una tattica mirata ad acquisire potere in ogni possibile trattativa di amnistia per lui e la sua famiglia. Bolsonaro ha bisogno di mostrare forza.

A sinistra il presidente uscente Jair Bolsonaro, a destra il candidato della sinistra Luiz Inácio Lula da Silva.

Il presidente brasiliano infatti continua ad essere indietro nei sondaggi, con una rilevazione di questa settimana che lo dà dietro di ben 12 punti rispetto a Lula, anche se il divario si è leggermente ridotto nelle ultime settimane.

Lula resta quindi il favorito, ma Bolsonaro ha dalla sua parte la macchina del governo e ha già aumentato l’importo degli aiuti mensili per le famiglie più povere del Brasile. Resta da vedere se questo sarà sufficiente a colmare il divario, ma secondo molti analisti Bolsonaro può vincere solo prendendo voti direttamente dall’elettorato di Lula.

Se continua a crescere solo consolidando i voti della sua base non avrà alcuna possibilità di vittoria. Ha bisogno di prendere i voti di Lula per vincere. Non c’è altro modo”, ha dichiarato Vítor Oliveira, politologo della società di consulenza Pulso Público.

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Nato nel 2001 in provincia di Monza, ho frequentato il Liceo Scientifico Banfi a Vimercate. Ora studio Scienze Internazionali e Istituzioni Europee presso l'Università degli Studi di Milano. Con i miei articoli cerco di stimolare le persone a formare un proprio pensiero critico, così che sappiano muoversi nel caos del presente in modo sicuro e consapevole.

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