Cultura
Gli ufficiali nazisti che lavorarono nei set di Cinecittà, il libro di Mario Tedeschini Lalli
Da aguzzini ad attori: l’inchiesta del libro Nazisti a Cinecittà di Mario Tedeschi Lalli, edito da Nutrimenti, che racconta la storia di due ufficiali delle SS che si riciclarono nei film di Risi, De Sica e Visconti.

Uno dei fattori tramite il quale si può giudicare la performance recitativa di un attore, forse il principale, è la capacità di fondersi con il personaggio interpretato. In un film storico, per esempio, la soddisfazione dello spettatore va di pari passo con l’abilità di chi recita di trasportarlo esattamente nel periodo in cui è ambientata la pellicola, facendogli dimenticare che al di là delle mura del cinema il tempo non ha mai rallentato il proprio scorrimento.
Alcuni attori sono talmente bravi da far credere a chi li guarda recitare di aver impersonato quella parte per tutta la propria vita lontana dal set. Altri, lo hanno davvero fatto. Certo è che se il proprio ruolo era quello di ufficiali nazisti, la musica cambia.
Prendiamo due esempi di film che hanno fatto la storia del cinema italiano: “Una vita difficile” del 1961 e “La caduta degli dei” del 1969, per le regie rispettivamente di Dino Risi e di uno dei padri del neorealismo italiano nonché membro del PCI Luchino Visconti.
Nel primo, il partigiano interpretato da Alberto Sordi viene minacciato con un fucile da un ufficiale tedesco, talmente ufficiale da esserlo stato davvero: trattasi di Borante Domizlaff, ex maggiore delle SS, nonché comandante dell’Amt III dell’Aussenkommando Rom der Sicherheitspolizei und des SD. Nel secondo, l’ufficiale che ordina di fare fuoco al plotone d’esecuzione è altrettanto ufficiale: era costui Karl Hass, anch’egli maggiore delle SS e comandante dell’Amt VI dell’Aussenkommando Rom der Sicherheitspolizei und des SD.

Entrambi i comandanti nazisti si sono resi responsabili materiali dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, la cui funesta storia è ormai nota fin dai suoi antefatti: è il 23 marzo 1944 quando i gappisti posizionano un ordigno al numero 20 di via Rasella in attesa del passaggio dei nazisti che, quel giovedì, festeggiavano il venticinquesimo anniversario della fondazione dei Fasci di Combattimento. Il reggimento Bozen perde 33 militari e il maresciallo Kesselring ordina di fucilare 10 italiani per ogni soldato ucciso, esecuzione immediata.
Nel primo pomeriggio di venerdì 24 marzo 1944 i condannati vengono portati in via Ardeatina, dentro le cave tra le catacombe di san Callisto e di Domitilla. Pochi minuti dopo le quindici e trenta iniziano gli spari. Sono le otto di sera quando 335 corpi di uomini assassinati, 5 in più dei 330 previsti, giacciono in mucchi in fondo alle gallerie. Fucili alla mano, a quella strage parteciparole proprio Borante Domizlaff e Karl Hass.
Le tracce dei due, come di molti altri militari tedeschi, sono andate perdute nei mesi concitati della liberazione, tra migliaia di corpi senza documenti e tonnellate di carte bruciate o perdute: due vicende che come fiumi carsici si sono immerse nei doppi fondi della storia.
L’inchiesta di Mario Tedeschini Lalli

A ricostruirle è stato il giornalista Mario Tedeschini Lalli, all’interno del suo libro “Nazisti a Cinecittà”, edito da Nutrimenti editore nel 2022. Tedeschini Lalli si cala nei panni del cacciatore di nazisti – dissimile nell’aspetto ma non nella sostanza dai bastardi senza gloria di tarantiniana memoria – negli anfratti della storia italiana, e con precisione scientifica e ferocia predatoria ne scopre le vicende, gli spostamenti e le messinscene, smascherando ai nostri occhi l’elefante con la svastica tatuata nascosto nella stanza: comodi sui divani o sulle poltroncine di un multisala ci illudiamo che il male, in tutta la sua cocente banalità, sia relegato nell’inchiostro degli sceneggiatori, mentre incide la propria immagine in incognito sulla pellicola del regista.
“Nazisti a Cinecittà” è uno squarcio nel velo della nostra serenità, un’inchiesta che va assolutamente letta per rendersi conto di quanto sia stato facile per gli esecutori materiali di uno dei regimi più terrificanti della storia confondersi tra le comparse, cancellare il proprio nome tra quelli scritti con il sangue degli innocenti e inserirlo nei titoli di coda di un film tra quello di un costumista e quello di un assistente alla regia.
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